Visita all’Abbazia benedettina di Montecassino


Questo è stato un anno particolare, per tutti, non avevamo molta voglia di andare in vacanza…però nello stesso tempo dovevamo ancora utilizzare uno dei due pacchetti soggiorni regalo speciale dei colleghi di lavoro per la mia andata in pensione, da usare almeno per rilassarci un paio di giorni.
Questo è il post con le sensazioni del viaggio, suddiviso per motivi tecnici in due parti.


Metti una gita in Ciociaria, come resistere al fascino dell’Abbazia di Montecassino, monastero benedettino più antico d’Italia insieme al monastero di Santa Scolastica, posto sulla sommità di Montecassino, nel Lazio. Un luogo di pace e preghiera che si erge tra le nuvole a 516 metri sul livello del mare.

Fondata nel 529 d.C. da San Benedetto da Norcia che proprio qui scrisse la sua “Regola” sul luogo di un’antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo, ha subito nel corso della sua storia un’alterna vicenda di distruzioni, saccheggi, terremoti e successive ricostruzioni.

Nella sua storia millenaria l’Abbazia di Montecassino è stata infatti distrutta per ben quattro volte: la prima nel 577 per mano dei Longobardi, poi nel 883 dovette subire l’assalto dei Saraceni. Nel 1349 fu un violento terremoto a decretarne la distruzione, mentre in epoca più recente sono stati i bombardamenti delle truppe Alleate.

L’Abbazia che appare oggi agli occhi di turisti, pellegrini e visitatori è stata riedificata nel corso di un decennio, recuperando tra l’altro una parte dei materiali dalle macerie, rispecchia quello che era l’antico impianto seicentesco.

L’Abbazia dispone oggi anche di un Museo, sorto nel 1980 in occasione delle celebrazioni per il quindicesimo centenario della nascita di San Benedetto e che custodisce tra l’altro una splendida Natività del Botticelli, di una Biblioteca, annoverata tra le 11 biblioteche pubbliche statali dei monumenti Nazionali, le cui origini si fanno risalire alla prima metà del VI secolo, ovvero in concomitanza con l’arrivo del Santo di Norcia a Montecassino, e di una foresteria.

A nessuno sfugge lo spettacolo che offre l’Abbazia mentre sta percorrendo l’autostrada del Sole nei pressi della città, in quanto il monastero è situato quasi in cima al monte Cairo.

Anche passeggiando in città o nei paesi limitrofi è impossibile non alzare lo sguardo e rimanere sbalorditi dall’imponente costruzione.


Chi sale a Montecassino può ammirare dall’alto il panorama della Terra Sancti Benedicti, la sottostante città di Cassino e parte della cinta muraria che univa l’antica Casinum con la sua acropoli.

Tre sono i chiostri che possono essere visitati all’interno del monastero benedettino. Il primo è quello d’ingresso al cui centro è possibile ammirare il gruppo bronzeo raffigurante San Benedetto morente, dono del cancelliere tedesco Adenauer, mentre sotto il porticato si trova il mosaico del Cristo tra la Madonna e San Martino disegnato da Frate Vignarelli.

Usciti dal Chiostro d’ingresso si entra in quello del Bramante. Quello che ci appare oggi è stato ricostruito sull’originale disegno del 1595. Largo 30 metri e lungo 40, con la sua eccezionale scenografia ospita ai piedi della gradinata la statua di San Benedetto, miracolosamente scampata ai bombardamenti del 1944, e quella di sua sorella Santa Scolastica. Da qui è possibile anche vedere il Cimitero Militare Polacco.

Il terzo chiostro è quello dei benefattori, il cui disegno è attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane, la sua versione originale risale al 1513. Nel porticato sono state sistemate dal 1666 ben 24 grandi statue di Papi, Santi o Re.

Al di sotto dell’altare della Basilica del monastero benedettino si trova la cinquecentesca cripta, completamente rivestita di mosaici policromi e bassorilievi, frutto dei lavori di restauro conclusi nel 1913. Realizzata scavando nella viva roccia della montagna nel 1544 rappresentò l’unico posto che scampò ai bombardamenti Alleati del secondo conflitto mondiale.

L’unica parte che è stata interamente ricostruita nel secondo dopoguerra è la volta centrale. Divisa in tre ambienti troviamo la cappella centrale che ospita le statue di San Benedetto e Santa Scolastica fuse nel 1959, la cappella di San Mauro e quella di San Placido.

La cripta si trova al di sotto della Basilica la cui facciata è caratterizzata da tre porte bronzee: quella centrale fu eseguita a Costantinopoli nel XI secolo e reca scolpito l’elenco dei possedimenti dell’abbazia, quelle laterali, dono del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, furono eseguite dallo scultore Canonica nel 1954.

All’interno della basilica, ricostruita secondo il disegno originario seicentesco con molti dei materiali recuperati dalle macerie, oltre alle splendide cappelle laterali, troviamo gli affreschi di Annigoni, che hanno sostituito in parte quelli di Giordano, andati distrutti nel 1944.

L’altare maggiore è stato interamente ricostruito con elementi originali al di sopra del sepolcro di San Benedetto e Santa Scolastica.

Nella zona del presbiterio, infine, troviamo il monumento funebre di Piero de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico.

Il Cimitero militare polacco è posto in una conca dietro l’altura dove si erge l’abbazia ed è sotto la sovrintendenza del Ministero della difesa italiano.

Fu costruito dagli stessi soldati polacchi e inaugurato all’inizio di settembre del 1945.

Raccoglie le spoglie dei soldati del II Corpo d’armata polacco che, alla guida del generale Anders, combatterono a Montecassino nel maggio del 1944.

Al suo interno sono seppellite le salme di 1078 militi comprese quelle del generale, che ha voluto essere sepolto lì tra i suoi soldati, e del cappellano militare. Una parte del sacrario è riservata ai soldati di religione ebraica arruolati nel corpo.

Eretta per volontà dell’Abate Aligerno nel corso del X secolo per scopi difensivi, la Rocca Janula fu potenziata successivamente dall’Abate Mansone e poi con l’avvento dell’Abate Gerardo furono costruite la torre centrale e una cappella.


Il suo toponimo sta ad indicare la “piccola porta”, anche se, secondo altre interpretazioni, il nome deriverebbe da Giano la divinità latina “protettore delle porte”. La Rocca era accessibile solo dal versante ovest attraverso la strada che poi prosegue verso Montecassino, una particolarità che conferma come la sua costruzione fosse legata esclusivamente alla difesa di quella che era la Terra di San Benedetto.
Con l’avvento di Federico II di Svevia, la rocca fu inizialmente demolita prima che lo stesso imperatore decidesse di riedificarla e potenziarla. Nel 1742 venne inserita tra i beni demaniali e cadde in rovina per abbandono.
Gravemente danneggiata, così come tutta la città di Cassino, durante i bombardamenti del 1944, in tempi recenti è stata oggetto di profondi restauri da parte del Ministero dei Beni Culturali.

A monito per le future generazione affinché non perpetrino le distruzioni della guerra che qui si sono verificate, è stato posto nei pressi della rocca, a dominare la città, il Monumento della Pace realizzato da Umberto Mastroianni.

Cassino (40 m s.l.m.) è un comune italiano di 35.969 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio. Seconda città della provincia per numero di abitanti, fu per secoli il centro amministrativo della Terra di San Benedetto, ed è parte della regione storica di Terra di Lavoro.


Pressoché totalmente distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, e per questo nota anche come la Città Martire, è stata totalmente ricostruita nel dopoguerra.

Situato nella centrale piazza Enrico Toti, il monumento a Enrico Toti è composto da una statua in bronzo raffigurante l’estremo gesto in cui l’eroe italiano della prima guerra mondiale, già ferito, scaglia verso il nemico la gruccia, poco prima di essere colpito a morte, il 6 agosto 1916 presso Monfalcone. Il monumento è stato inaugurato nel 2008. La statua, opera dello scultore di Anagni Egidio Ambrosetti, suggella quel «filo rosso sangue» che lega la Città Martire a Enrico Toti: non solo perché qui ha origine la sua famiglia (il padre Nicola era un ferroviere di Cassino), ma soprattutto perché a entrambi è toccato l’onore e il dolore di conoscere in sommo grado le devastazioni, le morti, gli orrori della guerra.

Le sorgenti del fiume Gari si trovano al centro della città di Cassino, esattamente a piedi della Rocca Janula e sono considerate le più grandi d’Europa.
Le sorgenti sgorgano nel centro della città ma poi si espandono nella zona delle Terme Varroniane dove raggungono la loro massima esplosione.


Dopo un breve tratto sotterraneo, le acque riemergono all’interno della Villa Comunale di Cassino, dove formano due rami, che si ricongiungono all’interno del parco stesso, formando il caratteristico laghetto.
Il fiume Gari nel suo percorso si ricongiunge con il fiume Liri per poi riversarsi nel Garigliano.


Un Fiume dalle acque fresche e limpide, che nei secoli ha segnato gli eventi storici di questi luoghi; da ultimo i tragici eventi della seconda guerra mondiale, quando venne anche chiamato “The bloody river”.

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