Una cartolina dalle Cascate di Chia nel comune di Soriano nel Cimino (VT)
Le cascate di Chia, nel viterbese, vicino a Soriano nel Cimino e all’omonimo borgo medievale di Chia, sono l’ideale per una bella gita alla scoperta di un luogo poco conosciuto nel Lazio ma ricco di storia e fascino. Questo immenso patrimonio storico e ambientale è il luogo ideale per trascorre una giornata all’insegna della storia, natura e del relax.
Chiamate anche cascate di Fosso Castello, dal nome del torrente, offrono la possibilità di vedere nello stesso itinerario anche la Torre Pasolini (o Castello Pasolini), di proprietà degli eredi del grande scrittore e regista. Passeggiata lungo il torrente con tante cascatelle attraverso la valle tra gli strapiombi e interessanti rocce di svariate forme dovute alla loro origine vulcanica.
Questo luogo in passato fu assai caro a Pier Paolo Pasolini che lo elesse sua seconda dimora. Restaurò un antico castello con una torre.
Il castello sorge al di sopra di un corso d’acqua, racchiuso tra due pareti rocciose, che offre al visitatore più curioso scorci di rara bellezza.
La Torre di Chia fu l’ultima dimora di Pier Paolo Pasolini; era il 1963 quando il grande regista e attore giunse a Chia e colpito dal fascino della Torre e del Castello, e dal luogo così ricco di storia che il regista non poteva non rimanere attratto, forse spinto dal desiderio di una vita diversa, più solitaria.
Si innamorò di questo angolo di Tuscia tanto da girarci alcune scene di uno dei suoi più celebri film “Il Vangelo secondo Matteo (1964)“. Per le scene del battesimo di Gesù, infatti, scelse il torrente Castello che scorre sotto la Torre di Chia.
“Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti, che io vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri, e lì comporre musica l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà”.
Così scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1966. Ogni artista ha il suo luogo dell’anima, un luogo in cui ritemprare corpo e spirito, in cui i pensieri l’ispirazione l’idea la fantasia fluiscono: per Pasolini questo luogo fu Chia. Ma solo qualche anno più tardi, nel novembre 1970, dopo vari tentativi, il sogno di acquistare la Torre di Chia poté avverarsi; Pasolini costruì allora, ai piedi della Torre, una casetta di pietra e di vetro mimetizzata fra le rocce e nel verde di un dirupo.
Una torre che è stata per tantissimi anni il suo studio, dove l’intellettuale scrisse opere come “Petrolio” e le “Lettere luterane”, ed ora – come si legge nelle ultime cronache cittadine – è stata messa in vendita dagli eredi del poeta poiché non riescono più a prendersene cura a causa dei costi eccessivi di gestione. Non solo i privati potrebbero farsi avanti nell’acquisto, ma anche il Comune di Soriano che sogna di realizzare qui un museo per esporre l’archivio di Pasolini.
I ruderi sono composti da una cinta muraria merlata, con forma irregolare, posta intorno a un castello a ridosso di un dirupo naturale ed è formata da due torri a base pentagonale la più alta delle quali, all’ingresso dell’area, che raggiunge i 42 metri.
Il Parco delle Cascate di Chia del Fosso Castello si trova all’interno di un Bosco incantato, dove grandi tronchi a volte cavi, rami contorti, massi coperti di muschi e felci, i canti degli uccelli e i timidi fiori nel sottobosco rendono l’atmosfera di questo luogo un mondo meraviglioso…quasi magico!
Ma ecco che d’improvviso sorprende la vista le sue magnifiche cascatelle e salti d’acqua che procedono velocemente tra la fitta vegetazione e i giganteschi massi di peperino che testimoniano la natura vulcanica di questo territorio.
Ci si addentrerà nel bosco alla ricerca dei segni delle antiche popolazioni che lo hanno abitato, da prima degli etruschi fino al medioevo, percependone la forza e la bellezza. Tra alte querce, belle cascate scavate dal torrente Castello, profonde forre, questa escursione sarà un susseguirsi di scoperte, sorprese ed emozioni… i ruderi dei medievali mulini, tombe in cui regnò la civiltà Etrusca.
Giovedì 14 luglio siamo andati alla scoperta di questo straordinario luogo dell’anima, immergendoci nella sua storia, natura, bellezza.
Ricordiamo ancora alcune riprese dell’altrettanto celebre “Armata Brancaleone” di Monicelli ed alcune drammatiche scene del film “Spartacus” di Kubric, quando lo schiavo ribelle precipita con il cavallo dal ponte e muore.
Il punto di partenza è la Strada Statale 151 Ortana dove si parcheggia nello slargo successivo a quello con le indicazioni escursionistiche.
Superata la sbarra si va a destra e dopo pochi minuti si è a un bivio, si va a sinistra e si giunge alla Torre di Chia.
Dopo le foto (di solito è chiusa essendo proprietà privata) si torna al bivio dove si va dritti e si scende alle Cascate di Fosso Castello.
A lato del salto principale spicca una sorta di caverna scavata nella parete rocciosa, chiaro segno della presenza etrusca, che qui come in altri territori della Tuscia celebravano i loro magici e misteriosi riti per ossequiare le divinità.
Difronte troviamo una Diga costruita con blocchetti di peperino legati da malta.
Dalla Diga ai mulini la strada, parzialmente incassata nella roccia, è protetta dal corso d’acqua mediante un muro costruito con blocchetti di peperino legati da malta, che crea un argine artificiale.
Presso l’argine correva una Gora, cioè un canale artificiale che convogliava l’acqua per il funzionamento delle macine della Mola del Grano o da olio. Il mulino destinato alla molitura sia del grano che delle olive è stato in funzione fino al 1940.
Dopo le foto si continua dritti costeggiando le acque, si supera un tunnel in pietra e si attraversano diverse rovine degli antichi mulini.
Altari e abitazioni rupestri, necropoli e massi sacralizzati danno soltanto una parziale idea di cosa si celi nel fitto di questa boscaglia, ritenuta sacra da arcaiche popolazioni e certamente dagli Etruschi, dai Romani, dai longobardi fino – probabilmente – ai medievali Templari.
Tra felci primordiali, antichi mulini, monumentali tracce di civiltà ancestrali, un piccolo grande meraviglioso viaggio in un posto speciale, uno dei più belli della nostra provincia, dove l’infanzia della terra parla ancora dritto all’anima di chi sa ascoltare.
Posti abitati in antichità dagli etruschi, dove dalle grotte ricavate dalla roccia vulcanica si realizzavano altari per omaggiare gli Dei, e poi ripresi negli anni Cinquanta dalla popolazione per macinare il grano (o le olive) con antichi mulini.
Sulla via del ritorno, poco prima del parcheggio, girando a sinistra si entra nella zona chiamata la chiesa gotica perché ha tutte queste arcate che sembrano di una chiesa gotica in realtà ci troviamo sotto un cavalcavia della strada Ortana in un tratto parallelo alla superstrada 675 Umbro-Laziale.
L’ingresso al sentiero è attualmente chiuso ma si trovano i modi, più o meno fantasiosi, per entrare comunque.
Bravoooooo Gastoneeeee