Non andiamo a cercare Maria per Roma


Cercare Maria per Roma” anzi “Cerca’ Maria pe’ Roma” è una delle iperboli più famose del dialetto romanesco che indica una ricerca difficile da compiere, come appunto cercare una specifica persona con un nome tanto comune nella lingua italiana in mezzo a milioni di persone, quasi peggio dell’ago nel pagliaio. C’è pure una variante popolare; il modo di dire viene anche utilizzato, in una sorta di Romanorum, per descrivere chi va in cerca di “rogne”, cioè di guai. Chi girovaga con un obiettivo impossibile e prima o poi incappa nella lite da perditempo.



Non tutti sanno che questa famosa frase trae le sue origini anche e soprattutto da un’icona della Vergine, nascosta nei meandri romani. Questo famoso detto trae le sue origini all’interno di un passaggio semi nascosto romano, a pochi metri da Campo de’ Fiori, un passaggio che mette in comunicazione Piazza del Biscione con via di Grottapinta e che si chiama il Passetto del Biscione.

Questo passaggio ha oltre 2000 anni di storia.


È qui che si trovava il Teatro di Pompeo in età romana ed è qui che sorsero, in età medievale, due Chiese, Santa Barbara dei Librai e San Salvatore in Arco (oggi Santa Maria in Grottapinta).

Quest’ultima, annessa negli anni al palazzo degli Orsini, conteneva un’icona raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza, opera di Scipione Pulzone da Gaeta dipinta intorno al 1580.

Il dipinto di Maria venne fin da subito spostato dalla Chiesa alla galleria chiamata Passetto del Biscione.

Da una cancellata di ferro, si accede all’Arco che si mostra nella sua originaria, mediocre struttura edilizia: è un basso, stretto, oscuro sottopassaggio, che si apre in direzione di via di Grottapinta, non più attraverso un’analoga uscita arcuata, di cui però si intravede la traccia nella muratura, bensì attraverso due strette aperture, parallele tra loro, con gli stipiti di travertino, che – mediante tre scalini – immettono in uno strettissimo vicolo, a sua volta sormontato da un piccolo, rustico passaggio.

All’interno dell’Arco di Grottapinta si riscontrano affreschi forse ridipinti su tracce antiche, con colonne, festoni e putti.

????????????????????????????????????

Originariamente c’era la Madonna del Latte che il 9 luglio del 1796 compì il miracolo.

La Madonna mosse gli occhi, come se si fosse svegliata all’improvviso, aprendo e chiudendo le palpebre e seguendo con le pupille la folla che si era riunita all’annuncio dell’evento. Infatti molti si radunarono attorno alla miracolosa immagine e, a dire il vero, in quei giorni il fatto accadde a numerose altre immagini sacre rappresentanti la Vergine, non solo a Roma.

Per dare una sistemazione più dignitosa al tabernacolo che conteneva il dipinto, si decise di chiudere uno degli ingressi che portava al passetto, rendendo ancor più nascosta l’immagine di Maria e i devoti dell’immagine sacra dovevano impegnarsi in una complicata ricerca tra le stradine del centro storico per individuare questo passaggio, così ben nascosto, e l’affresco della Madonna.

In ultimo, tale prodigio fu riconosciuto autentico dopo un rigoroso processo apostolico, pertanto l’architetto romano Virginio Vespignani innalzò nel 1851 la piccola chiesa in stile neorinascimentale. Le pupille della Madonna si mossero ripetutamente davanti a folle sempre più numerose di popolo. Lo straordinario avvenimento fu l’annuncio dei tragici avvenimenti che il mondo latino, e Roma in particolare, erano chiamati a vivere per effetto della Rivoluzione Francese. Questo intervento straordinario servì a mantenere attaccati alla fede ed al Papa il popolo di Roma, specialmente in occasione della prigionia di Pio VI e di Pio VII.

La festa commemorativa del miracolo si celebra la prima domenica di luglio.

L’immagine, molto venerata dal popolo romano, fu incoronata dal Capitolo Vaticano il 1 novembre 1946; davanti ad essa hanno sostato e pregato:
san Benedetto Giuseppe Labre,
san Vincenzo Pallotti,
san Gaspare del Bufalo,
san Massimiliano Kolbe,
beato Bartolo Longo,
papa Pio XII,
papa Giovanni XXIII.

Colpito da anni di degrado che ne hanno compromesso gli affreschi, nel 2014 il Passetto è stato oggetto di un restauro (finanziato dal Centro Studio Cappella Orsini) che ha ridato vita e colore alle pareti e al loggiato. I lavori hanno permesso di completare le parti mancanti degli affreschi, in quanto nel disegno originario erano ancora visibili forme e figure facilmente riproducibili.

Vi fu posta anche una riproduzione della “Vergine della Provvidenza” di Scipione Pulzone (Gaeta 1550 – Roma 1598), custodita nel convento dei Padri Barnabiti a San Carlo ai Catinari. Attualmente, sul muro è posta una stampa fotografica di un’immagine mariana.

Un’ultima curiosità riguarda il nome “Biscione” che già dal XV secolo indicava questa zona.

Incerta è l’origine del toponimo di piazza del Biscione, da alcuni collegata all’anguilla che compare nello stemma Orsini, fin dal XII secolo proprietari nella circondario di alcune dimore turrite, mentre altri la ricollegano al biscione visconteo presente nell’insegna di qualche albergo di proprietà o gestito da milanesi. La zona ebbe, infatti, molti alberghi, tra cui uno del 1462, il primo aperto in Roma, tuttora in attività: l’Albergo del Sole. La data è confermata da Umberto Gnoli, riferendosi al Natale del 1468, quando venne a Roma l’imperatore Federico III con un seguito di circa 700 uomini e numerosissimi cavalli, alloggiati a cura e spese del Papa.

Nel secolo scorso, su piazza del Biscione, svolgeva la sua attività uno scrivano pubblico, la cui insegna specificava che le lettere “confidenziali” (amorose) costavano da sei a dieci soldi a seconda che fossero “ordinarie“, “ardenti” o “ardentissime“, scritte su foglio semplice, oppure abbellite da arabeschi o ingentilite alla fine con versi appropriati.

Nessun commento

Lascia un commento