I 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo. Ma c’è poco da festeggiare.


Mrs. Eleanor Roosevelt presenta la Dichiarazione (1948)
L’ostacolo più grande sulla strada del rispetto dei diritti umani è la mancanza di una  visione coerente e di una strategia comune a livello globale. Dal Congo al Darfur, provincia del Sudan occidentale, in Africa la tragedia continua, profughi in fuga dalla guerra civile. L’Onu denuncia, ma poi non succede nulla e sta a guardare, impotente. Probabilmente non c’è mai stato in Africa un massacro così. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo quest’anno compie 60 anni. È stata firmata a Parigi il 10 dicembre 1948. Nell’anno trascorso le Nazioni Unite ne hanno celebrato l’anniversario con una campagna mondiale intitolata Dignità e giustizia per tutti, inaugurata lo scorso 10 dicembre. Ma proprio il 2008 andrà ricordato come uno dei peggiori per numero di persone private dei loro diritti fondamentali e quanto a incapacità da parte dell’Onu di porvi rimedio. Quel che più colpisce è che nella maggior parte dei casi si tratta di violazioni gravi dei diritti dell’uomo commesse, oppure ampiamente consentite, dalle istituzioni che invece li dovrebbero tutelare. Questo anche perché fanno parte, per l’anno in corso, del Consiglio per i diritti umani, l’organismo che dal 2006 ha preso il posto della Commissione per i diritti umani con l’incarico di vigilare sul rispetto dei valori di libertà, uguaglianza e sicurezza della persona 47 membri tra i quali anche il Pakistan e l’Arabia Saudita, Cuba, il Bangladesh e la Cina. Non c’è quindi da meravigliarsi della sua inefficacia.  
Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè cinese, francese, inglese, russo e spagnolo. Per la versione in italiano clicca qui dichiarazione-universale-dei-diritti-umani 

The Universal Declaration of Human Rights

Documento storico, molto importante, prodotto sull’onda dell’indignazione per le atrocità commesse nella seconda guerra mondiale, la Dichiarazione fa parte dei documenti di base delle Nazioni Unite insieme al suo Statuto steso nel 1945. In quanto Dichiarazione di principi dell’Assemblea generale, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo non è giuridicamente vincolante per gli Stati membri dell’organizzazione. Tuttavia ai diritti ed alle libertà in essa riconosciuti va attribuito un valore giuridico autonomo nell’ambito della comunità internazionale, dal momento che sono ormai considerati dalla gran parte delle nazioni civili alle stregua di principi inalienabili del diritto internazionale generale (jus cogens). La Dichiarazione dei diritti dell’uomo è un codice etico di importanza storica fondamentale: è stato infatti il primo documento a sancire universalmente (cioè in ogni epoca storica e in ogni parte del mondo) i diritti che spettano all’essere umano. Idealmente, la Dichiarazione è il punto di arrivo di un dibattito filosofico sull’etica e i diritti umani che nelle varie epoche ha visto impegnati filosofi quali John Locke, Jean-Jacques Rousseau, Voltaire, Immanuel Kant, Nietzsche fino a quelli contemporanei fra cui il filosofo Jacques Maritain che partecipò di persona alla stesura della Dichiarazione. Non si deve dimenticare poi l’importanza che ha avuto la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino stesa nel 1789 durante la Rivoluzione francese, i cui elementi di fondo (i diritti civili e politici dell’uomo) sono confluiti in larga misura in questa carta. Fondamentali infine, nel percorso che ha portato alla realizzazione della Dichiarazione, sono i Quattordici punti di Woodrow Wilson (1918) e i quattro pilastri delle libertà enunciati dalla Carta atlantica di Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill del 1941. Alla Dichiarazione sono poi seguiti il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e il Patto internazionale sui diritti civili e politici, elaborati dalla Commissione per i Diritti dell’Uomo ed entrambi adottati all’unanimità dall’ONU il 16 dicembre 1966.
La Dichiarazione è la base di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo, e stituisce l’orizzonte ideale della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, confluita poi nel 2004 nella Costituzione europea.
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