La caffettiera che gorgoglia al mattino…

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Non c’è nulla di più familiare e rasserenante del gorgoglio della caffettiera al mattino, un’adorata abitudine per iniziare la giornata o per ritagliarsi una piacevole pausa (cliccare qui). Duecento milioni sono le tazzine di caffè consumate ogni giorno nelle case degli italiani. Su 41,7 milioni di persone (dai 15 anni in su) il 73% utilizza la moka mentre il 27% preferisce la macchina espresso: manuale (che funziona con caffè macinato, cialde o capsule) o automatica (si schiaccia semplicemente un tasto, ed espelle poi i fondi in un contenitore interno).

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La moka è frutto dell’invenzione di Alfonso Bialetti che brevettò nel 1933 la prima caffettiera a Crusinallo, frazione di Omegna, in provincia di Verbania e prodotta su scala industriale dal 1946 dal figlio Renato, che rivoluzionerà il consumo casalingo di caffè, diventando un simbolo della storia dell’Italia.

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Dalla matita di Paul Campani, poi, sul finire degli Anni ‘50, nasce l’omino con i baffi che diventa uno dei più noti protagonisti di Carosello nonché simbolo del marchio Bialetti a livello mondiale (cliccare qui  e qui). D’altronde la caffettiera piemontese ottagonale è ospitata al Moma di New York e alla Triennale del design di Milano (cliccare qui).

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La caffettiera moka diviene così un piccolo apparecchio per fare il caffè espresso in casa, estremamente diffuso nelle case d’Italia. Le dimensioni variano a seconda di quanto caffè si desidera ottenere. Il caffè si misura in “tazze” o in “persone” e una moka si definisce pertanto da 1, 2, 3, 4, 6, 9, 12 o 18 persone o tazze.

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La moka è formata da 5 elementi che si montano ad incastro tra loro:
1) la caldaia, munita di valvola di sicurezza. Lascia una via di sfogo a gas e liquidi, qualora la pressione salisse troppo e l’acqua non riuscisse a defluire;
2) il serbatoio del caffè, a forma di imbuto con piano filtrante (per questo denominato anche “filtro ad imbuto”), dove si mette la polvere di caffè torrefatto. Questo si alloggia a incastro dentro la caldaia
3) il filtro (anche detto “piastrina filtro”), che trattiene la polvere del caffè ed evita che resti in sospensione nella bevanda finale;
4) la guarnizione di gomma, che trattiene la piastrina in posizione ed evita la fuoriuscita laterale di acqua e vapore, alla base del serbatoio del caffè; piastrina filtro e relativa guarnizione sono montati nell’apposito alloggiamento del bricco;
5) il bricco, che raccoglie la bevanda stessa e che si chiude a vite sul serbatoio dell’acqua. Questo è provvisto di cannula da cui esce il caffè che si è formato per contatto tra l’acqua bollente e la polvere. Il contenitore finale ha un beccuccio dal quale si versa la bevanda ed una maniglia per afferrare l’apparecchio.

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Preparazione
Per prima cosa, all’interno della caldaia l’acqua non va mai messa oltre il livello della valvola. Il suggerimento è tenerla di poco più bassa. Poi, il caffè nel filtro non va pressato, bisogna solo riempirlo fino all’orlo. La moka va avvitata saldamente e messa sul fornello a fuoco minimo. Non appena il caffè gorgoglia la moka va tolta dal fuoco, altrimenti si brucia. L’ultima parte del caffè deve uscire a fuoco spento (anzi, è bene spostare proprio la moka in modo che non resti sul fornello ancora caldo).
Ricapitolando, la preparazione consiste nel versare l’acqua nella caldaia, tapparla con il filtro che viene riempito di polvere di caffè, chiudere il tutto con il corpo della caffettiera e porlo sul fuoco.

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L’acqua scaldandosi fa aumentare la pressione all’interno e risale verso l’alto, passando prima nel filtro dell’imbuto, filtrando nella polvere del caffè, e quindi nel filtro della piastrina (che essendo a fori molto più piccoli e fitti, impedisce ai granuli di caffè di passare nel bricco). Attraverso un beccuccio fuoriesce nel contenitore superiore. Una volta riempito il contenitore superiore, la bevanda è pronta per la degustazione.

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Se, infine, qualcuno (Laura Boldrini?) mi chiede qual è il sesso del caffè? Io rispondo: purchè sia buono non sto a prendere posizione per l’una parte o l’altra.
1) Il caffè è sicuramente femmina. Perchè è caldo ed avvolgente, il suo odore inebria ed eccita, è caldo e scuro. Avete presente un chicco di caffè? Riuscite a vederlo? La forma tondeggiante (o allungata) con un solco dritto non fa forse ricordare il sesso femminile?
2) Avete sicuramente preparato il caffè con la moka. Ebbene avete osservato il caffè quando viene su? Sì, il caffè sarà pure femmina nella sua essenza ma fra borbottii e mugolii viene su in un tipico orgasmo maschile. L’orgasmo dell’uomo funziona come la caffettiera. La metti sul fuoco, lei si scalda e, in un tempo più o meno lungo, esce il caffè. Fine. Non ci sono caffè multipli, vaginali, clitoridei o altre cose strane. C’è il caffè e basta; e viene su una volta sola. Inutile agitare la caffettiera o rimetterla sul fuoco e aspettare. Bisogna prima ricaricarla.

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Nel frattempo, buon caffè!

3 Comments so far

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