Moldova in rivolta, è l’ora della “Rivoluzione lilla”

moldovachisinau

Un nuovo tentativo di rivoluzione “a colori”? E’ l’ora della “Rivoluzione lilla” (visto che “in Moldavia crescono i lilla”) per sottolineare la continuità con le rivoluzioni “colorate” (rosa e arancione) di Georgia e Ucraina, tutte, secondo la propaganda russa, “pilotate dalla Cia”. Tutto segue il solito schema delle rivoluzioni e controrivoluzioni nelle repubbliche ex sovietiche, dunque, ma mentre sia nel caso della Rivoluzione delle Rose in Georgia (2003), che in quello della Rivoluzione Arancione in Ucraina (2004), Bruxelles e Washington avevano preso posizione al fianco dei partiti democratici e filo-europei, oggi abbiamo assistito ad un silenzio assordante di Ue e Stati Uniti. I comunisti hanno vinto le ultime elezioni, domenica 5 aprile scorso. Gli oppositori li accusano di brogli. I comunisti, al potere da otto anni, hanno imposto il modello politico putiniano della Russia, del resto la Moldova, la nazione più povera d´Europa, è totalmente dipendente da Mosca per il gas e buona parte delle esportazioni agricole. Ma la maggioranza dei moldovi vorrebbe l´integrazione con l´Ue. E in serata, il presidente uscente Vladimir Voronin ha rivolto un appello all´Occidente: «Siamo estremamente preoccupati dei disordini di massa che sconvolgono il centro della capitale. Invitiamo le strutture occidentali a intervenire nella soluzione di questa situazione». Si è pure diffusa la voce che il presidente uscente Vladimir Voronin fosse scappato all´estero. In realtà, Voronin, che dopo due mandati presidenziali non può più guidare il Paese, aveva convocato una riunione di emergenza del consiglio dei ministri, poi, era apparso in tv per invitare alla calma la popolazione: «I leader dei partiti che hanno perso le elezioni si sono messi sulla strada di destabilizzare il potere legittimo con la forza, un reato gravissimo, tentando di rovesciare il governo».
Revolutie la Chisinau

Una situazione esplosiva. Perché 20 mila manifestanti su una popolazione di 3 milioni e 400 mila abitanti sono una forza d´urto poderosa. La polizia non è riuscita a fermarli, quando sono andati all´assalto del Parlamento e del Palazzo Presidenziale per protestare contro i presunti brogli elettorali che avrebbero favorito la vittoria dei comunisti alle elezioni legislative, penalizzando l´opposizione liberaldemocratica e nazionalista. In gran parte studenti, la fiumana si è riversata dentro il Parlamento saccheggiandolo, bruciando documenti, gettando mobili dalle finestre, spaccando vetrate, appiccando roghi lungo i corridoi. Slogan anticomunisti, filoeuropei, nazionalisti, bandiere con i colori della Romania, inni alla libertà: “Vogliamo entrare nell´Ue”, “Meglio morti che comunisti”, “Nuove elezioni!”.
Tra gli accusati dal regime, anche Natalia Morar, accusata di aver organizzato la mobilitazione di più di 200 manifestanti attraverso un giro di sms. La Morar è giornalista del New Times esperta di economia e politica russa. Dopo un suo articolo che documentava il reale disastroso stato delle finanze di Mosca ha ricevuto dal Cremlino il divieto d’ingresso nella Federazione Russa. Non a caso, anche le autorità russe hanno parlato di “manovre dell’occidente” dietro alle proteste dei manifestanti, appoggiando apertamente Voronin e la sua repressione di ogni aspirazione liberale e democratica dei dimostranti.

MOLDOVA ELECTION RIOTS
L’8 aprile 2009, Natalia Morar stava svolgendo il suo lavoro di giornalista a Chisinau, la capitale della Moldavia dove oggi risiede. Si trovava nella piazza del parlamento durante la manifestazione dell’opposizione contro il governo comunista. C’erano giornalisti di mezzo mondo. Natalia Morar, per ora, è libera. Lei, che ha organizzato la manifestazione sul Web, sorride amara: dover sparire ancora e disconnettersi da Internet oppure
essere arrestata come istigatrice di un’azione violenta destinata a creare un colpo di stato contro il governo legittimo.Potrebbe passare il resto della sua vita in galera se le cose andassero male.L’ordine oggi regna a Chisinau.
E’ bastato un messaggio trasmesso su Twitter e Facebook: «Se ti trovi in Moldova scendi in piazza e protesta». E il tappo e’ saltato, trascinando in strada almeno 20 mila ragazzi armati di rabbia e
mattoni, tanta rabbia e tanti mattoni. La rivolta è stata così violenta e inaspettata da rendere necessaria un’altrettanto precipitosa caccia al colpevole, che ha portato all’espulsione dell’ambasciatore romeno a Chisinau e a una crisi diplomatica senza precedenti tra Romania e Moldova.
Primavara de la Chisinau

1 Comment so far

  1. Sahara on 22 Aprile, 2009

    You write very well.

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