Malagiustizia – A quali giudici ci affidiamo?

Avvocati e Magistrati, quando sbagliano devono essere radiati o almeno sospesi dall’Albo Professionale?
tortora.jpg
Enzo Tortora mentre viene arrestato all’alba alle 4.15 di venerdì 17 giugno 1983, quando viene arrestato all’alba nella sua camera dell’hotel Plaza in via del Corso a Roma, la vita è finita. Accusato di essere un camorrista e uno spacciatore di droga, il presentatore resta sette mesi in carcere. Poi i magistrati napoletani Lucio Di Pietro (nessuna parentela con Antonio) e Felice Di Persia gli concedono gli arresti domiciliari. Viene trascinato in manette, dopo aver attentamente avvisato i media che con le loro telecamere davano risalto all’evento, quasi fosse il frutto di una caccia grossa, con la preda da esibire. Resterà per sempre il simbolo di una giustizia ingiusta. Che di macroscopici errori, dopo di lui ne commetterà – purtroppo – ancora molti. 
IL GIUDICE PAGHI I SUOI ERRORI
È vero che siamo abituati a vederne di tutti i colori: ma certe decisioni della magistratura ci farebbero venire il dubbio, se non stessimo assistendo a delle tragedie, di essere su «Scherzi a parte».
Prendiamo ad esempio il caso di Gravina. Quando il giudice ha ordinato l’arresto del padre di Ciccio e Tore, per motivare la sua convinzione che i due piccoli non potevano essere spariti per disgrazia (ipotesi che invece ora appare la più probabile), ha scritto: «Resta il fatto insuperabile che Gravina di Puglia non è un comune di alta montagna, con crepacci, burroni e slavine pronti a seppellire per sempre i corpi dei malcapitati». Peccato che un luogo adatto a seppellire i corpi c’era, ed era lì a un palmo di naso. Ma non solo: basta aprire un vocabolario – o anche solo digitare su Internet, se proprio non si ha voglia di alzarsi dalla seggiola – per vedere che alla voce «gravina» si legge: «Profondo crepaccio eroso in terreni calcarei; ve ne sono in Puglia e in Lucania». Può un magistrato che lavora in Puglia non sapere che Gravina si chiama Gravina proprio perché pieno di gravine? Insomma era possibilissimo che i due fossero scomparsi per disgrazia. Eppure il magistrato l’ha escluso a priori e ha messo in galera il padre per omicidio. Per lui, c’era un fatto «insuperabile».
Di «insuperabile» sembra esserci invece la tranquillità con cui si possono prendere le decisioni più assurde senza timore di pagarne il dazio. Ieri, altro esempio, è stato scarcerato il figlio di Totò Riina, Salvuccio, condannato in appello a 8 anni e 10 mesi per mafia. «Scadenza dei termini di custodia cautelare», è stata la motivazione. «La Cassazione ha applicato la legge», ha commentato il presidente dell’Associazione Magistrati. Certo: i termini erano scaduti. Ma chi non ha chiuso il processo in tempo, se non i magistrati?
Anni fa un sostituto procuratore del tribunale dei minori di Milano accusò un povero papà di avere sodomizzato la figlia di due anni, che invece aveva un cancro al retto, del quale morì. Ma quel magistrato fu promosso per anzianità e, da sostituto che era, divenne capo del suo ufficio.
Certo: in tutti i lavori c’è gente che sbaglia, più o meno colpevolmente. Ma chi sbaglia di solito paga: ovunque, tranne che in magistratura, un mondo che vive di autocontrollo, un mondo dove non c’è distinzione di carriera tra persone meritevoli e incapaci. Qualche tempo fa il professor Pietro Ichino, che ora si candida con Veltroni, ha meritoriamente introdotto il tema dei «fannulloni» nella pubblica amministrazione. È tempo che la questione venga estesa alla magistratura. Difficile che il Pd riesca a convincere il suo alleato Di Pietro a seguirlo su questa strada. Ma è una strada che è indispensabile percorrere: non per un interesse di destra o di sinistra, ma per la sicurezza di tutti gli italiani. (di Michele Brambilla)

strumenti002.gif

Classico esempio di giustizialismo senza capo né coda: al pedofilo maiale che ha violentato ancora una ragazzina pratichiamo la castrazione chimica o lo teniamo in galera a lungo? Risposta: irresponsabili, prima si deve processarlo. Ed il fallimento della giustizia, il vostro fallimento di legislatori e governanti, la vostra insipienza bipolare, la vostra incapacità di ragionare sta proprio nel fatto che non si è stati neanche capaci di processarlo. Quindi piantatela di domandarvi quale sia la pena più adeguata, e prendete atto che il violentatore è, per colpa vostra, un presunto innocente.
Questo signore è stato arrestato nel 2004, accusato di avere violentato una bambina di dodici anni e due gemelle di otto. Condannato in primo grado a sei anni e quattro mesi di reclusione è stato poi scarcerato per decorrenza dei termini. In quattro anni non si è riusciti a fargli avere una condanna definitiva (e magari anche più adeguata), ma era sottoposto all’obbligo di firma, talché si è presentato ai carabinieri proprio in compagnia della bambina, quattro anni, che ha poi violentato. I genitori della bambina ora dicono: “credevamo fosse innocente”. Come si vede, dunque, non serve ad un bel niente interrogarsi sulle castrazioni e sulle pene, per la semplice ragione che quando la giustizia non funziona il resto sono chiacchiere senza significato. Anzi, chiacchiere pericolose, perché si fa leva sul giusto sdegno popolare per invocare punizioni immediate, che, però, saranno sempre illegittime senza l’intervento dell’ultimo e definitivo giudice.
La bancarotta giudiziaria è evidentissima: se si arriva a perdere quattro anni senza riuscire a fare neanche il processo d’appello, è evidente che torna in libertà uno che ha già violentato tre bambine. Cosa credete che possa accadere? Quel che è accaduto. Il rimedio non è nel varare leggi emergenziali e liberticide che mettano in altre mani il compito di stabilire chi resta in carcere da presunto innocente, ma, semmai, da una parte si deve rendere vivo il defunto processo penale e, dall’altra, si deve indagare il perché quel processo è finito a prendere la polvere e farla pagare a chi è responsabile. Più precisamente: si deve farla pagare ai magistrati responsabili di non avere fatto il loro dovere.
Invece si finirà con il dire le solite cose, a cominciare dal fatto che non c’è un responsabile, ma la colpa è del “sistema”, della “società” e così via assolvendo chi ha consentito a quest’uomo di continuare a fare del male. Nel frattempo il politicante di turno si distinguerà facendo il severo ed il duro, senza avere neanche il coraggio di dire cosa si dovrebbe fare per evitare questo sconcio. Così, sempre nel frattempo, un’altra bambina ha subito l’ignobile violenza. Che altro si vuole, che altro deve succedere per accorgersi che le nostre grida contro la malagiustizia  non sono una maniacale fissazione?
Davide Giacalone
 

1 Comment so far

  1. marcello on 10 Settembre, 2010

    OGGETTO: SIMULAZIONE DI DIFESA DEI DIRITTI DA PARTE DI GIUDICI E AVVOCATI.
    Desidero esporre un grave problema cagionato dalla non funzione della Giustizia civile di.Albenga
    Quanto dichiarerò è frutto purtroppo di lunghe e dolorose esperienze, iniziate da oltre 8 anni.
    Non c’è in me l’intenzione di diffamare ed offendere nessuno, ma soltanto raccontare la
    disperazione e quanto siamo costretti a subire.
    so benissimo che non crederà a quanto dichiaro, in quanto, un semplice cittadino, anche se racconta
    cose vere e dimostrabili, è destinato a non essere preso sul serio.
    E’ inutile insistere sul fatto che ci sono avvocati bravi e altri non bravi: la realtà dimostra che essi
    lavorano tutti per se stessi e non per la Giustizia.
    Cambiano le leggi, cambia il rito di procedura, ma avvocati e giudici civilisti applicano da sempre
    segretamente una propria procedura fatta di simulazione di difesa dei diritti dei comuni cittadini, e
    di costante violazione delle leggi e del Codice Procedura Civile.
    Nei studio privato di avvocati e nel tribunale accadono cose gravissime: il vero materiale di giudizio
    viene completamente alterato, , modificato prima di essere portato nelle cause in ruolo allo scopo di
    creare altri obiettivi lucrosi e abusivi, cartelle che sparisco e appaiono al momento che più a loro
    conviene
    Infatti, ciò che mi riferivano per telefono o nei loro studi non corrispondeva quasi mai a quanto
    scritto nelle memorie portate nelle cause in ruolo, scoperte a fine cause.
    Queste sono principali ragioni per cui esiste un alto numero di processi civili, la loro lungaggine e la
    non funzionalità della Giustizia.
    Vi sono decine di migliaia di processi civili arretrati, i quali durano dieci, venti ed anche trent’anni,
    oppure rimangono irrisolti dopo che gli avvocati hanno sfruttato la situazione fino all’ultima risorsa.
    Ciò che dichiaro non sono novità per autorità giudiziarie e politici italiani, i quali accettano,
    continuano a far finta di non sapere e non intervengono, per ripristinare la Giustizia.
    Quando protestavo e minacciavo i miei avvocati di denunciare e fare ricorso alle autorità
    giudiziarie, all’Ordine Avvocati, per omissioni, alterazioni di fatti e menzogne presenti nelle cause,
    mi ridevano in faccia, facendomi capire che da tali autorità, Anche in possesso di prove, un
    cittadino comune non viene difeso ed ascoltato, interessate a tutelare, non solo diritti e privilegi
    degli avvocati e giudici, ma anche gli abusi che essi commettono.
    Non poteva essere diversamente, visto che in passato, membri dell’Ordine avvocati e di altre
    autorità, sono stati avvocati e giudici che hanno contribuito a mal funzionare la Giustizia.
    Esiste un sistema diffuso di corruzione e abusi da parte di avvocati ben compatti tra loro, contro il
    quale un comune cittadino risulta impotente a difendersi.
    Il cittadino che denuncia i loro atti di abusi, anche con schiaccianti prove, viene pesantemente
    danneggiato economicamente e quasi distrutto moralmente, privandogli ogni diritto di proprietà.
    Una volta conferito il mandato e consegnato il materiale di giudizio, gli avvocati diventano padroni
    della questione, agendo di testa propria, senza che sia possibile opporsi ad un loro scorretto operato.
    Non lavorano per i diritti delle Parti che rappresentano.
    Non sempre le vittime sono messe in condizione di poter denunciare in quanto i legali sono molto
    esperti a non lasciare prove contro di loro e sistemano le cose facendo ricadere ogni responsabilità
    sul proprio assistito.
    Ma, ripeto, anche in possesso di prove, un cittadino comune non viene difeso ed ascoltato dalle
    esistenti autorità locali, attente a tutelare diritti, privilegi e abusi di avvocati e giudici.
    Alle Parti non è consentito chiedere e parlare personalmente ai giudici civilisti per meglio chiarire i
    fatti e contraddire tempestivamente in caso di necessità, le dichiarazioni dei difensori. Rivolgendosi
    ad un altro avvocato, non si prende l’incarico di farlo.
    Ho dovuto affrontare varie cause civili sia come attore che come convenuto.
    Spesso ho avuto la possibilità di consegnare in pochi giorni ai miei legali validi ed importanti
    elementi di giudizio. Tutto il materiale di giudizio da me fornito mostrava palesemente la questione,
    se avevo ragione o torto, se era il caso di avviare o continuare una causa.
    Per il forte interesse ad esercitare prestazioni, vi sono avvocati abili a produrre falsi elementi di
    giudizio utilizzati per attivare processi civili, contro i quali è faticosissimo difendersi. Pertanto
    avviano cause anche quando hanno sotto gli occhi fin dall’inizio la chiara questione e che non vi
    sono ragioni per attivare processi civili.
    Se depositassero in tribunale il vero materiale di giudizio in loro possesso e vi fosse stata una
    procedura corretta, i processi non sarebbero durati decenni.
    Nelle questioni civili, molto spesso, non è difficile constatare la Parte colpevole in quanto vi sono
    norme e dati di fatto precisi, al contrario di quanto possa accadere nelle cause penali.
    Gli avvocati difensori di ambo le Parti non lavorano come avversari ed interessati ad operare
    ognuno per il proprio cliente ed in favore della Giustizia, ma si scambiano i fatti dei loro clienti, e,
    in comune accordo, stravolgono la verità per trovare moventi per attivare processi civili.
    Infatti, spesso i difensori formulano segretamente, contro i propri clienti, atti di citazione d’accordo
    con colleghi delle contro Parti, ai quali affidano segretamente l’incarico di inviare un atto di
    citazione o chiedere altri provvedimenti mediante il giudice.
    I fascicoli dei tribunali sono gonfi di memorie che il più delle volte i giudici non leggono nemmeno
    lasciando piena libertà ai difensori di commettere qualsiasi atto, non comportandosi, come suo
    dovere, da “super Partes”:
    Ogni provvedimento e dei giudici civilisti è voluto segretamente dai difensori di ambo le Parti,
    anche se nelle memorie depositate nel fascicolo risulta che ogni difensore domanda diritti ognuno
    per il proprio cliente.
    I giudici civilisti, quasi mai sono loro a decidere l’esito della sentenza o altri provvedimenti, ma
    sono in concreto gli avvocati di ambo le Parti in comune accordo a suggerire al giudice il tipo di
    decisione: persino la scelta di un C.T.U. viene suggerito dagli avvocati, il quale non è quasi mai
    preciso nelle sue relazione e perizie, dando agli avvocati la possibilità di fare mille interpretazioni.
    Spesso ignorano il contenuto dei fascicoli. Altre volte sono consapevoli degli abusi degli avvocati e
    non prendono provvedimenti disciplinari. Quando ho avuto la possibilità di contraddire le falsità
    degli avvocati ad alcuni giudici, le cause sono passate ad altri che ignoravano la realtà dei fatti.
    In altri processi civili, alcuni giudici, pur avendo fin dalle prime udienze tutti gli elementi per
    decidere, non hanno emesso sentenze in breve tempo ragionevole.
    in concreto esiste una simulazione di difesa dei diritti: dalle carte risulta che decidono i giudici, in
    realtà loro si limitano ad accogliere e copiare all’ultimo momento pari pari ciò che hanno già deciso
    i difensori di ambo le Parti in comune accordo.
    Nei casi in cui da parte degli avvocati vi sono forti interessi a riscuotere somme di denaro, solo in
    questi casi, i giudici emettono sentenze nel giro di tre mesi anche in questioni complesse.
    Ciò vuol dire che tutto dipende dalla volontà degli avvocati e non dal giudice.
    Con molta leggerezza emettono provvedimenti di sequestri e pignoramenti di beni immobili,
    Decreti Ingiuntivi e Sentenze non tenendo conto dei veri elementi di giudizio, ma in base a fatti
    alterati e falsi elementi preparati abilmente dagli avvocati, senza preoccuparsi di chiedere
    personalmente alle Parti come stanno realmente i fatti.
    Un simile comportamento reca enormi danni anche ad un cittadino onesto non più risarcito
    nemmeno se facesse ricorso fino all’ultimo grado di giudizio.
    Viene costantemente violato il C.P.C. in favore degli interessi degli avvocati: udienze inutili, rinvii,
    uso di strumenti e provvedimenti miranti a sottrarre denaro e beni immobili.
    Giudici ed avvocati commettono abusi nel loro operato approfittando della loro autonomia ed
    indipendenza del potere giudiziario, e per il fatto che non sono responsabili dei loro atti e paga lo
    Stato ogni loro errore.
    Vengono considerati errori anche atti di abusi, che pagano i cittadini con le tasse.
    A volte ho ricevuto una raccomandata dai miei legali in cui mi comunicavano di comparire
    personalmente davanti al giudice. Io ero disposto ad andare, ma i miei legali non volevano. E
    quando insistevo per presentarmi, mi dicevano che loro non si sarebbero presentati in modo che
    l’udienza senza il difensore sarebbe stata annullata. Forse il giudice mi aveva convocato per
    rispettare o far finta di rispettare qualche norma di procedura; ma poi hanno subito trovato il sistema
    per fare apparire me responsabile di non essermi presentata all’udienza.
    Più di una volta ho consegnato al mio legale fin
    all’inizio documenti di prova in mio favore che non sono stati portati nella causa in ruolo.
    Anzi, a distanza di tempo, il mio legale negò di aver ricevuto da me i documenti.
    Tale comportamento di numerosi avvocati mira invece alla possibilità di cambiare dichiarazioni e
    fatti secondo i loro piani, stando attenti a non lasciare prove contro di loro.
    Pubblicamente hanno pure il coraggio di denunciare che non vengono pagati sapendo che nessun
    cittadino è in condizione nemmeno di sottrarsi ai loro abusi.
    In più cause civili nascondono le prove al primo grado proprio alla Parte che ha ragione per
    costringerla ad appellare.
    A volte mi sono recato in tribunale per controllare personalmente gli atti del mio fascicolo per
    constatare se il mio legale avesse realmente depositate le prove in mio favore, visto che in
    precedenza sono stati omessi o spariti. Dal cancelliere seppi che non potevo farlo se non in
    presenza del mio legale: solo una volta riuscii a controllare il fascicolo ove mi accorsi che
    mancavano gli elementi di prova in mio favore.
    Non so se questo è una disposizione di legge oppure abuso per non far conoscere anticipatamente il
    male operato dei difensori.
    Spesso le memorie depositate nelle cause in ruolo dai legali delle mie contro Parti contenevano
    calunnie, dichiarazioni false e offese, senza che il mio avvocato ed il giudice prendessero
    provvedimenti disciplinari:
    ciò significa che non c’è avversità tra difensori e i giudici non si comportano da super partes come
    dispongono le leggi.
    Il comportamento dei giudici ed avvocati provocano una profonda e lunga sofferenza, rovinano
    economicamente e tolgono la pace di vivere.
    Espongo i fatti di mia esperienza, ma il fenomeno è molto diffuso, tanto da rendere difficile trovare
    un legale che si comporti correttamente nel suo operato.
    Proprio negli studi privati dei presidenti dell’Ordine Avvocati avvengono e partono abusi più
    elevati su cittadini comuni.
    I casi di malagiustizia sono elevati, e i cittadini colpiti subiscono senza avere la possibilità di
    difendersi.
    Vi sono spese extra giudiziarie inventate da avvocati a carico di cittadini, compreso me, di cui non
    hanno avuto da loro, dopo aver rilasciato documenti, nessun consiglio, parere o tipo di prestazione
    né positiva né negativa: in sostanza bisogna pagare per avere i documenti indietro anche se non si
    sono interessati del problema.
    Spesso risulta che i presidenti dei tribunali sono al corrente di procedure non corrette e non fanno
    nulla per evitarle.
    Vivo ogni giorno nella disperazione e mi sento come se fossi caduto in mano agli strozzini.
    Soltanto per radio, nelle trasmissioni televisive e in altri mezzi di informazione, sento che giudici ed
    avvocati danno, anche a me, consigli corretti nel pieno rispetto di norme di legge; ma nei loro studi
    privati e tribunale, non ho mai capito se ho avuto a che fare con veri operatori di giustizia.
    Le Autorità esistenti non difendono i comuni cittadini da questo scorretto operato. Anzi, in caso di
    denuncia da parte di un cittadino, abbuiano invece ogni questione e nascondono prove che sono
    contro i mali operatori di Giustizia.
    In altri casi, consentono ai legali di vendicarsi con maggiore accanimento contro il comune
    cittadino che ha denunciato i loro abusi.
    Non ci dovrebbe essere l’obbligo di pagare l’onorario ai difensori infedeli. Sia in passato che oggi
    accade esattamente il contrario e sono proprio i giudici e l’Ordine degli avvocati a favorire loro di
    riscuotere certe somme di denaro ingiuste.
    Come cittadino comune è chiaro che non mi è dato di conoscere profondamente le leggi che
    regolano certe materie civili; ma quando gli avvocati e giudici alterano i fatti, nascondono i veri
    elementi di giudizio allo scopo di applicare altre norme per raggiungere altri obiettivi, penso che
    qualsiasi cittadino che conosca i fatti si renda conto degli imbrogli di procedura.
    Chi possiede beni mobili e immobili legittimamente, per avvocati e giudici non ha diritto ad avere
    Giustizia, ma soltanto rapinato e truffato anche con mezzi della Giustizia.
    Con stima e fiducia invio distinti saluti.

Lascia un commento