Grotte di San Leonardo, ci siete mai stati?


Le grotte di San Leonardo sono un insediamento etrusco-cristiano rupestre, con tombe a facciata, nel cuore della Selva Cimina, definita orrenda persino da Tito Livio in “Storia di Roma“, libro nono, capitolo XXXVI. Si trovano, infatti, all’interno di una prominenza tufacea contornata da un ampio castagneto che ricopre le colline dell’omonima località, e verranno nel medioevo frequentate da eremiti e religiosi realizzandovi un insediamento monastico (cliccare qui).


Questo dovrebbe aiutarci a comprendere realmente che distesa interminabile ed intricata fosse la Selva Cimina, rifugio sicuro tra l’altro anche per S. Eutizio Martire Patrono di Carbognano (cliccare qui) ed i suoi discepoli durante la metà del III secolo d.C. (come testimoniato nel libro di D. Fratoni: S. Eutizio da Ferento – il santo del grano, agosto 2007).

I Monti Cimini sono un territorio ancora intatto la cui origine si perde in quella selva dove gli Etruschi si rifugiarono al tempo delle guerre contro Roma. I boschi attorno al Lago di Vico sono una testimonianza quasi primordiale di quel manto vegetale che un tempo nemmeno troppo lontano rivestiva il Lazio.

Faggete e castagneti secolari ricoprono i rilievi tufacei e si addensano nei pressi del lago. Oggi si possono visitare con percorsi di trekking che uniscono gli antichi fontanili con gli abitati dei caratteristici borghi limitrofi tra cui quelli di Carbognano, Caprarola e Ronciglione, antichi feudi della famiglia Farnese.

Da Carbognano illustrato dal sig. Fioravante Martinelli Romano del 1694: cliccare qui.

Una serie di altipiani tufacei, profonde e verdeggianti vallate all’interno delle quali scorrevano, e scorrono, corsi d’acqua come a sud-est di Carbognano il Rio Secco (cliccare qui) , a sud il Rio Crue (fosso di Murciano) e, a nord-ovest sempre del territorio comunale il Rio Pianitorre (con le sorgenti di Rozzo, del Riccio e di Pian del Diavolo) che più a valle, con l’avvicinarsi al centro abitato, diventa il fosso di Sant’Anna, tutti emissari del fiume Tevere. Tale ecosistema selvaggio permetteva di nascondersi anche per lunghi periodi, avendo acqua, legna e cibo in abbondanza.  Oggi come allora è il contesto verde quello che conta: una volta entrati nel mondo delle foreste laziali, il consiglio è di uscirne il più tardi possibile.

Tra le tante peculiarità che rendono l’Etruria viterbese un vero e proprio tesoro storico-naturalistico ancora da scoprire nella sua completezza, vi è quella rappresentata da molteplici apprestamenti ricavati nei massi tufacei e ancora non ben definibili nella loro funzione e cronologia.

In uno dei suddetti apprestamenti, poiché non conosciamo di preciso il comune in cui avvennero le scoperte vanno segnalate alcune monete antiche raccolte da un contadino.

Circa ad un chilometro dalla nostra meta bisogna fare attenzione a non sbagliare sentiero; infatti sempre sulla sinistra del percorso segnato vi è una strada acciottolata all’inizio ma che poi si tramuta in mulattiera che si addentra in una giungla piena di rovi ed erbacce.

In località “La Stufa” –nel territorio di Vallerano- individuiamo, al secondo tentativo, l’eremo di San Leonardo.

Un insediamento monastico in forma rupestre situato su un poggio collocato tra il Rio di San Leonardo e il Rio della Stufa, dove si erge una prominenza tufacea in cui è scavato un abitato formato da diversi ambienti articolati su due piani sfalsati e tutti comunicanti tra loro attraverso scale dall’alto e dal basso, molti dei quali di servizio (pozzo, forno, nicchie con ripiani lignei), fino ad arrivare ad una zona absidata con al centro un masso rozzamente levigato con funzione di altare.

Vi sono i resti, infatti, di una “chiesa monoaulata, con tre pareti ricavate dal banco tufaceo, con abside centrale la cui curvatura è rotta al centro da alcuni gradini che conducono alla sommità del banco roccioso” come scrive G. Scardozzi in “Ager Ciminus”.

In una parete è scavata una tomba a fossa, di forma ovale.

Oltre al sentiero segnato nella grafica si può seguire anche un itinerario che passa nell’area compresa tra i paesi di Carbognano e Vallerano, in direzione Fabrica di Roma, lungo la strada poco prima della chiesa del SS. Crocifisso, costruita intorno al 1600; il ripetersi di fatti miracolosi fece assurgere la nuova chiesa al rango di Santuario.

Una grotta a fianco alla chiesa ricorda il luogo dove sarebbero avvenuti diversi miracoli.

Proseguendo per queste lande abitate solamente da alberi secolari che assumono forme antropomorfe e sembrano voler comunicare col passante, si arriva all’ultimo tratto segnato che porta alle grotte di San Leonardo.

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