Grand Tour dell’Argentina, Magellano e dell’Antartide Cilena. Buenos Aires–Iguazù–Salta–Bariloche–El Calafate–Puerto Natales– Punta Arenas–Ushuaia.

18° giorno, sabato 04 febbraio: Ushuaia – escursione all’Estancia Harberton e alle isole Martillo e Gable – Ushuaia
Colazione in hotel.
Alle ore 08:15 partenza da Ushuaia verso la parte orientale del Canale di Beagle. Trasferimento alla casa principale del ranch Harberton.


L’azione del vento su esemplari di Nothofagus

Il tour inizia in direzione est attraverso la National Route 3, attraversando valli glaciali e spettacolari foreste native.

Alle 10:30 raggiungiamo l’Estancia (fattoria) Harberton (85 km ad est di Ushuaia), che fu uno dei primi insediamenti europei nella Terra del Fuoco.

Da un approccio che unisce due culture iniziali della Terra del Fuoco: quella degli Yámana e quella dei coloni anglicani, arriviamo alla casa fondatrice del ranch Harberton.

Quindi prendiamo un gommone a motore tipo zodiac per Isla Martillo, dove viviamo l’esperienza di vedere i pinguini nel loro luogo di riproduzione.

Isla Martillo è la casa di un’incredibile colonia di pinguini Gentoo e Magellano tra settembre e aprile.

Abbiamo trascorso un ora come ospiti in questa isola di pinguini, dove si possono osservare a pochi passi i pinguini magellano, papua e anche un pinguino reale.

Esperienza unica vederli da vicino, con i piccoli nelle tane e sentire i loro versi, rispettandoli e tenendosi sempre a distanza.

Sulla spiaggia grigia, i volatili si crogiolano al sole. Con nostra grande sorpresa, vediamo qualche pinguino reale.

Con il suo collo dorato e la sua aria da piccolo imperatore, si distingue facilmente dalle altre specie di pinguini.

Il nostro approccio ai pinguini del Canale di Beagle favorisce il rispetto del loro spazio e della loro tranquillità.

Le acque sono ricche di nutrienti e per questo sono state scelte come dimora da una colonia di pinguini gentoo dal collo giallo, situati sull’isola Martillo.

Successivamente, il tour continua verso l’isola di Gable, per gustare il pranzo.


Picada: marinate, olive, formaggi. Nasello al cartoccio con patate al burro con vino rosso della Patagonia Malbec.


Barba de viejo (Usnea barbata)

Arrivo a Gable Island e sbarco.

Arriviamo al punto più alto dell’escursione: la riserva naturale privata di Gable Island, dove la natura è incontaminata e, con le nostre guide specializzate, la storia è vissuta ai giorni nostri.

Passeggiata intorno a Gable Island.

 

Sulla costa meridionale di Gable Island, avremo una vista del tutto insolita del Canale di Beagle dall’alto punto di osservazione dei “gables“, una formazione glaciale che ha ispirato il nome metaforico datogli dai coloni anglicani.

Vediamo i resti lasciati dalla civiltà Yámana e dai primi coloni europei, in un luogo tranquillo e inquietante.

Infine, attraverso dighe di castori, foreste vergini e splendide coste, torniamo al gommone che ci riporterà a Puerto Harberton, prima di tornare a Ushuaia.

Ritorno alle ore 18:00.
Escursione collettiva con guida spagnola/inglese.
Cena libera e pernottamento.

19° giorno, domenica 05 febbraio: Ushuaia – Viaggio in fuoristrada 4×4 nel lago Fagnano
Colazione in hotel.
Partenza alle ore 09:00 per la traversata di intera giornata in veicoli fuoristrada (Land Rover Defender 4×4) ai laghi Fagnano ed Escondido (Lago Nascosto), con pranzo incluso.

Viaggiare in 4×4 è l’unico modo per esplorare il terreno accidentato della Patagonia attraversando boschi e fiumi sfidando piste fangose, e in riva al lago con panorami unici.


In un solo giorno, si attraversa il Passo Garibaldi in direzione verso il Lago Escondido e il Lago di Fagnano, passando per sentieri forestali nascosti e altri paesaggi mozzafiato.

Questo tour include anche un pranzo barbecue in una baita rustica: è il perfetto sapore della cultura montana della Patagonia.


Dall’alto delle Ande, avremo una vista del Lago Escondido, una piccola meraviglia che si nasconde in fondo a una valle.
Nel 1996 il ricchissimo businessman inglese Joseph “Joe” Lewis, partner in affari del magnate di origini ungheresi George Soros e amico intimo dell’ex presidente argentino Mauricio Macri, decise di comprarsi un piccolo angolo di paradiso nella Patagonia argentina. Per farlo si è rivolto all’agente immobiliare locale Nicolás Van Ditmar, attuale amministratore della sua tenuta, che aveva già facilitato la vendita di infinite quantità di terreno al gruppo Benetton.

Fu attraverso di lui che Lewis acquistò la proprietà della famiglia Montero intorno al Lago Escondido, un bellissimo lago di montagna -tra El Bolson e Bariloche- immerso in un’area protetta (l’Area Naturale Río Azul-Lago Escondido) che ospita molti animali tra cui l’huemul meridionale, una rara specie di cervo originario delle regioni andine di Argentina e Cile.


La sua proprietà, circa 12 mila ettari, è pressoché inaccessibile. Ci si arriva solo a bordo di un elicottero o in groppa a un cavallo, percorrendo per diversi giorni uno stretto sentiero di montagna. Il miliardario britannico non possiede solo una delle proprietà più grandi della Patagonia argentina, ma controlla anche i settori dell’economia locale ed è in stretti rapporti con i dirigenti del posto.

A seguire, l’enorme Lago di Fagnano, imponente e grandioso, sarà l’attrazione principale.

Con questa escursione si viaggia all’interno dell’isola, in un modo diverso: con spirito d’avventura!

Lungo il percorso si può vedere come la vegetazione varia in funzione dell’altezza che si raggiunge, fino al “Paso Garibaldi”, passaggio di frontiera più meridionale al mondo.

Da qui è possibile avere una vista panoramica del Lago Escondido e parte del Lago Fagnano.

Questo passo è aperto attraverso la Cordigliera Fuegiana che corre su un asse ovest-est, a differenza del resto della Cordigliera delle Ande (che segue un asse nord-sud).

Da lì il veicolo inizia a passare per strade di difficile accesso (off-road) che collegano luoghi di bellezza incredibile.

Il lago lungo 98 chilometri si trova anche al confine tra Cile e Argentina; tuttavia, la maggior parte del lago appartiene all’Argentina.

È anche il lago più grande della Terra del Fuoco.

È circondato dalla foresta vergine della Patagonia, ma c’è ancora un sorprendente cambiamento di paesaggio tra la sponda sud e quella nord.

Il sud è segnato dalle ripide Ande fuegiane, mentre la costa settentrionale è molto più dolce poiché la Terra del Fuoco si trasforma in una steppa ondulata.

Il tour prosegue attraverso boschi e castoriere fino a raggiungere la riva del lago Fagnano.

Si può godere di un paesaggio unico ed ascoltare nel silenzio del bosco, il picchiettio degli uccelli falegname.

A questo punto, dove si trova il rifugio, si può gustare un barbecue tipico argentino (carne asada) accompagnato dal vino rosso.

La simpatia della guida, il barbecue e il Malbec argentino condivisi con i viaggiatori di tutto il mondo sono certamente degni di essere ricordati.

Oltre a tutte queste sensazioni, dal rifugio dove si possono vedere scorci del Lago di Fagnano riservati a pochi, abbiamo potuto ammirare anche un splendido esemplare di volpe rossa.

E come non ricordare l’incontro (finalmente) con il tanto atteso vento patagonico.

Impetuoso e sferzante, ci ha accompagnato durante la passeggiata a piedi sulle sponde del lago Fagnano, ma ha raggiunto il suo apice di intensità sulla sommità del Passo Garibaldi, dove abbiamo fatto una breve sosta durate il viaggio di ritorno a Ushuaia.

Rientro in hotel.
Durata: tutto il giorno. Escursione collettiva con guida spagnola/inglese.

Cena libera e pernottamento.

20° giorno, lunedì 06 febbraio: Ushuaia – Buenos Aires
Colazione in hotel.

In mattinata, visita al Parque Nacional Tierra del Fuego, una delle Aree Naturali Protette più importanti del Paese.

Istituito nel 25 ottobre 1960 grazie alla legge n° 15554, si estende per 70.000 ettari nella meridionale Provincia Argentina della Tierra del Fuego, al confine con il Cile.

Partenza alle ore 07:55 in direzione Sud-Ovest percorrendo la costa con possibilità di osservare le valli glaciali.

Entrati nel Parco si comincia il percorso attraverso i vari punti di attrazione come la Bahía Ensenada dove si possono scoprire tracce di insediamenti risalenti a circa 6.500 anni fa.

Famosa anche per ospitare un micro ufficio postale funzionante, da qui, a testimonianza del vostro passaggio “alla fine del mondo”, potrete inviare una cartolina e/o farvi mettere un Timbro sul passaporto ed esplorare un breve sentiero a piedi con i resti del passato insediamento indigeno.

Con i picchi imponenti e le foreste di faggi nani questo paesaggio desolato non deve essere molto diverso dai tempi in cui la popolazione indigena degli Yaghan coprivano i loro corpi nudi di grasso di balena e pelle di guanaco prima di remare tra i gelidi fiordi in cerca di un pasto.

Gli esploratori europei arrivarono nell’area solo nel XIX secolo. A loro si deve il nome della regione e di conseguenza del parco nazionale; dalle barche infatti notarono immediatamente i fuochi – appunto! – accesi dagli abitanti delle isole su cui poi sono approdati.

Purtroppo sempre agli esploratori europei si deve la scomparsa delle popolazioni native della Terra del Fuoco.

Nell’Ottocento il Governo centrale esortava i coloni europei a occupare terre, li spingeva sempre più a sud contro le popolazioni indigene.

La parola d’ordine era semplice: “Galoppate fin quando i cavalli ce la fanno, fermatevi e costruite un alambrado (recinto di filo spinato). Se sarete in grado di difendere quella nuova frontiera, le terre attraversate sono vostre”.

La difesa era dagli indios Mapuche che con i Tehuelche abitavano l’intera Patagonia, sia dalla parte cilena che da quella argentina.

Fu così che nacquero i latifondi, sterminando le comunità locali, isolandole in riserve.

La parola “Mapuche” tiene insieme due termini del loro idioma, il mapudungun: Mapu, che significa Terra, e Che, cioè Popolo, Gente. I Mapuche, dunque, sono la gente de la tierra.

Dai primi anni del Novecento la Terra del Fuoco era stata presa d’assalto da grandi compagnie d’allevamento europee che avevano importato la pecora; le navi trasportavano senza sosta tonnellate di lana in Europa e in America del Nord e tornavano vuote, cariche di prodotti di lusso per le famiglie che dominavano l’intera Patagonia.

I nativi Ona e Mapuche non avevano mai visto prima quello strano animale così docile, così facile da cacciare.

Accerchiati in zone sempre più ristrette per far posto a milioni di pecore, i nativi si ribellarono a quell’invasione di animali sconosciuti e i coloni, con la scusa del furto di bestiame, iniziarono lo sterminio: si pagava una sterlina per indigeno e si riscuoteva mostrando l’orecchio o la mano della vittima.

I passeggeri delle navi che andavano verso i porti del nord del Cile e in Perù, praticavano il tiro a segno: mentre la nave si muoveva lungo la costa, se ne stavano in coperta con i fucili appoggiati alla balaustra per non sbagliare la mira e quando vedevano un fuoco acceso sulla costa, sparavano. Se arrivavano delle urla, voleva dire che avevano fatto segno: un indigeno in meno.

I Mapuche sostengono di subire proprio ora la loro terza invasione.

La prima è stata il tentativo fallito da parte degli spagnoli di occupare i loro territori; la seconda, la guerra sporca degli Stati cileno e argentino alla fine dell’Ottocento; la terza è quella che stanno portando avanti con successo anche mediatico le multinazionali e i capitali stranieri.

Uno dei protagonisti di quest’ultima invasione è il gruppo italiano Benetton, arrivato in Patagonia con la propria inconfondibile facciata buonista.

Con un investimento di circa 50 milioni di dollari, nel 1991 la famiglia Benetton, attraverso la sua finanziaria, Edizione Holding, diventa proprietaria della Compañía de Tierras Sud Argentino – CTSA entrando così in possesso di 938 mila ettari di terra con 278 mila capi di bestiame (260 mila pecore da lana e 18 mila ovini da carne).

Si prosegue poi, fino al Lago Roca, molto bello, così grande che sembra il mare, e dove si può osservare la geografia della Isla Grande De Tierra Del Fuego, confinante con la Repubblica del Cile.

Dopo una camminata nel bosco sosta alla “Casita del Bosque”, una caffetteria situata sulle sponde del Fiume Lapataia.

 

Il sentiero del Mirador conduce ad un punto panoramico che permette un’incredibile vista sulla Baia di Lapataia e sulle coste della Fine del Mondo che lascia senza fiato.

Il sentiero Mirador Lapataia è probabilmente una delle escursioni più popolari della Terra del Fuoco, non solo perché è breve e facilmente accessibile, ma anche perché conduce al famoso cartello della Strada Nazionale 3.

Da lì, camminando o con un mezzo di trasporto, ci si dirige verso la fine della Ruta Nacional 3, dove si potrà arrivare nella Bahía Lapataia e dove un cartello indica che siamo a 3.079 chilometri dal suo punto iniziale a Buenos Aires e a 17.848 dall’Alaska (la mitica Panamericana).

Proseguendo ancora qualche chilometro si raggiunge Puerto Arias i cui panorami si mostrano altrettanto interessanti.

 


A destra il Cile, a sinistra l’Argentina, davanti a noi il canale di Beagle e…l’Antartide. Siamo alla fine del mondo.
Sarebbe stato il luogo perfetto per essere chiamata “finis terrae” dagli antichi Romani, se solo ne fossero stati a conoscenza!

È pazzesca l’emozione di aver raggiunto questo spettacolo. Abbiamo trovato magnifica questa baia con tutte le sue peculiarità…condor e volpe compresi.

Fantastico Parco Naturale nella Tierra del Fuego: il monte Condor, con la cima innevata, segna il confine con il Cile.

Percorrere i comodi sentieri e le passerelle in legno è alla portata di tutti.


Fungo della Patagonia denominato Pan del Indio dalla gente del posto che cresce su alberi Cyttaria darwinii

L’aria è pulita e frizzante, la vegetazione rigogliosa, molte le piante epifite che crescono sugli alberi, tra cui vischio e licheni.

Orchidee bianche e gialle spuntano qua e là nell’erba.

É presente una specie esotica di castori canadesi, introdotta dall’esercito argentino nel 1946. L’idea era quella di far decollare l’industria della pelletteria, tuttavia il clima meno rigido della regione patagonica ha fatto si che i roditori sviluppassero pellicce meno folte e quindi meno ricercate rispetto a quelle dei loro competitori nord americani.

Il fallimento delle fabbriche e la liberazione in natura di numerosi esemplari, l’assenza di predatori naturali come orsi e lupi, e il loro moltiplicarsi incontrollato, ha portato un impatto cruciale sull’ecosistema che viene letteralmente distrutto dai castori che indisturbati abbattono annualmente diverse migliaia di alberi per la costruzione di dighe/tane.


La mano dell’uomo come già tante altre volte accaduto nella storia ha guastato il giusto equilibrio di madre natura.

Arrivo alla stazione “Ferrocarril Austral Fueguino” dove si può prendere facoltativamente il famoso Tren del fin del Mundo. Il Treno della Fine del Mondo (Tren del Fin del Mundo), conosciuto anche come Ferrovia Australe Fuegina (Ferrocarril Austral Fueguino, abbr. “FCAF”), è una ferrovia a vapore con uno scartamento da 500 mm nella provincia argentina della Terra del Fuoco.

Fu costruita originariamente come linea merci per servire la prigione di Ushuaia, specificamente per trasportare legname. Ora funziona come ferrovia turistica nel Parco nazionale Terra del Fuoco ed è considerata la ferrovia in funzione più a sud del mondo.

Il Tren del Fin de Mundo sembra un modellino giocattolo, ma è un vecchio treno che originariamente trasportava i prigionieri verso i campi di lavoro e che ora accompagna i turisti per un percorso di 7 chilometri dalla città su verso le foreste ricoperte di licheni e le torbiere del Parque Nacional Tierra del Fuego.

Dopo quarant’anni di inattività, nel 1994 il Treno della Fine del Mondo ha ripreso parte del vecchio percorso del treno dei carcerati, che partiva dal carcere di Ushuaia, situato nel centro della città, verso il pendio del Monte Susana con lo scopo di ottenere materiali (legno e pietra) per la sua costruzione.

A bordo del treno potrai ascoltare la storia dei prigionieri che ogni giorno venivano in questa zona per tagliare la legna, e deliziarti con magnifici paesaggi, costituiti dal fiume Pipo che scorre a zig zag, dalla cascata La Macarena al cimitero degli alberi.

Durata: mezza giornata. Escursione con guida italiana.

Ritorno ad Ushuaia e nel poco tempo che abbiamo decidiamo comunque di visitare l’ex bagno penale (carcere) ed il museo marittimo che si trova al suo interno.


Tanto per…presenza di italiani nel carcere statale argentino ad Ushuaia nel 1900…non primi purtroppo…solo secondi!

La città di Ushuaia è stata costruita inizialmente come prigione e attorno ad essa si sono costruite le case per i famigliari dei detenuti.

Costruito nel 1902 e chiuso 45 anni dopo, è ora diventato un interessante museo con tante foto e spiegazioni sulla vita carceraria dell’epoca (estremamente dura, come è facile intuire).

Nel 1947, su mandato presidenziale di Juan Domingo Perón e del Direttore Nazionale degli Istituti di Pena, Roberto Pettinato (Padre), il direttore chiese la chiusura del carcere per motivi umanitari.

Si possono vedere le celle (non riscaldate), i corridoi e tutta la struttura.

Un’ala è interamente riservata al museo marittimo dove sono presenti immagini e riproduzioni in miniatura di navi che hanno raggiunto la Terra del Fuoco o che sono affondate nelle impetuose acque della zona.

Nel pomeriggio, alle ore 15:35 trasferimento all’aeroporto e decollo alle ore 17:45 sul volo AR1893B di Aerolíneas Argentinas. C’è sempre molto vento quindi ballare un po’ in atterraggio o partenza è normale.

All’arrivo alle ore 21:05, accoglienza e trasferimento privato presso l’Hotel Novotel (lo stesso albergo della prima notte a Buenos Aires).

La vista di Buenos Aires dall’alto è spettacolare, soprattutto se ci si arriva dopo il tramonto. La città si estende per decine e decine di chilometri quadrati. In un incrocio di strade perfettamente ordinate e geometriche.

Cena libera e pernottamento.

21° giorno, martedì 07 febbraio: Buenos Aires (14.966.530 ab. – 25 m s.l.m. – 25°-32°)
Colazione in hotel.
Intera giornata libera a disposizione per le passeggiate dedicate alla capitale argentina.

Abbiamo scelto le seguenti escursioni:

Visita alla zona Vip di Buenos Aires, la Recoleta (Cimitero Evita), e giro in zona.
Ci dirigiamo in taxi nella zona del Cimitero della Recoleta uno dei luoghi turistici più visitati di Buenos Aires.

Il Cimitero della Recoleta ospita le tombe di varie personalità di spicco dell’Argentina, insieme a cittadini anonimi che riuscirono a racimolare i fondi necessari per giacere eternamente in questo lussuoso cimitero.

All’inizio del XVIII secolo, i frati dell’Ordine degli Agostiniani Recolletti si stanziarono nella zona e costruirono una chiesa e un monastero.

Nel 1822, l’ordine fu sciolto e in questo luogo fu creato il primo cimitero pubblico della città.

Inaugurato il 17 novembre del 1822, il Cimitero della Recoleta oltre ad essere il primo cimitero pubblico della città, è anche monumento storico ed artistico dell’intera Argentina.

Qui, in mezzo a statue e tombe monumentali, riposano i più grandi personaggi della storia argentina: politici, militari, artisti, compositori, poeti, esploratori giacciono onorati ogni giorno dalla presenza di migliaia di Argentini e di turisti stranieri.

Il cimitero occupa più di 50.000 metri quadrati, lungo i quali si estendono oltre 4.800 loculi.

Mausolei in marmo, grandiosi templi greci e piccole piramidi egizie convivono con cenotafi monumentali in stile art nouveau.

I grandi viali e gli stretti sentieri del cimitero portano alle tombe di personaggi di spicco, come Eva Perón (Evita), Carlos Pellegrini, Nicolás Avellaneda e Bartolomé Mitre.

La tormentata storia della salma di Evita Perón
Il 26 luglio del 1952 moriva Eva María Duarte, meglio conosciuta come Evita Perón, first lady dell’Argentina dal 1946 fino al momento della morte e ancora oggi considerata una figura importante nella storia del suo paese, simbolo tra le altre cose dell’impegno sociale.

La storia di Eva Perón, moglie del militare e presidente argentino Juan Domingo Perón, fu notevole anche dopo la sua morte: il suo cadavere imbalsamato fu esposto in una bara di vetro per mesi, ma dal 1955, per circa 16 anni, non se ne seppe più nulla.

Il 9 agosto la bara, posta su un affusto di cannone, circondata da una marea di fiori e da due milioni di partecipanti, venne portata prima al Congresso, poi alla CGT (Confederazione Generale del Lavoro), dove rimase.

Tre anni dopo un’insurrezione depose Perón, il quale fuggì e si recò in esilio in Spagna.

Il generale Aramburu, dopo essersi accordato per seppellire Evita dignitosamente fuori dal paese, nel 1957 si mise in contatto con un prete italiano e uno argentino per trasportare la salma in Europa.

Portata in Italia, la salma fu seppellita sotto il nome di Maria Maggi, vedova de Magistris nel cimitero maggiore di Milano.

Solo nel 1974 la salma tornò in Argentina, accolta da una moltitudine di sostenitori. Perón era stato eletto nuovamente Presidente nel 1973, ma morì pochi mesi prima del rimpatrio del corpo di Eva.

La tomba non è molto appariscente come alcune tra le altre, ma è sempre adorna di fiori freschi, donati dagli ammiratori e da chi desidera renderle omaggio.

Chiesa del Pilar, gioiello del barocco locale, nelle vicinanze del cimitero della Recoleta.
La Basilica di Nostra Signora del Pilar nacque come Chiesa e Convento per i frati di Recoletos dell’ordine francescano che arrivarono a Buenos Aires nel 1708.

Il tempio in stile barocco fu inaugurato nel 1732 ed è la chiesa più antica che rimane quasi intatta.

È una delle opere più belle dell’architettura coloniale di Buenos Aires.

Ha una facciata asimmetrica, con un campanile sul lato sinistro e un campanile con doppio arco sul lato destro.

È semplice, con una doppia serie di pilastri che sostengono un fronte triangolare che incorona cinque pinnacoli.

Un giro a piedi ai Parchi Palermo e visita al famoso Museo Evita Peròn.


La giornata è splendida e il parco nell’area di Palermo è immenso.

Qui la gente viene a prendere il sole, a rilassarsi, a giocare con i bambini e a fare jogging e sport all’aperto: è davvero stupenda quest’area più agiata e benestante della città con un grande polmone verde molto particolare.

Giardini stupendi, ben tenuti, puliti, con piante secolari che meritano più di una foto.

E infatti il Giardino Botanico Carlos Thays è stato dichiarato Monumento Nazionale nel 1996, ha una superficie totale di circa sette ettari e contiene più di 5.500 specie di piante, alberi e arbusti provenienti da tutto il mondo.

Il Giardino Botanico è uno di quei luoghi, abbastanza rari a Buenos Aires, in cui il tempo si ferma, la vertigine della grande città si annulla e, misteriosamente, emerge un’oasi di pace.

Il fiore si chiama Irupé e deriva dal nome Guarani che significa piatti d’acqua.

Il Museo di Evita Peròn si trova in una bella casa che, a differenza di quel che pensavo, non era la casa in cui Evita visse, ma un ricovero per bambini che lei stessa fondò durante gli anni del suo governo (o meglio del governo di suo marito).

All’interno ci sono libri, oggetti, foto e filmati di Evita e anche una galleria con i vestiti che utilizzava durante i suoi viaggi e le apparizioni in pubblico.

All’interno purtroppo ti dicono che non si può fotografare. Ok, ho capito…faccio quel che posso.

Inaugurato nel 2002 per il 50º anniversario della morte di Eva Perón, il Museo Evita offre un piacevole e interessante percorso espositivo dedicato alla vita di Evita.

Il Museo Evita mostra ai visitatori la storia di Eva Perón attraverso fotografie, video e documenti dell’epoca.

Nella prima parte del percorso, viene proposto un viaggio nel passato alla scoperta degli eventi storici del paese e del contesto in cui si trovò Evita sin dall’infanzia.

Avanzando, si scoprono informazioni interessanti sulla biografia della protagonista dopo il suo incontro con Perón e i primi anni come first Lady.

Si mostrano, inoltre, le azioni solidali di Evita verso le minoranze svantaggiate con la creazione di centri d’accoglienza per i più bisognosi.

Museo che ripercorre in modo dettagliato la vita di Eva Perón attraverso film, fotografie e una collezione di oggetti personali.

In questo bel palazzo acquisito dalla Fondazione viene riproposta tutta la vita di Evita, con foto, documenti ed abiti.

Inoltre vengono proiettati continuamente documenti filmati, anche con voce originale, di quanto è accaduto in Argentina all’epoca della conquista del potere da parte di Perón.

Anche la morte ed il suo immenso funerale viene riportato alla memoria.

Plaza Italia a nord del quartiere Palermo dove c’è il monumento dedicato a Garibaldi.

Plaza Italia, situata nel quartiere di Palermo, tra la centralissima avenida Santa Fe, l’avenida Sarmiento e calle Las Heras è uno dei luoghi che più ricorda fasti e portata della grande emigrazione italiana in Argentina.

Il monumento a Giuseppe Garibaldi è una statua equestre raffigurante Giuseppe Garibaldi e collocata in Plaza Italia a Buenos Aires, nel barrio di Palermo.


L’opera fu donata dalla comunità italiana alla città e venne realizzata dallo scultore italiano Eugenio Maccagnani, il quale prese a modello il suo precedente monumento equestre eseguito per la città di Brescia.

Plaza Italia è uno dei luoghi che più ricorda fasti e portata della grande emigrazione italiana in Argentina.

Quella di Plaza Italia, però, è la denominazione successiva. In precedenza, difatti, era chiamata Portones de Palermo o Plaza de los Portones, per la presenza dei grandi archi di ingresso al parco Tres de Febrero, datati 1875 e disegnati dall’architetto belga Jules Dormal.

Il nome della piazza cambiò quando lì fu costruita la statua che raffigura Giuseppe Garibaldi. Erano anni in cui il sentimento di appartenenza della comunità italiana alla madrepatria era ancora fortissimo e quest’ultima molto influente a livello economico.

 

Tango Porteño – Cena di gala e spettacolo.
La musica simbolo di Buenos Aires e della cultura argentina in tutto il mondo è il tango. Questo ritmo nasce su entrambe le sponde del Río de la Plata come ibrido di altre specie popolari come il candombe, la milonga, il tango andaluz o la habanera ed è circoscritto ai gruppi marginali della città.

Divenuto tipico dei bordelli, viene inizialmente rifiutato dalle classi medie e alte e solo nel 1910, periodo di successo internazionale, il tango verrà accettato per potere poi divenire una moda nei grandi saloni delle capitali europee.

Era per noi l’ultima notte nella città e ancora non avevamo avuto occasione di assistere ad uno spettacolo di tango dal vivo. Beh come si fa ad andare a Buenos Aires e non vedere uno spettacolo di tango?
Certo non è facile scegliere tra tanti locali.

Noi siamo andati al Tango Porteño in questo locale centrale che con un prezzo più che onesto ci ha offerto una piacevole cena con vino a volontà compreso nel prezzo ed un bello spettacolo di tango di circa un ora con musica ed orchestra dal vivo con bravi ballerini.

La visuale è buona e si sta comodamente seduti. Ci siamo imbattuti in questo locale solo vedendo le grandi luci e il cartello che diceva TANGO.

Tango Porteño è una casa di tango situata a pochi metri dall’Obelisco, in un lussuoso edificio in stile Art déco dove un tempo operava il cinema Metro Goldwyn Mayer.

Uno spettacolo che fa rivivere l’epoca d’oro del Tango, presentando sul palco un’orchestra con 12 musicisti, 8 coppie di ballerini professionisti e 2 cantanti.

Uno spettacolo unico e moderno, che recupera l’essenza del Tango tradizionale proponendo un’intrigante storia di passione e lussuria che si svolge negli anni ’40, l’età d’oro del tango a Buenos Aires.

Che indimenticabile serata. Abbiamo pagato solo la tariffa standard, non VIP, e abbiamo comunque ottenuto ottimi posti e un buon servizio. Se non esci felice, sazio e un po’ ubriaco non sei savio!

Pernottamento.

22° giorno, mercoledì 08 febbraio: Buenos Aires – Italia
Colazione in hotel.

Ultima mattinata a Buenos Aires. Abbiamo poco tempo prima della partenza per il lungo viaggio di ritorno e quindi, dopo la colazione, facciamo qualche ultimo acquisto nei dintorni dell’albergo.

Alle 09:30 trasferimento all’aeroporto in tempo utile, per il volo intercontinentale diretto per Roma Fiumicino ITA AIRWAYS AZ0681– Airbus A350-900 da Buenos Aires alle 13:50 a Roma-Fiumicino alle 06:45 (durata 12:55 no-stop). Pasti, film e pernottamento a bordo.

L’indomani mattina giovedì 09 febbraio arriveremo a Roma alle 06:45 carichi di mille esperienze in una terra straordinaria, che ha saputo regalarci emozioni uniche e paesaggi incredibili che non troveremo in nessun’altra parte al mondo.

In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre.

Oggi lasciamo l’Argentina con tanta gioia, bellissimi ricordi, migliaia di fotografie e anche un po’ di malinconia pensando a quanto abbiamo vissuto, visto e alle persone così gentili che abbiamo potuto incontrare. Il volo è in orario e passiamo la notte in aria con tranquillità.

Conclusioni: data la perenne situazione economica traballante dell’Argentina è più conveniente portarsi dietro i contanti che usare le carte di credito. Gli euro si cambiano abbastanza facilmente e ad un tasso quasi doppio di quello ufficiale (1 euro = 200 pesos).

Un plauso va alla tesoriera che ha gestito per tutti noi la “cassa” del “gruppo“…la prima cosa che guardo in una donna sono le mani…certo…mentre conta i soldi.

Per spostarsi nelle città conviene utilizzare i taxi che sono diffusissimi ed economici; per andare da una regione all’altra meglio prendere gli aerei che gli autobus. Gli aeroporti sono ben gestiti, modernissimi e non abbiamo mai avuto problemi se non leggeri ritardi, e solo cortesia e professionalità. La gente è sempre stata disponibile con noi e soprattutto a Buenos Aires gli argentini di origine italiana sono tantissimi e c’è sempre qualcuno disposto a fare due chiacchere.

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