Tre giorni su e giù per borghi e colline delle Langhe tra castelli e natura

4° giorno, giovedì 18 aprile 2024: Cortile Suites – Sacra di San Michele (960 m s.l.m.) – Superga (669 m s.l.m.) – Torino (847 mila ab. – 239 m s.l.m. – 6°-19°)

Dopo aver replicato la colazione scelta nei giorni precedenti, salutiamo la persona meravigliosa che ci ha accolti e partiamo in direzione della Sacra di San Michele.

Ma non solo Langhe. Il Piemonte è ricco di storia e di tradizione, di arti e di gastronomia. E le Langhe sono una parte di questo splendore a cui Torino strizza l’occhio per una partnership volta a promuovere insieme forme di turismo diverse, ma complementari.

All’itinerario dedicato alle Langhe fa seguito un soggiorno personalizzato di due notti nella città di Torino presso l’Hotel Principi D’Acaja.

Nel cosa vedere a Torino e dintorni (vedere precedente post del 16 agosto 2017, cliccare qui ) non può proprio mancare la Sacra di San Michele, uno dei luoghi più magici dell’intera zona, tanto affascinante da aver ispirato Umberto Eco per il suo romanzo storico Il nome della Rosa.

La Sacra di San Michele è un complesso architettonico arroccato sulla vetta del monte Pirchiriano sul confine fra le Alpi Cozie e la Pianura Padana, all’imbocco della val di Susa, nella Città metropolitana di Torino, in Piemonte.

Collocata su un imponente basamento di 26 metri a 960 metri di altitudine s.l.m. è il monumento simbolo del Piemonte e una delle più eminenti architetture religiose di questo territorio alpino, appartenente alla diocesi di Susa, prima tappa in territorio italiano della via Francigena.

Si tratta di un’antichissima abbazia costruita sulla cima del monte Pirchiriano, a 40 chilometri da Torino e affacciata su un panorama che comprende la città stessa e le vette della Val di Susa.

L’interno è composto da più livelli collegati dallo Scalone dei Morti; per poter raggiungere la Porta dello Zodiaco alla Sacra di San Michele, il visitatore deve salire un totale di 243 scalini, quasi in una sorta di “cammino ascensionale“. Nella chiesa principale, datata XII secolo, sono sepolti alcuni membri della famiglia reale Savoia.

L’abbazia, fondata tra il 983 e il 987, con le donazioni di Ugo di Montboissier, ricco penitente francese, fu edificata sopra e attorno a tre piccole cappelle preesistenti già dedicate a San Michele Arcangelo. In origine era un insediamento monastico benedettino che diventò, verso il XII secolo, centro spirituale, culturale e luogo di accoglienza per nobili e pellegrini di tutta Europa.

A partire dal XIV secolo, per ragioni di natura economico-politica e amministrativa, subì una progressiva decadenza che culminò nel 1622 con la soppressione dell’ordine benedettino. Nei due secoli che seguirono, incuria e saccheggi ridussero gli edifici a parziale rovina.

La salvezza arrivò nel 1836 con Re Carlo Alberto di Savoia che chiamò alla Sacra la congregazione religiosa fondata dal grande sacerdote-filosofo Antonio Rosmini (Rovereto, 1798 – Stresa, 1855).

Il monumento diventò proprietà dello Stato Italiano nel 1866. I Padri Rosminiani sono tuttora i custodi e gestori del Santuario e promotori delle iniziative per la conservazione e la valorizzazione dell’abbazia, diventata Monumento simbolo della Regione Piemonte nel 1994.

A circondare questo luogo incantato non mancano le leggende. Una è quella della Bell’Alda che, dopo essersi lanciata dalla torre che oggi porta il suo nome per sfuggire agli invasori, viene salvata dall’intervento di due angeli mandati dalla Madonna. Questo fatto impressionò moltissimo la fanciulla, la quale raccontò a tutti del miracolo, tuttavia nessuno le credette.

Per tal motivo la giovane volendo dimostrare quanto affermava, si arrampicò nuovamente sulla torre del monastero e si gettò di sotto. Questa volta però nessun angelo accorse a salvarla e la Bell’Alda morì a causa della sua superbia. “’L toc pi gross rimast a l’era l’ouria” (il pezzo più grosso rimasto era l’orecchio).

Dal XII al XV secolo visse il periodo del suo massimo splendore storico, divenendo uno dei principali centri della spiritualità benedettina in Italia. Nel XIX secolo vi fu insediata la congregazione dei padri rosminiani. Nel 2016 il museo del complesso monumentale abbaziale è stato visitato da oltre 100 mila persone.

Nella notte del 24 gennaio 2018, il Monastero Vecchio della Sacra ha subito ingenti danni a seguito di un incendio divampato sul tetto, senza danneggiare la parte architettonicamente più rilevante, che ha necessitato di importanti restauri.

Un’altra leggenda importante è quella della “Via Angelica” o “Via Michelita”, un percorso che molti pellegrini affrontavano nel Medioevo, che unisce tra loro, le Basiliche di Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in Piemonte e Monte Sant’Angelo in Puglia.

La leggenda vuole che questa via fosse tracciata dalla spada di San Michele che con la sua arma scacciò Lucifero dal Paradiso lasciando impressi sulla Terra i segni del suo gesto.

Si creò così una fenditura ancora presente, ma invisibile, che collega le tre basiliche dedicate a San Michele. Questa, fonte di un importante campo energetico proveniente dal centro della terra, si dice passare proprio sotto una piastrella posta all’ingresso dell’abbazia, distinguibile in quanto più chiara delle altre.

La Sacra di San Michele si trova esattamente a metà della Via Michelita, a 1000 km da Mont Saint Michel e a 1000 Km da Monte Sant’Angelo in Puglia, su una linea immaginaria ancora più vasta, che collega più luoghi sacri dedicati a San Michele e che uniscono l’Irlanda a Gerusalemme.

La Porta dello Zodiaco, opera di maggior pregio artistico della Sacra (Niccolò, XII secolo). Situata al culmine dello Scalone dei Morti, dà l’accesso al piano di base della Chiesa.

Porta d’ingresso della chiesa della Sacra di San Michele. Sulla trave si nota una pianta germogliare trasformandosi in una vite, da destra a sinistra dell’immagine. A queste decorazioni è possibile associare l’allegoria del ruolo del monaco, ovvero di istruire e far “maturare” lo studente “acerbo“.

Di seguito ci dirigiamo verso uno dei punti più alti e panoramici della collina di Torino, il colle di Superga a 669 metri di altitudine che fu scelto dal Duca Vittorio Amedeo II di Savoia per farvi erigere una chiesa, affinché fosse visibile da tutta la città e fosse visivamente collegata e allineata, lungo l’asse della “Strada di Rivoli” (ora Corso Francia), con il Palazzo Reale di Torino e con il Castello di Rivoli, quest’ultimo destinato, secondo i progetti (mai completati), a divenire la reggia esterna alla capitale.

In origine sul colle di Superga esisteva già una cappella (quella nella quale Vittorio Amedeo II espresse il voto), che fu abbattuta nel 1715-16 per erigervi la nuova grandiosa basilica con annesso convento.

Fu inoltre necessario spianare la sommità della collina, abbassandola di 40 metri e acquistare ulteriori terreni da privati. Dopo gli scavi nel terreno, il 20 luglio 1717 fu posata la prima pietra, alla presenza del Governatore di Torino, in rappresentanza del Re.

Dopo 14 anni di lavori, il 1 novembre 1731 la basilica fu inaugurata e aperta al pubblico con una solenne cerimonia, cui presenziarono il Re Carlo Emanuele III (figlio e successore del re Vittorio Amedeo II, ispiratore e ideatore della Basilica), l’architetto progettista della basilica Filippo Juvarra, i convittori e numerose autorità civili.

La chiesa, dedicata alla natività di Maria, è caratterizzata da una slanciata cupola ottagonale alta 65 metri (ma la croce sulla lanterna si trova a 75 metri di altezza dal suolo), ai cui lati sorgono due eleganti campanili gemelli alti 60 metri, e da un alto e profondo pronao in marmo di Gassino a otto colonne corinzie.


Una scala di 137 gradini conduce alla balconata all’esterno della cupola, da cui si gode di una vista impareggiabile su tutta la città di Torino e, se il cielo è particolarmente limpido, su gran parte del Piemonte e su tutto l’arco delle Alpi Occidentali, dalla Liguria alla Lombardia.


Nei sotterranei del complesso barocco fu costruito un grande mausoleo a più vani, che ospita i sepolcri di 58 membri di Casa Savoia, fra cui tutti i re da Vittorio Amedeo II a Carlo Alberto, le regine e tutti i principi dal Settecento in poi (con il trasferimento della capitale a Roma, i sovrani successivi a Carlo Alberto furono sepolti nel Pantheon).


A Superga si trova una lapide in omaggio del Grande Torino il cui aereo si schiantò su questo colle il 4 maggio 1949.

Doveroso fermarsi per commemorare una delle squadre di calcio più amate di sempre, pluricampione d’Italia con 5 scudetti consecutivi e colonna portante della nazionale italiana per diversi anni, una squadra simbolo di uno sport vissuto in maniera bella e pulita.

Lasciamo Superga per raggiungere il cuore di Torino e vista l’ora abbiamo deciso di andare a cena. Arrivando da Porta Palazzo lungo via Tre Galline si incontra l’omonimo ristorante.

Le Tre Galline è un locale storico bastione della cucina tradizionale piemontese; la sala principale è uno scrigno di legno, dal parquet alla boiserie fino alle travi a vista del soffitto. E tanto calore avvolge non solo il cuore ma anche il palato: vitello tonnato, agnolotti al sugo d’arrosto, bollito misto servito al carrello e un altro carrello ancora di formaggi per celebrare i piatti regionali.

5° giorno, venerdì 19 aprile 2024: Torino (847 mila ab. – 239 m s.l.m. – 7°-15°)

Torino secondo una leggenda fu fondata da Fetonte, figlio di Elio, dio del Sole. Qui il Po (cioè il sole quindi la parte maschile) incontra la Dora Riparia (la luna, la parte femminile) insieme percorrono la città formando una Y, un bivio, la strada di destra verso il cielo, quella di sinistra agli inferi.

In mattinata ho visitato la Cattedrale di San Giovanni Battista, meglio conosciuta come il Duomo di Torino, e ne sono rimasto affascinato. La chiesa è uno dei luoghi più iconici e significativi della città.

Situata in Piazza San Giovanni, nei pressi dei Musei Reali e a pochi passi da Piazza Castello e dal Teatro Romano dell’antica Augusta Taurinorum, il Duomo rappresenta una tappa imprescindibile per chiunque visiti Torino.

Tra le chiese della città, è l’unica costruzione in stile rinascimentale, conferendole un fascino unico e inconfondibile.

 

Il Duomo fu voluto fortemente dalla famiglia Savoia e dal vescovo Domenico della Rovere.

La sua costruzione avvenne tra il 1491 e il 1498 ad opera di Amedeo de Francisco di Settignano, noto anche come Meo del Caprino.

Questo magnifico edificio rinascimentale fu ampliato nel corso del Seicento per custodire al meglio la Sacra Sindone, trasferita a Torino dalla famiglia Savoia nel 1578.

La cupola maestosa del Duomo, che domina la struttura, fu progettata da Guarino Guarini, uno degli architetti barocchi più importanti del suo tempo.

I lavori per la cupola durarono dal 1666 al 1694, ben ventotto anni, e furono commissionati dal duca Emanuele Filiberto di Savoia.

 

La cappella, di pianta interna circolare, è uno degli spazi più notevoli dell’architettura barocca, con un tamburo dotato di ampi finestroni e una volta ad archi liberi sovrapposti in marmo nero di Frabosa. Il gioco di luci sulle superfici scure e lucide della cappella crea un effetto visivo straordinario.

Uno degli elementi più affascinanti del Duomo di Torino è la presenza della Sacra Sindone, il celebre lenzuolo che, secondo la tradizione, avvolse il corpo di Gesù Cristo dopo la crocifissione.

All’esterno del Duomo, si può ammirare il campanile costruito nel 1468, prima ancora della costruzione dell’attuale cattedrale.

Questo campanile a tre ordini, munito di cella campanaria, fu voluto dal vescovo Giovanni di Compeys e subì modifiche, soprattutto in altezza, durante il regno di Vittorio Amedeo II.

La facciata e gli interni del Duomo subirono gravi danni a causa di un incendio devastante nella notte tra l’11 e il 12 aprile del 1997.

Fortunatamente, grazie all’intervento tempestivo dei vigili del fuoco, la Sindone fu salvata e successivamente trasferita in una nuova teca per garantirne la conservazione ottimale.

La nuova teca è realizzata in vetro antiproiettile, a tenuta stagna, in assenza di aria e con un gas inerte, protetta dalla luce e dagli agenti atmosferici.

All’interno del Duomo si trova una copia dell’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, un dipinto imponente di circa 900 kg commissionato nel 1835 dal Re Carlo Felice e realizzato in olio su legno dal pittore vercellese Luigi Cagna. Questo capolavoro è una delle attrazioni principali per i visitatori.

L’attuale Duomo sorge in uno dei punti più ricchi di storia della città di Torino, a pochi passi dall’area archeologica e pressoché adiacente al Teatro Romano dell’antica Julia Augusta Taurinorum.

L’area sacra, anticamente, era costituita da ben tre chiese paleocristiane, probabilmente edificate sulla base di edifici pubblici o templi pagani preesistenti, dedicate a San Salvatore, a Santa Maria di Domno e, appunto, a San Giovanni Battista.

Principale fra le tre, si pensa, a tal ragione, che la consacrazione dell’edificio al Battista sia da far risalire ai Longobardi e con precisione ad Agilulfo (re dal 591 al 615), la cui moglie, Teodolinda, fece proclamare San Giovanni patrono del regno.

Palazzo Reale

Uno degli edifici storici più importanti di Torino, che non può sicuramente mancare in ogni lista delle cosa vedere a Torino.

Nelle sue stanze sono stati ospitati nobili, politici e rappresentanti di stato stranieri, che hanno potuto godere della bellezza dei saloni presenti al suo interno.

Progettato dall’architetto Amedeo di Castellamonte fu la residenza di Casa Savoia fino al 1865.

L’ostentazione di uno stile architettonico che ricorda Versailles, con la stanza del trono, le sale da pranzo e da ballo, gli arazzi che ricoprono le pareti delle camere da letto rendono da sogno l’atmosfera che si respira mentre si visita il palazzo reale di Torino.

 

Piazza della Consolata è un angolo antico di Torino, raccolto attorno al Santuario mariano della Consolata; la chiesa più amata dai torinesi e costellata di ex voto e contornata da piccoli negozi e bar, tra cui “Al Bicerin“, locale storico (dal 1763) tempio della tipica bevanda piemontese; piccolo gioiello che prende il nome dalla bevanda al caffè tipica torinese. Poco scostata dalla facciata della chiesa, vi è la colonna della Consolata, con la statua della Madonna sulla cima. Le case intorno, segnate dal tempo, sono di un autentico sapore Settecentesco.

Il Santuario della Consolata, o secondo la denominazione ufficiale, Basilica di Santa Maria della Consolazione, è una chiesa cattolica ubicata a ridosso della via omonima, nonché uno dei luoghi di culto più antichi e popolari di Torino.

Dedicato a Maria, invocata con il titolo di “Consolatrice“, è considerato il più importante santuario della città e dell’Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco piemontese.

Alla sua costruzione contribuirono alcuni fra i più illustri nomi dell’architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi.


Il santuario fu anche abituale luogo di preghiera di numerosi santi sociali torinesi e ha la dignità di Basilica minore.

Bicerin… «bicchierino» è il nome di una tipica bevanda torinese, composta da caffè, cioccolato e crema di latte.

Il gusto avvolgente ha conquistato cuori illustri come quello di Camillo Benso Conte di Cavour e Alexandre Dumas.

Il Caffè Al Bicerin raccontato da Umberto Eco nel romanzo Il Cimitero di Praga:
Mi ero spinto sino a uno dei luoghi leggendari della Torino d’allora. Vestito da gesuita, e godendo con malizia dello stupore che suscitavo, mi recavo al Caffè Al Bicerin, vicino alla Consolata, a prendere quel bicchiere, odoroso di latte, cacao, caffè e altri aromi. Non sapevo ancora che del bicerin avrebbe scritto persino Alexandre Dumas, uno dei miei eroi, qualche anno dopo, ma nel corso di due o tre scorribande in quel luogo magico avevo appreso tutto su quel nettare… La beatitudine di quell’ambiente dalla cornice esterna in ferro, i pannelli pubblicitari ai lati, le colonnine e i capitelli in ghisa, le boiseries interne di legno decorate da specchi e i tavolini di marmo, il bancone dietro al quale spuntavano i vasi, dal profumo di mandorla, di quaranta tipi diversi di confetti… Mi piaceva pormi in osservazione in particolare la domenica, perché la bevanda era il nettare di chi, avendo digiunato per prepararsi alla comunione, cercava conforto uscendo dalla Consolata e il bicerin era ricercato in tempo di digiuno quaresimale perché la cioccolata calda non era considerato cibo. Ipocriti. Ma, piaceri del caffè e del cioccolato a parte, ciò che mi dava soddisfazione era apparire un altro: il fatto che la gente non sapesse chi ero davvero mi dava un senso di superiorità. Possedevo un segreto.


Sedersi Al Bicerin è uno dei grandi momenti della vita: “Al Bicerin” con Cavour, sullo sfondo

Chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini: adoro questo luogo in quanto la terrazza panoramica regala una fantastica vista sul centro storico e sui principali monumenti della città, sicuramente il miglior punto panoramico di Torino, molto romantico, soprattutto al tramonto.

È una collina sulla riva destra del Po, non molto distante dal centro storico, in prossimità del Ponte Vittorio Emanuele I. Qui sorge la Chiesa di Santa Maria al Monte, le cui origini sono legate ai Savoia, infatti il Duca Carlo Emanuele I donò ai Frati Cappuccini questo terreno per costruirvi un convento dedicato a San Maurizio, patrono di Casa Savoia.

La Chiesa è piccola e raccolta, a pianta ottagonale, l’interno è arricchito da decorazioni barocche e marmi policromi, ed è tutt’ora gestita dai Frati Cappuccini. Ha una grande importanza spirituale per i torinesi, in quanto si narra che, nel 1640, durante l’ assedio dei francesi, dal tabernacolo si erse una lingua di fuoco per proteggerlo dal saccheggio e dalla profanazione.

Per la cena odierna abbiamo deciso di andare da Scannabue (pseudonimo di Giuseppe Baretti, che nel 700 ottenne la notorietà col periodico “La frusta letteraria”).

Buon ristorante, piatti tipici piemontesi, ottimi vini, ottimo il vitello tonnato, buoni i dolci.
Locale consigliato da amici ed inserito come tappa essenziale all’interno del nostro viaggio.

Sono ormai 16 anni che lo Scannabue è entrato a far parte di San Salvario e di Torino, nato da un desiderio di creare un luogo di ristorazione ricercato e allo stesso tempo accessibile a tutti.


Il nome scelto è un riferimento con il territorio in cui lo Scannabue è nato e cresciuto ovvero il quartiere San Salvario ed in particolare quella piazzetta di fronte la chiesa dei martiri Pietro e Paolo, che ancora oggi si ostinano a chiamare solo largo Saluzzo. Il modo migliore per riconoscere questa appartenenza al luogo è stato trovare un nome evocativo e accattivante per il locale, e Via Baretti con il suo riferimento ad un personaggio che si ribella al sistema, al quale non appartiene e non vuole appartenere.

6° giorno, sabato 20 aprile 2024: Torino – Roma

A Porta Palazzo, nella piazza del mercato all’aperto più grande d’Europa, nasce il Mercato Centrale di Torino. Bellissimo mercato dove si ha la possibilità di trascorrere sia una mattinata informale che formale.

La vasta gamma di locali e ristoranti dà la possibilità di scegliere qualsiasi cosa di cui si ha voglia. Dalla pizza al ramen.

4500 mq distribuiti su tre livelli, 26 botteghe piene di bontà, una scuola di cucina, un mulino e la torrefazione. Ce n’è davvero per tutti i gusti, dalla carne alle verdure, passando per pasta, formaggi e pizza fino alle proposte stellate ma rigorosamente a prezzo popolare.

L’itinerario continua spostandoci al centro di Torino e nei pressi della stazione dove nel primo pomeriggio abbiamo il treno per Roma.

Questi luoghi mi hanno lasciato un bel ricordo…paesaggi meravigliosi, cibo e i vini ottimi. Abbiamo trovato tante persone ospitali e gentili. Non vedo l’ora di ritornarci.

Città d’arte, colline, laghi, le Alpi, tradizioni millenarie: il territorio di Torino regala esperienze straordinarie…e non potrebbe essere diversamente, dal momento che fa da corona alla prima capitale d’Italia!

Già, perché Torino è una aristocratica “vecchia signora” di più di duemila anni: lo si capisce semplicemente passeggiando nelle vie e nelle piazze, ammirando i suoi monumenti, le eleganti Residenze Reali, le chiese barocche, i nuovi quartieri e gli innovativi edifici, visitando i prestigiosi musei, concedendosi piccoli piaceri della vita nei caffè storici…attraversata dal Po e circondata dall’arco alpino occidentale, Torino è stata definita da Le Corbusierla città con la più bella posizione naturale”.

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