Oggi facciamo un giro a Poggio San Vito. Venite anche voi?


A spasso tra i castagneti di Vallerano, posto ideale sulla SP1 Via Cassia Cimina al km 11,750 -immerso nella natura dei monti Cimini– per relax ed escursioni a piedi, in bici o a cavallo.
Dai monasteri di valle come l’eremo di San Leonardo (cliccare qui per vedere il post ) forse salivano quassù, quei monaci desiderosi di vivere periodi di vita solitaria e di ascesi, a contatto con la natura del bosco. L’eremo di San Leonardo è il frutto dell’”ora et labora” di una piccola comunità di monaci, abili cavatori di tufo, sapienti “interior designer” ed amanti della vita appartata dei boschi.

Siamo sul cratere del vulcano di Vico, nel cuore dei monti Cimini. Da questo punto, la vista spazia da una parte sulla caldera vulcanica che ospita le acque del lago di Vico e una delle più belle riserve naturali del Lazio, e dall’altra nella valle del Tevere, con le sue forre, i calanchi e i borghi della Tuscia rupestre.

Quell’eredità spirituale, storica ed identitaria concretizzata in queste grotte è valorizzata dal contrasto con il bosco di monumentali castagni, adagiati sulle pendici dei monti circostanti. Veri e propri patriarchi vegetali, che hanno sfidato le insidie del tempo; testimoni della nostra storia, contenitori di tradizioni e culture popolari, protagonisti di fiabe, miti e leggende.

Seppur il luogo da solo sia fonte di incredibile fascino e spiritualità, la nostra esperienza vuole coinvolgere anche altri importanti aspetti di questo territorio, un tempo attraversato da mulattiere che collegavano i vari centri con il ricco bosco.

La maggior presenza e conseguente “traffico” era generato dal via vai di asini, usati per il lavoro della terra, trasportare la legna, i raccolti e le persone. Sono stati proprio questi animali i veri abitanti del luogo nel corso dei secoli.

L’asino, chiamato anche somaro o ciuco, simile al cavallo, ma più piccolo, compatto, robusto e mansueto, ha le orecchie più lunghe. Il verso dell’asino è detto “raglio”.

Le razze asinine riconosciute in Italia sono 8: l’asino di Martina Franca, l’asino dell’Amiata, il ragusano, il romagnolo, il pantesco, il viterbese, il sardo, e l’asinello bianco dell’Asinara.


Un asino maschio può incrociarsi con una cavalla per generare un mulo e un cavallo maschio può incrociarsi con un’asina per generare un bardotto. I muli sono straordinariamente docili, forti e resistenti, per cui si considerano animali particolarmente validi per portare carichi pesanti per lunghe distanze, lungo terreni montagnosi e desertici.

Tutti questi ibridi sono sterili, poiché le specie del genere Equus hanno un diverso numero di cromosomi. Così i cavalli che hanno 64 cromosomi e gli asini, che ne hanno 62, generano figli che possiedono 63 cromosomi che, essendo dispari, non possono più essere ripartiti equamente.


Tra quello degli animali domestici, il latte d’asina è considerato il più simile a quello umano. Per tale motivo è diventato un alimento fondamentale nella dieta dei neonati allergici alle proteine del latte vaccino. Il suo utilizzo in campo pediatrico risale già al tempo dei greci. Per i Romani era una bevanda di lusso. Ippocrate lo raccomandava per ogni tipo di problema: avvelenamenti e intossicazioni, dolori articolari, cicatrizzazione delle piaghe, ecc.

Trekking “someggiato”, una mattinata alla riscoperta dell’asino, un animale docile e mansueto. Libero, irriverente, testardo, orgoglioso, impertinente e modesto, perché con lui c’è sempre da discutere, un monello dell’ultimo banco.

Quando essere un “Asino” diventa un vanto.

È un animale paziente e sempre pronto a servire uomini e donne, poveri e ricchi, sani e pazzi, religiosi e laici, peccatori e credenti, senza mai chiedere nulla e portando some che, compreso l’uomo che lo cavalca, superano di due o tre volte il peso dello stesso animale.

E nondimeno gli asini “caminano gagliardamente per li fanghi, et per li sassi come se fussero tanti Elefanti”.

Dobbiamo fare un po’ di storia. L’asino è animale “evangelico” (Cristo entra a Gerusalemme, la domenica delle Palme, in groppa a un ciuco) in quanto, per così dire, simbolo di povertà. È però, secondo molti, anche simbolo di lussuria infatti, per quanto non molto prolifico, ha grandi appetiti sessuali.

Forse, chissà, per rimediare alla scarsa prolificità e poi tra i quadrupedi l’asino sembra avere il membro più grande.

E allora in diversi autori, in particolare in Apuleio ma pure nel suo ispiratore, Luciano di Samosata, l’asino diventa oggetto di desiderio da parte della donna.


Berlusconi racconta la barzelletta dell’asino (cliccare qui).

Mentre nei due animali del presepe, il bue e l’asino, possiamo rintracciare l’attributo della pazienza, della sopportazione. Virtù rarissima nel mondo animale. Non sono in grado di dire come l’asino, e pure il bue, abbiano o sviluppino la “virtù” della pazienza. Che nell’asino non è assoluta. Si impunta, non di rado e, se lo si disturba, scalcia. Simbolicamente, per dirla con il sottotitolo di un famoso giornale satirico chiuso dal regime fascista che si chiamava appunto L’asino: “Come il popolo è l’asino: utile, paziente e bastonato”.

L’asino umile, lavoratore, cocciuto, paziente, mite, affidabile e tranquillo, si adatta bene a qualsiasi situazione e, negli ultimi anni, è sempre più scelto per chi ha un po’ di terra, dando tanta soddisfazione ed affetto, come animale da compagnia.

 

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