Grand Tour dell’Argentina, Magellano e dell’Antartide Cilena. Buenos Aires–Iguazù–Salta–Bariloche–El Calafate–Puerto Natales– Punta Arenas–Ushuaia.

6° giorno, lunedì 23 gennaio: Salta – Cafayate (12 mila ab. – 1.683 m s.l.m. – 14°-25°) – Salta
Colazione in hotel. Partenza da Salta per Cafayate (200 km circa 3 ore) in servizio privato con la guida italiana.

Si raggiunge Quebrada de las Conchas dove il vento e l’acqua erodono le rocce dando forme curiose (La gola del Diavolo, El Anfiteatro, Il rospo, I Castelli, tra gli altri).

La gola del Diavolo è considerata una tappa obbligata sulla strada per Cafayate (dista circa 45 km) e visitarla è senza dubbio un’esperienza incredibile.


Ancora una meraviglia della natura lungo la strada provinciale 68 da Salta in direzione sud verso Cafayate.

Poco dopo il villaggio di San Antonio, si trova questo effetto cinematografico creato dalla natura o meglio dagli agenti naturali.


Acqua (rara a dir la verità), sole e vento sono i migliori creatori di effetti speciali esistenti in natura…sopratutto in combinazioni con i minerali del terreno.

Tant’è che questa gola nella roccia rosso fuoco lascia semplicemente a bocca aperta.

A ridosso del percorso, percorrendo pochi metri, si entra in un passaggio circondato da muri di pietra rossastra, gialla, bruna.

Sullo sfondo, a causa dell’erosione dell’acqua, c’è un alto muro con diverse linee orizzontali, che dà il nome al luogo.

L’anfiteatro naturale. L’Anfiteatro è una volta di roccia naturale alta oltre 20 metri con un’acustica perfetta.

Accanto alla Gola del Diavolo, El Anfiteatro è una delle formazioni più belle della Quebrada de las Conchas.

A seconda della luce del sole, l’Anfiteatro ei suoi toni rossastri cambiano dal rosso intenso, al marrone, al rosa e all’arancione.

Sia al mattino che al tramonto lo spettacolo è altrettanto bello.

Puoi fare una breve passeggiata all’interno di queste mura che milioni di anni fa erano il fondo del mare.
Le foto sono incredibili e ci provocano solo ammirazione.

L’acustica dell’Anfiteatro è unica e ci sono sempre musicisti con i loro strumenti a fiato che suonano musica tipica del nord dell’Argentina, creando un’atmosfera molto speciale.

Molti artisti famosi hanno tenuto concerti all’Anfiteatro di Cafayate.

Il Rospo della Quebrada de las Conchas è una bella figura scolpita dal vento.

Non devi assolutamente camminare per vedere El Sapo da vicino poiché si trova sul lato della strada per Cafayate sulla Route 68 ed è una tappa obbligata per scattare foto divertenti.

La figura del rospo della Quebrada de las Conchas è quasi perfetta, tutta opera della natura che ha eroso la pietra per dar vita a questo grazioso animale.

Tre Croci Cafayate

Tres Cruces è il belvedere della Quebrada de las Conchas. La strada per Cafayate è sorprendente, i colori rossastri e ocra di formazioni inimmaginabili ci accompagnano per tutto il viaggio.

Siamo sempre nella Quebrada de las Conchas, un’area protetta che milioni di anni fa era il fondo del mare.

Nel luogo sono stati trovati fossili di pesci e conchiglie, da qui il nome di Quebrada de las Conchas.

Vale la pena fermarsi perché è la migliore vista panoramica della Quebrada de las Conchas.

Prevalgono i colori rossastri insieme al verde dei piccoli cespugli che circondano il fiume, che sembra minuscolo, proprio come il sentiero del cornicione.

Basta respirare quell’aria pura e ammirare il paesaggio.

Arrivo a Cafayate e visita a cantine famose per la loro produzione del particolare vino argentino Torrontes (bianco) e Malbec (rosso).

Cafayate è la tappa ideale per scoprire l’Argentina ed i suoi tesori vinicoli.

Molti locali e ristoranti servono i vini prodotti nella regione, tra i quali il famoso Torrontes.

Le cantine a Cafayate sono quasi tutte piccole e a gestione familiare e la maggior parte si possono visitare.


La Vasija Secreta resta una bodega a conduzione famigliare autentica.

L’assaggio di due vini è gratuito, ma erano talmente buoni e il personale così gentile e preparato, che ci siamo lanciati nella degustazione a pagamento.


Le prime viti furono piantate e curate dai Benedettini, poi dai conquistadores spagnoli e infine da parecchie generazioni dai titolari attuali.

La cantina è a pochi passi dagli immensi vigneti, la vinificazione è il trattamento delle uve, viene fatto seguendo gli antichi metodi, molto interessante il procedimento.

Sono rimasto affascinato da Cafayate e dalle sue case bianche costruite attorno alla grande piazza centrale, dai suoi archi e dalle sue stradine lastricate dove è piacevole gironzolare.

Le terrazze ci invitano a rallentare il ritmo del viaggio.

Il tempo qui sembra essersi fermato.

Qui la natura ha realizzato meraviglie.

Rocce giallo ocra, rosse e arancioni rendono viva la bellezza di questi paesaggi, restando indelebili nella nostra memoria.


Cattedrale di Nostra Signora del Rosario (Cafayate)

L’edificio, di stile coloniale spagnolo, presenta una pianta a cinque navate.

Rimangono solamente tre costruzioni con queste particolarità in tutto il Sudamerica.

L’interno è sorprendentemente nudo per una Cattedrale cattolica a differenza della Cattedrale di Salta che è riccamente decorato.

Sulla strada rientrando a Salta ci fermiamo in un nuovo punto panoramico per ammirare e scattare le foto più incredibili dei Castillos de Cafayate, una delle formazioni più impressionanti della Quebrada de las Conchas.

I Castelli sono imponenti formazioni rossastre scavate nella roccia dall’erosione del vento.

Si ergono maestosamente sulle rive del fiume Las Conchas. La natura ha impiegato milioni di anni per plasmare queste immense mura.

Durata: intera giornata. Escursione collettiva con guida italiana.
Cena libera e pernottamento.

7° giorno, martedì 24 gennaio: Salta – Purmamarca (2 mila ab. – 2.324 m s.l.m. – 7°-16°)
Colazione in hotel. Partenza alle ore 07:00; intera giornata dedicata a visitare San Antonio de Los Cobres (paesino a 3.736 m. s.l.m.) dove arriva il Treno alle Nuvole, su cui si farà l’ultimo tratto e le Saline Grandi.

La città di Alfarcito è sulla strada da Salta a Purmamarca.

Qui l’attrazione principale è una scuola, che si trova in una piazzetta, dove è presente anche una chiesetta, un museo e un negozio di artigianato.

La sosta vale davvero la pena. Ha una caffetteria molto affascinante e un negozio di artigianato con ottimo gusto e ottimi prezzi.

Un luogo pulito e organizzato, con alcune cose da vedere, un mercato per acquistare tessuti andini e altri prodotti artigianali con disegnati cactus e lama.

Acquistando i quali , oltre a tutto, collaborerai al progetto educativo per i bambini della regione.

Questo luogo sarebbe rimasto probabilmente solo un’altra comunità nel nord dell’Argentina senza molte aspettative per i suoi residenti. Ma tutto è cambiato dopo che un giovane prete – che si è guadagnato il soprannome di Chifri – ha deciso di farsi carico dei desideri della gente.

Spiego meglio questa storia: Quebrada del Toro ha 25 comunità e la maggior parte di esse sono a chilometri di distanza, lontane da qualsiasi servizio di base come l’istruzione, la sanità e il trasporto pubblico, per esempio.

In queste condizioni i bambini dovevano camminare per ore e ore per andare a scuola. Questo è stato un grosso problema e ha fatto sì che molti adolescenti abbandonassero la scuola o semplicemente lasciassero i villaggi.

 

Inizia così la saga dell’uomo che ha cambiato il corso della storia.

Sigfrido Maximiliano Moroder – padre Chifri – era ben lungi dall’essere un prete convenzionale. Usava il parapendio per spostarsi da una città all’altra, dove svolgeva le sue funzioni sociali ed ecclesiastiche.

Nato a Buenos Aires, il sacerdote è arrivato nella regione di Salta nel 1995 e, subito dopo, ha iniziato un’opera sociale, che ha compreso la costruzione della scuola – che funge da collegio – e tante altre iniziative, come l’autobus dei sogni.

Dotato di libri, giocattoli e giochi educativi, il veicolo viaggia attraverso le comunità per risvegliare l’interesse dei bambini per la lettura.

Padre Chifri è morto giovane, all’età di 46 anni, il 23 novembre 2011. La sua salute si è indebolita dopo una caduta con il parapendio – è caduto da un’altezza di 40 metri –, che lo ha lasciato su una sedia a rotelle.

Anche malridotto, il sacerdote rimase a Rosario de Lerma – il paese di El Alfarcito – e tutta la sua storia di fede, volontà e spiritualità è raccontata nel libro Despues del Abismo .
Oggi i resti del sacerdote si trovano nella piccola chiesa di El Alfarcito, ma la cosa più interessante è vedere che lo spirito del suo lavoro sopravvive in ogni angolo, con il servizio di un altro sacerdote e della Fondazione Padre Chifri.

San Antonio de los Cobres è un piccolo villaggio di miniere tipico del nord-ovest argentino.


Situato in piena Puna argentina, a più di 3.700 m d’altitudine, il villaggio di San Antonio de los Cobres deve la sua fama soprattutto al Treno delle Nuvole che collega Salta a numerosi villaggi andini.

Il treno è stato ripristinato da poco, precisamente da marzo 2015.

Come la maggior parte dei viaggiatori, sono affascinato sia dai luoghi iconici che da quelli stimolanti.

Così ho deciso di intraprendere il viaggio sul Treno delle Nuvole, partendo da San Antonio de Los Cobres e arrivando a quota 4.200 metri.

 

Il Treno delle Nuvole è riconosciuto come uno dei percorsi ferroviari più alti del mondo. Attraversa splendidi paesaggi, villaggi pittoreschi e arriva al viadotto La Polvorilla, un ponte di ferro considerato la più grande opera di ingegneria argentina del XX secolo.

 


Il treno parte da San Antonio de los Cobres, arriva al viadotto La Polvorilla e ritorna al punto di partenza.

Il tutto in circa due ore, con il treno che si ferma per mezz’ora sopra il viadotto, dove si può scendere per fare le foto e apprezzare la bellezza mozzafiato ed esotica del luogo, prima di tornare alle carrozze.

Il Treno delle Nuvole è composto da cinque carrozze passeggeri, più una carrozza ristorante e un’altra per l’infermeria: capirete perché.


Le carrozze per i passeggeri sono comode, hanno un sistema di riscaldamento, bagni e sedili spaziosi. Sui monitor compaiono le informazioni sul percorso e le spiegazioni sono integrate da guide che, di volta in volta, compaiono con il microfono.


Se all’andata non ottieni un posto privilegiato, non ti preoccupare, perché al ritorno invitano tutti a cambiare posto: chi era a sinistra si sposta a destra e viceversa. Quindi tutti hanno la stessa opportunità.

Alla sosta sul viadotto la concentrazione di persone è grande, il che toglie un po’ di quello che ci si aspetta dal luogo: pace e tranquillità.

Certo, questo è del tutto comprensibile, perché, oltre alla naturale euforia per essere arrivati fin qui, tutti hanno poco tempo per garantirsi la foto perfetta.

Il vagone infermeria è una misura di sicurezza recentemente adottata dalla società che gestisce il treno.

Questo perché, in passato, vi sono stati casi di turisti che si sono sentiti male a causa dell’altitudine e hanno lasciato i viaggiatori del Treno delle Nuvole con una pessima immagine.

Andare alle Salinas Grandes è un’avventura.

È un tragitto di un’ora e mezza da Purmamarca, che si trova oltre 1.000 m più in basso.

Mi ricordo la vertiginosa Cuesta de Lipan, un valico con tornanti molto stretti.

Il punto culminante della strada raggiunge i 4.170 metri s.l.m..

Ne serbo un ricordo straordinario.

Poi, l’arrivo alle saline supera ogni immaginazione.

Un’immensa distesa bianca, che mi dicono ricoperta talvolta da una fine pellicola d’acqua nel periodo della stagione delle piogge.

Degli operai vestiti con uniformi totalmente coperti che estraggono ancora questo “oro bianco“.
Uno spettacolo di una purezza senza pari. Un passaggio obbligato durante il soggiorno nel Nord-est argentino.


Dove il Bianco Incontra il Blu. La Nostra Avventura a Las Salinas Grandes.


Sii creativo!

Al crocevia tra le province di Córdoba, Catamarca, La Rioja e Santiago si estende un immenso deserto di sale, le Salinas Grandes.

Salinas Grandes è anche teatro di foto comiche di viaggiatori che giocano con la prospettiva.


L’affluenza alle urne delle ultime elezioni in Italia!

Questa bianchissima pianura di 600 km² una volta era un fondale marino che gli imponenti movimenti della terra hanno portato a oltre 3.300 metri di altezza.

L’assenza di apporti d’acqua e l’aridità del clima andino hanno fatto il resto, permettendo al sale ed agli altri minerali di cristallizzarsi e formare una spessa crosta.

Paradiso bianco, Salinas Grandes è uno dei paesaggi da cartolina dell’Argentina.

Queste saline si trovano tra i villaggi di Purmamarca e San Antonio de los Cobres, nella provincia di Jujuy.

Per evitare l’affollamento dei visitatori, è meglio arrivare la mattina presto oppure nel tardo pomeriggio: un paesaggio così ammaliante si apprezza meglio in silenzio e in piccoli gruppi.

Lungo le strade dell’Argentina è possibile vedere anche “altarini” colorati, caratterizzati dalla statuetta o dal ritratto di un uomo con i lunghi capelli, un bel paio di baffi, un foulard rosso annodato al collo e una camicia celeste: è il “Gauchito Gil”.

Gauchito Gil (letteralmente “piccolo Gaucho Gil“) è una popolare figura religiosa della cultura popolare argentina. Il suo vero nome era Antonio Mamerto Gil Núñez ed era presumibilmente nato nella zona di Pay Ubre, nei pressi della cittadina di Mercedes, nella provincia di Corrientes, forse negli anni quaranta del XIX secolo, e morì l’8 gennaio 1878. È considerato l’eroe popolare più importante in Argentina, ma è venerato anche in Paraguay, Cile e Brasile.


L’uomo era un bracciante agricolo che lavorava in un ranch. La proprietaria del ranch, una ricca vedova di nome Estrella Diaz Miraflores, si innamorò di lui, ma, quando i suoi fratelli e il capo della polizia locale (anch’egli innamorato della donna), scoprirono la relazione, lo accusarono di rapina e cercarono di ucciderlo. Egli, allora, si arruolò nell’esercito, combattendo contro l’esercito paraguaiano, distinguendosi per il coraggio. Alla fine della guerra, quando il giovane tornò a casa, fu accolto come un eroe.


Subito dopo, però, venne di nuovo reclutato, a forza, dai Colorados per combattere nella guerra civile argentina contro i partiti liberali. Lui, però, stanco di guerre, disertò, diventando un fuorilegge. Negli anni successivi alla sua diserzione, ha acquisito una reputazione come figura di Robin Hood, per i suoi sforzi per proteggere e aiutare i bisognosi, i poveri e coloro che soffrivano in condizioni di estrema povertà.

Molti locali affermarono che “Gauchito Gil” aveva poteri curativi miracolosi e l’abilità dell’ipnosi, e che apparentemente era immune ai proiettili.


L’8 gennaio 1878, la polizia locale, guidata dal colonnello Velázquez, lo sorprese nascosto in una foresta dopo una festa e lo portò a circa 8 chilometri da Mercedes. Lì lo torturarono sul fuoco e lo appesero per i piedi ad un albero di algarrobo, preparandosi a giustiziarlo. Quando il sergente di polizia stava per ucciderlo, Gauchito Gil gli disse: “Adesso mi ucciderai, ma stasera stessa arriverà a Mercedes una lettera con la mia grazia. Nella lettera ci sarà scritto anche che tuo figlio sta morendo per una strana malattia. Se preghi e mi implori di salvare tuo figlio, ti prometto che vivrà. Se no, morirà. Il sangue di un innocente, salverà un altro innocente!“. Il sergente rise di questo e rispose: “Non mi interessa” e uccise Gauchito Gil tagliandogli la gola.

Quando, però, il sergente tornò al suo villaggio, vi trovò un soldato con una lettera di grazia per Gil. La lettera diceva anche che il figlio del sergente era molto malato e sul punto di morire. Spaventato, il sergente pregò Gauchito Gil perché suo figlio fosse salvato (secondo altre versioni, l’uomo unse, con la terra ancora intrisa di sangue dell’innocente sgozzato, il figlio). Il giorno dopo, suo figlio guarì inspiegabilmente; Gauchito Gil aveva guarito il figlio del suo assassino. Molto grato, il sergente si tramutò nel primo devoto del nuovo santo: per gratitudine, diede al corpo dell’ucciso, una degna sepoltura e costruì in suo onore un piccolo santuario a forma di croce rossa. Inoltre, diffuse la notizia del miracolo.


La notizia dell’accaduto si diffuse come un’esplosione. In breve, l’ex bracciante e fuorilegge, divenne un santo popolare, il cui culto si radicò in molte province argentine. Oggi non è difficile individuare, dal colore rosso del foulard e delle bandiere, sulle quali, se la richiesta della persona è stata soddisfatta campeggia la scritta: “Grazie, Gauchito Gil“, i piccoli santuari dedicatigli sui bordi delle strade in tutta l’Argentina. Esiste anche un suo Santuario vero e proprio, (situato sul luogo dove il giovane venne sgozzato, a circa 8 km dalla città di Mercedes), meta di grandi pellegrinaggi.

Oltre 200.000 pellegrini arrivano, ogni anno, per chiedere favori al santo. Il Santuario ha un mausoleo che custodisce l’attuale tomba dell’ex fuorilegge; targhe di ex-voto che riportano i nomi di coloro le cui richieste hanno avuto soddisfazione, sono affisse sulle pareti.
Inoltre ogni 8 gennaio (data della morte di Gil), c’è una grande celebrazione in suo onore. Molti pellegrini arrivano, bevono, ballano, organizzano prove di coraggio con gli animali e partecipano alla processione che parte dalla chiesa di Mercedes e arriva al Santuario. Nastri, rosari, bandiere e statuette, arricchiscono il corteo.


Gauchito Gil non è riconosciuto come santo dalla Chiesa cattolica, sebbene molti argentini, sia devoti che leader della chiesa, lo abbiano promosso per la canonizzazione. I leader della chiesa locale a Mercedes tengono messe nel giorno della sua festa nella Chiesa di Nostra Signora della Misericordia. Altri leader ecclesiastici in Argentina hanno partecipato e approvato la devozione del Gauchito Gil, mentre alcuni sono divisi sull’opportunità di abbracciare o condannare il fenomeno. La diocesi di Goya e la diocesi messicana di Celaya hanno entrambe riconosciuto il culto del Gauchito Gil.
La verità è che oggi è una delle figure più emblematiche e popolari del Paese. Questo mito, perpetuato dalla trasmissione orale, non ha finito di generare passione e adorazione.

Continuazione per la Quebrada de Humahuaca fino al paesino arroccato sulle Ande di Purmamarca (156 km circa 3 ore), da dove il giorno dopo potremo ammirare lo straordinario spettacolo della montagna “dei sette colori“.

Arrivando a Purmamarca, sono rimasto sorpreso e affascinato da questo villaggio con le sembianze del Far West: aria secca, polvere ovunque, case basse in argilla… Questo villaggio molto frequentato di giorno ritrova la sua calma quando arriva la sera. È questo il mio momento preferito.

Il luogo che non si deve perdere a Purmamarca è sicuramente il Cerro de los Siete Colores (la collina dai sette colori) che domina il villaggio dall’alto delle sue pareti multicolore. È la formazione geologica più impressionante della regione.

Durante il tuo soggiorno a Purmamarca ti consiglio di prendere il sentiero che fa il giro di questa collina, o in primo mattino o al calar del sole, spettacolo grandioso garantito.

Escursione collettiva in veicolo 4×4 con autista-guida spagnola/inglese.

Cena libera.
Pernottamento in Hotel Casa De Adobe; lo scenario è fantastico da qualsiasi finestra.

8° giorno, mercoledì 25 gennaio: Purmamarca – Quebrada de Humahuaca – Salta
Colazione in hotel. Partenza alle ore 09:30; intera giornata dedicata all’escursione della Quebrada de Humahuaca (92 km circa 1 ora e 40 minuti), che è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dal 2003.

La Quebrada (letteralmente “spaccatura“) de Humahuaca è un’ampia valle lunga circa 155 chilometri, con orientamento nord-sud, tra l’altro è attraversata dal Tropico del Capricorno.

Sopra San Salvador de Jujuy inizia la Quebrada de Humahuaca. Percorrendo questa gola scavata nel corso dei millenni dal Rio Grande, ci si imbatte in paesaggi selvaggi e incontaminati: in questo territorio andiamo molto lontano dai canoni classici del territorio dell’Argentina come i paesaggi della pampa o della Patagonia.

Quelli di Humahuaca sono paesaggi unici al mondo e cambiano in continuazione! Qui le montagne hanno mille sfumature e la più bella di tutte è il Cerro del Los Quatorse Colores, l’Hornocal, la montagna dei 14 colori!


La Pucarà de Tilcara nella provincia argentina di Juju.

La Pucará è una struttura di fortificazione costruita in epoca pre-Inca, e situata ad appena un chilometro dal centro del paese, alla confluenza del Rio Grande e del Rio Huasamayo.

Questo sito archeologico ha origini che si perdono nel tempo, ma le rovine che si possono visitare oggi risalgono al massimo al 1400.

In un paesaggio punteggiato dalle sagome curve dei cactus, che ricorda un po’ gli scenari del Far West, le rovine sono un’interessante testimonianza della civiltà locale.

Il reperto più interessante è un altare, che si trova al termine del viale principale della fortificazione.

Parte del sito è stata ricostruita negli anni ’50, ed anche se gli archeologi potranno storcere il naso davanti alla ricostruzione, durante la visita vale la pena osservare le piccole abitazioni, i negozi e anche la necropoli.


Cerro de los Siete Colores

La Montagna dei Sette Colori è formata da sette diversi strati di roccia, che si sono formati durante ere geologiche differenti, e che hanno colori che variano dal bianco al viola, passando per i toni del rosso e dell’arancione. La collina offre uno spettacolo mozzafiato.

La Montagna dei Sette Colori è situata alla periferia della città di Purmamarca sulla Strada Nazionale 52 che va al Paso de Jama (confine Argentina-Cile), a 4 chilometri dalla Strada Nazionale 9 nella provincia di Jujuy (Argentina).

La città di Purmamarca è ai suoi piedi ed entrambe formano una delle cartoline più riconosciute del nord-ovest argentino.

È stata originata circa seicento milioni di anni fa ed è costituito da sedimenti marini, lacustri e fluviali che si sono depositati nell’area per secoli.

Colore verde: composto da filladi, ardesie di ossido di rame. Età: 600 milioni di anni.
Colore biancastro: pietra calcarea, qualità bianche. Età: 400 milioni di anni.
Colori marrone, marrone e viola: composti da piombo e argille sabbiose, ricchi di carbonato di calcio. Età: da 80 a 90 milioni di anni.
Colore giallo senape: arenarie calcaree con zolfo. Età: da 80 a 90 milioni di anni.
Colore rosa: composto da argilla rossa, mudstones (fango) e arilitas (sabbia). Età: da 3 a 4 milioni di anni.
Colore rosso: composto da argille (ferro) e argille appartenenti al Terziario Superiore. Età: da 3 a 4 milioni di anni.
Colore bruno terroso: fanglomerato composto da roccia con manganese appartenente al Quaternario. Età: da 1 a 2 milioni di anni.

Il modo migliore per vederla è fare un tour dalla città di Purmamarca o fare trekking attraverso il retro della collina, chiamato El Camino De Los Colorados. Inoltre, puoi salire sui punti panoramici che circondano detta città per apprezzarla di fronte.
È stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2003 per il suo enorme valore culturale.

Dopo aver lasciato Tilcara, percorriamo ancora 40 km e raggiungiamo Humahuaca ma prima di fermarci a visitarla, andiamo a Hornocal, per vedere il Cerro de Los Quatorse Colores.

Attraversiamo Humahuaca e prendiamo una stretta strada asfaltata che in qualche minuto ci allontana dal villaggio e dal resto del mondo.

Lentamente iniziamo a salire e raggiungiamo i 4350 metri di altitudine.

La strada sale con ripidi tornanti, le nuvole sopra le nostre teste sembrano vicinissime e ho la sensazione di poterle toccare con un dito, come al lago Titicaca in Perù.

Intorno a noi non c’è niente e non incontriamo nessuno se un numeroso gruppo di vigogne che ci attraversa la strada.

Dopo circa 20 minuti arriviamo al tanto atteso Hornocal. Qui si trova il Cerro de Los Quatorse Colores, una montagna che presenta moltissime colorazioni data la presenza di numerosi minerali.

Questa è una caratteristica di tutte le montagne della zona ma qui è particolarmente accentuata: la parete rocciosa non presenta due o tre colorazioni ma molte di più, per questo si chiama “montagna dei 14 colori”.

Sembra che qualcuno si sia messo a colorare meticolosamente la montagna. Per non parlare delle sue forme perfettamente piramidali: madre natura ha modellato la roccia come un abile scultore.

È uno dei luoghi più suggestivi che i miei occhi abbiano mai visto. Dopo aver fatto qualche foto resto lì, senza parole, a contemplare questo spettacolo.

L’Hornocal si presenta maestoso, è possibile fare un sentiero in discesa di circa 2 chilometri e arrivare su un cucuzzolo proprio di fronte alla montagna in totale solitudine. Sconsigliato ai meno allenati, dovendo al ritorno farlo in salita, e non è proprio una passeggiata piacevole!

Bello sul serio, senza dubbio. Usando il teleobiettivo osservo le curve levigate dall’acqua e dal vento e le diverse sfumature che sono davvero di 14 colori.

Le nuvole lentamente passano sopra il Cerro accentuando i contrasti della roccia. Mi sembra di essere su un altro pianeta.

Non vorrei tornare indietro, davanti a noi c’è un panorama davvero meraviglioso. Dopo circa un’ora passata a contemplare questo spettacolo, a malincuore scendiamo.

Più avanti, sempre nei dintorni di Tilcara, ci si può fermare per fare una foto nel punto dove è stato eretto un piccolo monumento che indica il passaggio della linea immaginaria del Tropico del Capricorno.

Il percorso fino ad Humahuaca (11 mila ab. – 2.936 m s.l.m. – 8°-22°) attraversando tipici villaggi é veramente emozionante.

Facciamo una breve sosta a Tumbaya per poi costeggiare profondi canyon e meravigliose montagne dove i diversi minerali della roccia creano infiniti colori.

Humahuaca. Questo nome magico risuona in tutta l’Argentina per la celebre valle, “la Quebrada de Humahuaca“. Il villaggio è situato all’estremità nord di questa catena spettacolare di formazioni geologiche multicolori.

Questo grande borgo, più esteso rispetto ai villaggi vicini di Purmamarca e Tilcara, segna la tappa finale del percorso attraverso la provincia di Jujuy, prima di attraversare il confine boliviano a nord. Mi è piaciuto molto il suo quartiere storico con le sue basse case tradizionali e le sue terrazze sui tetti.


Visita di Humahuaca.

Ritorno sotto un intenso acquazzone in Hotel Brizo a Salta (240 km circa 4 ore e 30 minuti).
Cena libera. Pernottamento.

9° giorno, giovedì 26 gennaio: Salta – Bariloche (125 mila ab. – 893 m s.l.m. – 12°-24°)
Colazione in hotel. È il giorno del doppio balzo; trasferimento all´aeroporto di Salta ed imbarco alle ore 10:00 sul volo AR1516L di Aerolíneas Argentinas per Bariloche (le Ande) dopo uno scalo intermedio all’Aeroporto di Córdoba – Pajas Blancas dalle ore 11:20 alle ore 12:50.

Arrivo all’aeroporto Teniente Luis Candelaria della città di San Carlos de Bariloche alle ore 15:00 con il volo AR1512L, accoglienza e trasferimento con guida italiana presso l’Hotel Kenton Bariloche che si trova

nell’affollato centro della città con pub e cioccolaterie, oltre al Museo de la Patagonia ospitato al Centro Civico, una piazza in stile svizzero. Questa struttura si trova a 4 minuti a piedi dalla spiaggia.

San Carlos de Bariloche (più comunemente chiamata Bariloche) si trova nella regione argentina della Patagonia. La città si affaccia sulle rive del lago di origine glaciale Nahuel Huapi (“Isola della tigre” o “Isola del giaguaro”) ed è circondata dalla catena montuosa delle Ande.

Bariloche è conosciuta per i suoi edifici in stile svizzero-alpino e per il cioccolato, venduto nei negozi che si affacciano sulla via principale, la Calle Mitre ma anche per la misteriosa vicenda dei nazisti che vi si sono rifugiati dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Il nome Bariloche deriva dal termine Mapuche, che significa “popolo che abita dietro la montagna“.

Fondata originariamente da italiani, provenienti in gran parte dalla provincia di Belluno intorno al 1895, prende il proprio nome da Carlos Wiederhold, il quale aprì un piccolo negozio in prossimità dell’attuale centro cittadino dopo aver attraversato le Ande dal Cile.

Nelle lettere a lui indirizzate, veniva chiamato erroneamente San Carlos invece che Don Carlos, il che spiega il motivo per cui la città fu chiamata San Carlos de Bariloche. La città è inserita in un paesaggio dal tipico aspetto alpino.


La cittadina ha avuto un notevole boom demografico, passando da 50 mila abitanti nel 1980 agli attuali 125 mila.

Progettata da Alejandro Bustillo, la piazza simbolo di Bariloche è decisamente affascinante per gli edifici che la compongono, impreziositi dalla pietra locale grigioverde e dal legno verniciato con colori vivaci.

Con la sua vista sul lago e sulle montagne, il Centro Cívico è un buon posto dove consiglio di iniziare ad esplorare Bariloche.

Una visita la merita senz’altro la vicina Catedral Nuestra Señora del Nahuel Huapi, che rientra in molte classiche fotografie di Bariloche. È di recente costruzione (risale al 1944) e offre delle belle vetrate colorate che raffigurano alcune vicende storiche della Patagonia, come la messa celebrata a seguito della spedizione di Magellano.

La Patagonia è contemporaneamente la fine del mondo e l’inizio di un’area perfetta dove tutto è estremo.
Una terra fatta di cime irraggiungibili, laghi sconfinati, ghiacciai maestosi e iceberg turchesi; dove le montagne sono isolate e le tempeste sulle Ande improvvise e violente; dove i contrasti dello Hielo (campo di ghiaccio) patagónico e le grandi e infinite distanze da percorrere diventano incredibili e mozzafiato.

Un luogo terribile e meraviglioso allo stesso tempo: l’uomo diventa il suo ospite mentre la natura ne è padrona. Maestoso scenario del Sud del mondo, dove l’avventura non solo è ancora possibile, ma è la dimensione quotidiana del vivere. Andiamo a scoprire la sua magia…


Pomeriggio libero.


Cena libera e pernottamento.

10° giorno, venerdì 27 gennaio: Cerro Tronador
Colazione in hotel. Partenza alle ore 09:00; escursione di intera giornata al Cerro Tronador (3.500 m s.l.m. circa 2 ore per andare).

Lungo il tragitto Glaciar Manso, splendide viste sul Lago Mascardi e Parque Nacional Nahuel Huapi.

Alla base di questo vulcano spento, noto come Cerro Tronador, all’imbocco del Ghiacciaio del Manso, c’è un’area dove il ghiaccio è macchiato di nero a causa dei sedimenti e della sabbia che trasporta, questa zona è un ghiacciaio ricostituito chiamato cumulo di neve nera.

Tronador” significa il rumore del tuono prodotto dalle gigantesche pareti di ghiaccio che cadono dalla cima della montagna.

Sempre ai piedi del Cerro Tronador inizia il Sendero Garganta del Diablo, sentiero di media difficoltà che si dirige per 1400 metri verso uno spettacolare anfiteatro roccioso che permette splendide vedute delle cascate causate dallo scioglimento dei ghiacciai.

Il Parque Nacional Nahuel Huapi si trova nel sud della Repubblica Argentina e nel nord-ovest della Patagonia. I 710.000 ettari che compongono il suo territorio si trovano in due province: Neuquén e Río Negro, nelle sue vicinanze città come San Carlos de Bariloche, Dina Huapi e Villa La Angostura; all’interno del parco anche villaggi come Villa Mascardi e Villa Traful, aree rurali come Cuyin Manzano e più di 700 lotti privati per residenti, comunità, istituzioni, organizzazioni e visitatori.

La zona fu frequentemente visitata da Francisco Moreno che, il 22 gennaio 1876 fu il primo uomo bianco che giunse lungo le sponde del lago Nahuel Huapi dall’oceano Atlantico. Moreno fu un membro molto attivo della Comisión de Límites, che si occupava della risoluzione delle questioni relative alla demarcazione della linea di frontiera tra l’Argentina e il Cile.

Il governo argentino, per riconoscenza del lavoro svolto, concesse con la legge 4192, una superficie pari a circa 25 leghe di terre demaniali in un punto a sua scelta nel territorio della Patagonia. Moreno scelse queste terre nella zona che oggi è occupata dal parco nazionale.

Nel 1903 Moreno donò allo stato 7.000 ettari di queste terre allo scopo di conservarne la fisionomia naturale e di realizzarvi solamente le opere necessarie alla fruizione da parte dei visitatori dell’area. Vendette la restante superficie per realizzare, con il guadagno ottenuto, delle mense per gli indigenti.

Il 1º febbraio 1904 il governo accettò la donazione di Moreno e nel 1916, con un decreto emanato il 26 maggio, fu nominato un incaricato per la prima riserva naturale del territorio argentino. Don Jorge Newbery, abitante della regione, accettò l’incarico ad-honorem.

Nel 1922, sulla base della donazione di Moreno, fu istituito il primo parco nazionale, chiamato “Del Sud“, con una superficie di 785.000 ettari. Nel 1934, per effetto della legge 12.103, furono istituiti la Dirección de Parques Nacionales, il parco nazionale Nahuel Huapi e il parco nazionale Iguazú.

Il parco Nahuel Huapi è internazionalmente famoso per le sue attrattive geografiche, tra le quali lago Nahuel Huapi e l’imponente Cerro Tronador. A queste si aggiunge il variegato paesaggio di montagne, valli e gli oltre 60 tra laghi e stagni nonché l’elevato numero di corsi d’acqua.

Il parco, ubicato ad una quota variabile tra i 700 ed i 3.400 m s.l.m., si distingue come ecosistema rappresentativo delle Ande patagoniche, costituendo l’habitat per oltre un migliaio di specie botaniche superiori e circa 300 specie di animali vertebrati. Le specie viventi sono distribuite in quattro ambienti: l’altopiano andino, il bosco andino patagonico, il bosco umido e la steppa patagonica.

Escursione di mezza giornata in lingua spagnola/inglese.


Pomeriggi e cena libera.

Pernottamento.

11° giorno, sabato 28 gennaio: Circuito Chico – Penisola Llao Llao
Colazione in hotel. Qualcuno oggi ha marcato visita…per diarrea del viaggiatore. Partenza alle ore 08:30; escursione alla penisola Llao Llao (25 km 31 minuti) e lago Nahuel Huapi, nei dintorni di Bariloche, zona considerata tra le più belle del mondo.

Compreso il Cerro Campánario, una collina alta 1.049 m s.l.m. sulle rive del lago Nahuel Huapi (con salita in seggiovia panoramica adatta a due persone, 7 km in 13 minuti).

Godiamo di una vista privilegiata dei dintorni di Bariloche e dei paesaggi più belli della città.

Con una delle migliori viste al mondo che si possono ammirare dalla sua cima, il Cerro Campanario è un must da non perdere quando si è a Bariloche e si rimane sbalorditi dallo splendido panorama che si spalanca davanti ai propri occhi.

La vista dalla cima è semplicemente divina, poiché i perfetti laghi blu sono disseminati tra colline coperte di boschi e montagne innevate. Non ci si stanca mai di osservare il meraviglioso scenario.

In cima c’è una pasticceria e su di essa si erge una terrazza che permette di ammirare uno dei panorami più completi e belli di tutti i dintorni: i laghi Nahuel Huapi e Perito Moreno, Laguna del Trebol, Penisola di Llao Llao e San Pedro, Isola Victoria, Cerros Otto, López, Goye e Catedral e la città di San Carlos de Bariloche.

Il Circuito Chico, lungo sessantacinque chilometri, è un ottimo modo per vedere molti dei bellissimi paesaggi di Bariloche in una sola volta.

Escursione collettiva in lingua spagnola/inglese.


Cena libera. Pernottamento.

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