Abolire le Province?

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«La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato» (Costituzione della Repubblica, art. 114, comma 1°, così sostituito dall’art. 1 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3).
Il tema dell’abolizione delle Province non è nuovo né originale, ma, non per questo inutile o, deprecabile in quanto manifestazione di qualunquismo e antipolitica, io credo.
Un fatto è certo: il Direttivo dell’Unione delle Province Italiane (UPI) è alquanto preoccupato ed ha convocato per il 30 gennaio 2009 una giornata di mobilitazione nazionale in difesa del ruolo delle Province (http://www.upinet.it). Pensare di abolire le province secondo l’Upi che ha approvato un ordine del giorno il 18 dicembre scorso, “sarebbe dannoso e antieconomico. Piuttosto bisogna proseguire con la riorganizzazione dello Stato, la definizione delle funzioni di ciascuna istituzione, l’eliminazione degli enti strumentali e la semplificazione del sistema”. “Basta con la delegittimazione delle Province, con l’attacco al personale politico e con la denigrazione del personale che lavora nelle nostre amministrazioni”, ha detto il presidente dell’Upi, Fabio Melilli.

Salviamo le province

Alla questione delle Province hanno dedicato un capitolo del loro libro Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, i quali ricordano che l’ipotesi dell’abolizione delle Province era stata discussa e proposta nel corso dei lavori dell’Assemblea Costituente e riproposta dal leader del Partito Repubblicano Ugo La Malfa nel momento in cui entravano in vigore le Regioni a Statuto di autonomia ordinaria (1968-70).  Fatto sta che, attuate le Regioni, le Province non sono state abolite. Accade invece che il loro numero sia in costante aumento nel corso degli ultimi decenni: ad oggi sono 104 (escludendo le 2 Province autonome di Trento e Bolzano e la Valle d’Aosta che non ha ufficialmente province). Alle prossime amministrative si aggiungeranno 3 province: Monza e Brianza, Fermo e Barletta-Andria-Trani.  I senatori Sergio Salvi e Massimo Villone, ne “Il Costo della Democrazia” (2005), scrivevano che sette Province erano state istituite tra il 2003 e il 2004 (di cui ben quattro in Sardegna) e che era prevista l’istituzione di 28 nuove Province. Salvi e Villone scrivono che l’ipotesi di abolizione delle Province era stata seriamente discussa nella Commissione bicamerale per le riforme istituzionali presieduta dall’On. Massimo D’Alema. I due senatori suggerivano che i costi per l’istituzione di nuove Province fossero coperti da un’apposita tassa a carico dei cittadini residenti nei comuni interessati all’istituzione delle nuove Province.
Report sulla Provincia di Monza e Brianza

Le Province sono troppe e spesso la loro istituzione ha risposto non a logiche di decentramento e snellimento amministrativo ma a criteri spartitori, campanilistici, feudali, lottizzatori e partitocratrici.
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Da novantadue, quante erano nel 1960, sono arrivate a ben centodieci con circa sessantatremila tra dirigenti e impiegati. Basti in proposito un esempio semplice ed elementare. In Lombardia, la seconda Provincia dopo Milano (che conta circa 3 milioni e 700 mila abitanti su una superficie di quasi 2.000 kmq. e 189 Comuni), è quella di Brescia: ha circa un milione e 100 mila abitanti, su una superficie di quasi 4.800 kmq. e 206 Comuni. La Provincia lombarda più piccola è quella di Sondrio: conta circa 177.000 mila abitanti su una superficie di 3.200 kmq. e 78 Comuni. La Provincia sarda più piccola è quella dell’Ogliastra: ha poco più di 58.000 abitanti, su una superficie di oltre 1.800 kmq. e 23 Comuni. Il testo unico sulle autonomie locali (legge n. 267/2000) indica in 200.000 abitanti la soglia demografica minima per la istituzione di nuove Province: 18 Province tra le 107 già istituite sono al di sotto di quella soglia.
Abolire le Province

Pensiamo, poi, a quanto costano al contribuente (cioè a noi) centodieci poltrone di presidente della giunta, vicepresidente, presidente dell’assemblea consiliare nonché circa novecentocinquanta da assessore e tremiladuecento da consigliere, per un totale di quasi quattromila e cinquecento e una remunerazione che va dai trentasei euro del gettone di presenza negli enti più piccoli ai 3705 euro per gli assessori delle realtà medie, fino ai settemila euro per i presidenti delle entità più grandi.
Il costo complessivo è difficile da quantificare perché oltre a Trento e Bolzano, anche la Sicilia si regola per conto suo. Le stime parlano, tuttavia, di stipendi per oltre sessantuno milioni di euro cui vanno aggiunti quelli, particolarmente significativi, di segretari generali, vicesegretari generali, dirigenti. Dal 2000 al 2004, anche secondo i dati dell’Upi , le uscite hanno subito un balzo del 66,1%.
Rai.tv – Report – Province per tutti http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Report%5E17%5E21742,00.html
Vediamo, comunque, anche l’altra faccia della medaglia.
Nei bilanci di questi enti locali si ritrovano spese per servizi fondamentali. Tanto per citarne alcuni, lo scorso anno sono stati dedicati alla viabilità, ai trasporti, alla tutela del territorio ed alla protezione dell’ambiente il 42,2% dei bilanci, più di quattro miliardi di euro. Per la formazione e l’istruzione dei giovani e per l’edilizia scolastica sono stati investiti oltre due miliardi di euro.
Quasi due miliardi di euro sono stati destinati allo sviluppo dei territori, con aiuti alle industrie e alle piccole e medie imprese, sostegni all’imprenditoria giovanile e femminile, promozione della ricerca e della diffusione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili. Altri cinquecento milioni di euro sono stati impegnati per la promozione della cultura, del turismo e dello sport e per i servizi sociali.
Nel corso del tempo le Province hanno assunto un ruolo particolare, delicato, faticosamente ritagliato come ente intermedio, con deleghe precise trasferite dalle Regioni che vanno dalla formazione professionale (con i centri per l’impiego) alla valorizzazione e tutela dell’ambiente e dei beni culturali.
E’ giusto, allora, prevederne l’abolizione o forse non sarebbe meglio ridimensionarne il numero ed evitarne lo sconsiderato aumento provvedendo, nel contempo, ad avviare con decisione un riordinamento strutturale dell’intero assetto amministrativo territoriale, ormai improcrastinabile?
La razionalizzazione territoriale non riguarda, infatti, solo le Province ma anche le Regioni e i Comuni. Ad esempio, se e come occorra ridurre il numero dei Comuni e quale dovrebbe essere la loro dimensione ottimale è questione antica ma sempre attuale, almeno a partire dal dibattito in vista dell’approvazione della legge del 1865 sull’ordinamento dei Comuni e delle Province e dalle posizioni espresse in merito da Carlo Cattaneo.
E, ancora, perché, in questo contesto non riflettere sulle incongruenze delle Regioni, espressioni di un’errata concezione del federalismo, sull’inutilità, questa sì, delle prefetture e della miriade di organismi, agenzie, ATO – Ambito Territoriale Ottimale- (ben duecentoventidue), consorzi di bonifica (centonovantuno), bacini imbriferi (sessantatre), ATER, vale a dire le Aziende Territoriali per l’Edilizia Residenziale, vari enti di secondo grado proliferati al di fuori dei livelli di governo individuati dal titolo V della Costituzione e con l’effetto di disgregare il controllo organico del territorio?
Concludendo si può dire che se il costo delle Province è pari a 17 miliardi di Euro (fonte Il Sole 24 Ore) non bisogna illudersi di azzerare questa uscita, ma si può ipotizzare che l’eliminazione degli emolumenti degli eletti, l’alienazione di beni immobili non più necessari per servizi già svolti da altre amministrazioni pubbliche, nonché l’abbattimento conseguente della spesa delle gestioni ivi comprese – produrrebbe un risparmio significativo. Il personale potrebbe essere assegnato alle altre amministrazioni tenuto conto del buon livello professionale esistente. Per contro, cadrebbero le migliaia di consulenze cui le Province hanno fatto ricorso in questi anni.
Le attuali competenze delle amministrazioni provinciali sarebbero svolte dalle Regioni e dai Comuni. Gli strumenti operativi, ove ritenuti utili per coordinare gli interventi ad una dimensione subregionale, potrebbero essere creati dalle Regioni senza spesa alcuna.
Tra l’altro per realizzare progetti infrastrutturali complessi si può ricorrere agli Accordi di Programma. Si dunque alla soppressione delle Province come atto riformatore.
Beppe Grillo: Comuni e Province

4 Comments so far

  1. rossi on 19 Febbraio, 2009

    La casta ha devastato l’ITALIA e continua a farlo!
    Ha creato un debito pubblico mostruoso e adesso ce lo scarica addosso come se fosse colpa del povero operaio che lavora in catena 10 ore al dì per 900 euro o perchè l’italiano ha vissuto al di sopra delle sue possibilità.Le regioni,le province,i comuni e tutte gli enti che si sono inventati hanno e stanno dilapidando il nostro paese arricchendo le tasche di tutti questi politici mafiosi e corrotti.Il popolo non sa perchè deve lavorare,l’informazione è prostituita e da buoni coglioni ci mandano anche a votarli.La casta si autoalimenta e con l’ausilio di cloni
    politicizzati ha preso dominio del nostro tessuto sociale al punto di devastarlo impietosamente.La
    casta non si può autoriformare; speriamo nella crisi economica che come una ghigliottina tagli più di qualche testa lasciando la libertà al popolo ,per una una volta dopo la grande guerra,
    di impossessarsi della propria libertà .

  2. Tyreek on 3 Luglio, 2014

    khaikhaikhai / To fellow al-caliphsIts me khai. the ex-player who has rteseueqd to join the team as adhoc (or better still, as a regular player) from this point onwards. After speaking to the higher authorities, ie boss and Capt Fahmie, its been agreed that they asked me to seek the permission of the team in my request to play again for this team. As spoken to them, i did admit to making a mistake in leaving the team to chase for better accolades in ESPZEN and after achieving such, i realized that its not the same as playing for this team. In other words, playing for/with my friends. Such accolades and credit cannot be compared to the relationships that i have built and in appreciation of my roots, i have made a decision to join back Al-Caliph and leave FC 204. To be honest, i have made improvements in my soccer skills (hee) and also my anger management. I know some have problems with that the previous season and so did i. Hence, i think people change and if given the opportunity, i’d like to bang in some goals for this team. Most importantly, playing with you guys at a competitive level as well. With that, i end my public plea/request to join the team. If, and only IF, everyone is in favour, with the permission of boss and captain, then i’d like to see my name again on the scorer’s sheet. Top or bottom or that list, it doesnt matter. As long as i get to play.. =]Khai the LIVERPOOL fan..

  3. Adam on 21 Febbraio, 2015

    Starvation, extreme pvorety, war and displacement drove Thousands of working class and peasant parents and single mothers to abandon their children. it is a faulty system from around the world to cause such a disaster,Children unable to defend for themselves and a society trying to survive,who should we blame/Blame noone, for it is all of our responsibilitirs to make the change and to care about another man’s child, educate them, feed them and love them,As, you Kacem have done. We need more like you.

  4. Happy on 24 Marzo, 2015

    to contact them when we get in town. And there are a few other ortnppuoities he is looking into. So it looks promising. It is definitely more promising than here. Here he was hired on with two separate companies, he is still on their books, he has not worked ONE DAY with them since they hired him. so frustrating. The job market is just so bad here in NL.

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