Toccata e fuga in Etruria
La Cascata delle Marmore è una cascata a flusso controllato, inserita in un enorme parco naturale, tra le più alte d’Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti; è comunque la più grande cascata, realizzata dall’uomo, del mondo, ed anche quella più antica. Infatti venne creata nel 271 a.C. dagli antichi romani (cliccare qui).
Si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, in Umbria, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera. Il nome deriva dai sali di carbonato di calcio presenti sulle rocce che sono simili a marmo bianco.
La cascata è formata normalmente da una parte dell’acqua del fiume Velino (circa il 30%, equivalenti a circa 15 m³/s) che, in prossimità della frazione di Marmore (376 m s.l.m., 802 abitanti), defluisce dal lago di Piediluco e si tuffa con fragore nella sottostante gola del Nera. Fa parte del parco fluviale del Nera (cliccare qui).
Le acque della cascata sono utilizzate per la produzione di energia idroelettrica. La cascata non è dunque sempre aperta a pieno regime.
Un segnale acustico avvisa dell’apertura delle paratoie di regolazione, e in pochi minuti la portata aumenta fino a donarle l’aspetto conosciuto. L’accesso al parco è possibile dal basso (belvedere inferiore) e dall’alto (belvedere superiore) con pagamento di un biglietto. Diversi sentieri percorrono il parco ed è possibile andare a piedi tra i due belvedere, sia in salita che in discesa (cliccare qui).
Di notte la cascata è sempre illuminata da un evoluto impianto a led di ultima generazione, che garantisce un fascio di luce ed una illuminazione uniforme (cliccare qui).
Le immagini più spettacolari della Cascata delle Marmore lungo i sentieri 1 (Antico Passaggio), 2 (Anello della Ninfa), a ridosso del balzo della cascata, 3 (L’incontro delle acque) e 4 (La maestosità), raggiungendo un punto panoramico dove non sembra neanche di essere in Europa per la vegetazione e i grandi volumi d’acqua,… guardare per credere! (Consiglio di visitare il sito per avere un’idea della difficoltà dei sentieri e per gli orari di apertura: Sito ufficiale della Cascata delle Marmore).
Il ponte sulla Cava Paolina, galleria e balcone: opere del Regio genio Civile eseguite tra il 1909 e il 1912 in occasione dei lavori di restauro del canale Pio nell’ambito del progetto per la “Conservazione dell’aspetto artistico della Cascata delle Marmore” approvato dal Ministero competente il 7 marzo 1908. Il progetto riguardava la costruzione di un diaframma in muratura tra la punta superiore dell’isolotto della Cascata delle Marmore e l’incile del canale di Pio VI, onde regolarne la portata mediante una bocca di presa. Per poter accedere al cantiere l’Ufficio del genio Civile aprì una galleria tra la Cava Paolina e il pelago inferiore della cascata, e nella parte terminale di questa una seconda galleria per accedere all’incile del canale Pio. Dopo i lavori fu realizzato un balcone panoramico in calcestruzzo a sbalzo sul “letto” della cascata. Sia la galleria e il balcone furono ristrutturati dal comune di Terni negli anni ’90 nell’ambito delle opere di valorizzazione della Cascata.
Attenzione, attrezzarsi con K-way per poter vedere il balcone degli innamorati che non si può assolutamente perdere; nel tunnel non cade molta acqua, ma affacciarsi dal balcone vuol dire doccia completa.
Orvieto è un comune italiano della provincia di Terni in Umbria di 20.594 abitanti e con un’altitudine pari a 325 m s.l.m..
Orvieto, sede residenziale delle corti pontificie in ripetute occasioni, è la Città del Corpus Domini: da qui, l’11 agosto 1264, papa Urbano IV istituì la solennità universale cristiana del Corpus et Sanguis Domini, celebrata in tutto il mondo cattolico.
Naturalmente, non si può non visitare il Duomo (capolavoro dell’architettura gotica italiana) la cui stupenda facciata, ricca di statue e di mosaici e con lo splendido rosone dell’Orcagna (1354-1380), svetta sull’abitato. All’interno, insieme con altre importanti opere, nella cappella di San Brizio, si trova uno dei capolavori dell’arte italiana e cioè il ciclo pittorico che narra vicende legate all’Anticristo e al Giudizio Universale affrescato dal Beato Angelico e da Luca Signorelli (1499-1502).
Ancora da vedere seguendo via Cavour in posizione panoramica si trova il famoso rinascimentale Pozzo di San Patrizio, struttura costruita da Antonio da Sangallo il Giovane, tra il 1527 e il 1537, per volere del papa Clemente VII, reduce dal Sacco di Roma e desideroso di tutelarsi in caso di assedio della città in cui si era ritirato. I lavori del pozzo – progettato per fornire acqua in caso di calamità o assedio – furono conclusi durante il papato di Paolo III Farnese (1534-1549).
L’accesso al pozzo, capolavoro di ingegneria, è garantito da due rampe elicoidali a senso unico, completamente autonome e servite da due diverse porte, che consentivano di trasportare con i muli l’acqua estratta, senza ostacolarsi e senza dover ricorrere all’unica via che saliva al paese dal fondovalle.
Il pozzo, profondo 53,15 metri, è stato realizzato scavando nel tufo dell’altopiano tozzo ed alto della valle tiberina dove sorge il paese di Orvieto. Ha forma cilindrica a base circolare con diametro di 13,40 m. Gli scalini sono 248, e i finestroni che vi danno luce sono 70.
Il pozzo prese il nome di San Patrizio, probabilmente, perché utilizzato come luogo di espiazione dei peccati allo stesso modo di una caverna esistente in Irlanda denominata “Purgatorio di San Patrizio”. Con il passare del tempo al pozzo di San Patrizio si è aggiunto un altro significato legato alla sua profondità. Infatti, la locuzione “essere come il pozzo di San Patrizio” vuol dire “disporre di inesauribile ricchezza”.
Forse, proprio per questo modo di dire, i visitatori che si recano al pozzo, gettano speranzosi una monetina nella polla d’acqua, alimentata costantemente dalla sotterranea fonte di San Zeno.
Vista interna del pozzo guardando verso il basso, si nota la passerella sopra la vasca di fondo che collega la rampa di discesa a quella di risalita.
Bagni San Filippo (91 abitanti; altitudine 524 m s.l.m.) è una frazione del comune di Castiglione d’Orcia in provincia di Siena, alle pendici del Monte Amiata.
È una località termale piccola ma suggestiva per la presenza di depositi calcarei che formano bianche concrezioni di carbonato di calcio e di cascatelle di acque sulfuree. Il nome deriva dalla chiesetta del paese dedicata a San Filippo apostolo.
Si narra che San Filippo Benizi si fermò qui in eremitaggio nel 1269.
E’ un’oasi di pace naturale, per gli amanti della natura il Fosso Bianco è il luogo ideale, un torrente immerso nel bosco dove confluiscono diverse sorgenti di acqua calda in un susseguirsi di “pozze” (vasche) dove è possibile fare il bagno tutto l’anno e ammirare le particolari formazioni calcaree che per le suggestive forme hanno ispirato diversi nomi come la balena bianca o il ghiacciaio.
Tutti in ammollo lungo il torrente delle terme San Filippo. L’acqua ferrosa, più che sulfurea in certi tratti, lascia la pelle liscia e l’unico guaio è che non se ne uscirebbe più. Ma dopo il ristoro, è giusto andare (cliccare qui).
Bagno Vignoni è, con 30 abitanti, l’unica frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena (306 m s.l.m.).
Il villaggio sorge nel cuore della Toscana, all’interno del Parco Artistico Naturale della Val d’Orcia e grazie alla vicinanza con la via Francigena (il percorso principale seguito nell’antichità dai pellegrini che si recavano a Roma) le acque che sgorgano in questo luogo vennero utilizzate fin dall’epoca romana a scopi termali.
Al centro del borgo si presenta la “Piazza delle sorgenti” (cliccare qui), una vasca rettangolare, di origine cinquecentesca, che contiene una sorgente di acqua termale calda e fumante che esce dalla falda sotterranea di origini vulcaniche.
Fin dall’epoca degli etruschi e poi dei romani – come testimoniano i numerosi reperti archeologici – le terme di Bagno Vignoni sono state frequentate da illustri personaggi, come Papa Pio II, Caterina da Siena, Lorenzo de’ Medici e tanti artisti che avevano eletto il borgo come sede di villeggiatura.