Twitter revolution

social network
Siamo di fronte ad una rapida evoluzione tecnologica che sta cambiando il modo di fare informazione. è esploso il fenomeno dei social network, Facebook in testa o il fenomeno dei micro-messaggi, il “microblogging” che manda in affanno i media ma può, improvvisamente, trasformare gente che ha mandato per mesi e mesi solo messaggi banali di vita quotidiana, in reporter, fotografo e cameraman. Da strumenti di svago, i social network stanno, quindi, assumendo sempre più la forma di piazze politiche virtuali dove, grazie alla libertà che il mezzo consente, si può organizzare la partecipazione a iniziative in sostegno di cause politiche o civili, scoprendo così gli orientamenti politici anche dei propri amici. Il fatto che oggi così tanta gente possa parlare in reti come la blogosfera (in cui si trovano controinformazione e narcisismo, discussioni vere e chiacchere da bar), fa comunque si che per ogni individuo sia più facile farsi ascoltare ed entrare in una vera conversazione pubblica.
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Quando il jet della US Air ammara sul fiume Hudson o quando c’è il terremoto a Los Angeles, la notizia arriva coi messaggi di Twitter -la rete basata su micromessaggi (140 caratteri al massimo) che sta esplodendo negli Usa e nel resto del mondo-, molto prima che sugli schermi della CNN.
Fino alla recente rivolta in Iran dove, con i corrispondenti stranieri cacciati dal regime degli ayatollah, Twitter diventa l’unico vero canale di informazione su quello che sta accadendo nel Paese. Migliaia di ragazzi “ribelli” armati di cellulare trasmettono, infatti, brevi messaggi e immagini della sommossa e della repressione con Twitter sfuggendo alla censura del regime che può oscurare le tv e i siti Internet, ma non riesce a bloccare la rete di micromessaggi che, per funzionare, non ha bisogno di un indirizzo di posta elettronica. Così il fotogramma della morte di Neda rimbalza su milioni di terminali di tutto il mondo, diventando l’immagine simbolo della rivolta.
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A Teheran, quindi, il governo teocratico, che nei momenti di maggior tensione arriva a disattivare l’intera rete telefonica, investe massicciamente su sistemi di controllo di tutte le informazioni che circolano su Internet. Tecnologie fornite da gruppi industriali europei (joint-venture tra la tedesca Siemens e la filandese Nokia). Una guerra fatta di filtri e controfiltri, perché per ogni lucchetto elettronico che viene serrato, i “geni” della rete si sforzano di trovare un modo per aggirare la censura.  Ricapitolando, Facebook, cosi come MySpace e Linkedin è un servizio usato più per mettere in collegamento vari utenti che per la pubblicazione online di contenuti. Twitter invece permette di inviare e condividere informazioni brevi, detti tweet, tra un gruppo di utenti o un flusso di conversazioni. Tutti questi servizi di social networking sfruttano la stessa idea di base, ossia la creazione del “network effect”. La legge del network effect descritta dal pionere della rete Ethernet, Bob Metcalfe, dice che il valore di una comunicazione su rete è proporzionale al quadrato del numero di utenti connessi. Quindi maggiore il numero di utenti maggiore il valore o i vantaggi derivanti.
Per l’informazione è un vero cambio di paradigma: fare informazione diventa sempre più saper dominare le nuove tecnologie, aggirare i muri della censura, ma anche filtrare e valutare fonti la cui attendibilità è tutta da dimostrare, visto che, per evitare le “retate” della polizia elettronica, devono restare ignoti sia l’identità di chi fornisce la notizia sia il luogo dal quale parte il messaggio. E’ vero sulla rete ci sono anche un sacco di sciocchezze. Ma proprio ciò ci insegna a essere un pò scettici, a cercare cioè riferimenti incrociati e più in generale a trovare da soli ciò che ci serve.
Social Networking in Plain English

La tecnologia diventa la chiave di tutto: i governi autoritari cercano di imbrigliarla. Pechino all’improvviso impone a Google di bloccare l’accesso dei suoi clienti cinesi ai siti stranieri e stabilisce che tutti i nuovi “personal computer” venduti nel Paese devono incorporare un “poliziotto elettronico”: formalmente un filtro antiporno, di fatto un disabilitatore dell’accesso a tutti i siti che trattano argomenti che hanno rilevanza politica.
Social Networking Wars (Italiano)

Cosa fa facebook alle persone (Caterina Guzzanti)

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