Terme di Caracalla – gennaio 2023


Le terme di Caracalla o Antoniniane (in latino: Thermae Antoninianae, dal nome completo (Marco Aurelio Antonino Bassiano) dell’imperatore detto Caracalla, appartenente alla dinastia dei Severi) costituiscono uno dei più grandiosi esempi di terme imperiali a Roma, ancora conservate per gran parte della loro struttura e libere da edifici moderni.

Furono fatte costruire dall’imperatore soprannominato “Caracalla” (poiché soleva indossare un particolare mantello militare con cappuccio lungo fino ai piedi, di origine celtica) sul Piccolo Aventino tra il 212 e il 216 d.C. (come dimostrano i bolli laterizi) in un’area adiacente al tratto iniziale della via Appia, circa 400 metri al di fuori dell’antica porta Capena e poco a sud del venerato bosco delle Camene, divinità arcaiche delle sorgenti, tra cui la ninfa Egeria.

Queste terme pubbliche furono le più imponenti mai edificate nell’Impero romano fino all’inaugurazione delle terme di Diocleziano.

Servivano principalmente i residenti della I, II e XII regione augustea (tutta l’area compresa tra il Celio, l’Aventino e il Circo Massimo).

Per l’approvvigionamento idrico delle terme nel 212 fu creata una diramazione dell’Acqua Marcia, chiamata aqua Antoniniana, che valicava la via Appia appoggiandosi sul preesistente arco di Druso.

Per la realizzazione del complesso fu necessario abbattere gli edifici preesistenti e sbancare un ampio settore della collina, colmando con la terra di risulta il lato opposto fronteggiante la via Appia.

L’accesso al grandioso complesso fu garantito dalla via Nova, ampia strada probabilmente alberata.

Vari lavori di restauro furono realizzati da Aureliano, Diocleziano, Teodosio e in ultimo dal re goto Teoderico (493-526).

Polemio Silvio, nel V secolo, le citava come una delle sette meraviglie di Roma, famose per la ricchezza della loro decorazione e delle opere che le abbellivano.

Durante la guerra gotica (535-553), in seguito al taglio degli acquedotti ad opera di Vitige, re dei Goti, dal 537 le terme cessarono di funzionare.

Un percorso di visita che si snoda tra le strutture termali del calidarium, del tepidarium e del frigidarium, i laconica, le grandi saune, gli apoditeria, gli spogliatoi e la natatio, la piscina scoperta di grandi dimensioni.

Un luogo che si ammanta di un fascino tutto particolare nelle giornate invernali e dove è stato possibile ancora ammirare le quattro imponenti opere di Giuseppe Penone “Idee di Pietra”.

Il complesso esibisce la tipica pianta rettangolare dei centri termali imperiali. Il centro termale in sé stesso non era semplicemente un luogo dove fare il bagno, fare sport e curare la propria salute, ma era anche un luogo di studio e di relax.

Rappresentava uno dei principali luoghi di ritrovo durante l’antica Roma, alle terme poteva avere accesso quasi chiunque, anche i più poveri, in quanto in molti stabilimenti l’entrata era gratuita o quasi.

In genere donne e uomini andavano alle terme in ore o in giorni diversi, ma le Terme di Caracalla non erano certo in un quartiere elegante, anzi, erano vicino all’Emporio (dov’è oggi Testaccio), il porto di Roma, e le donne le frequentavano insieme agli uomini (anche se in circuiti separati, non esageriamo).

Caracalla non badò a spese per le decorazioni delle terme, abbellendole con mosaici, affreschi e sculture, oltre a spazi sociali e biblioteche.

Caracalla costruì anche un santuario al dio Mitra (divinità correlata al culto dello Zoroastrismo in Persia), in modo che i romani potessero rendergli omaggio mentre facevano il bagno.

Il Mitreo delle terme di Caracalla è tra i più grandi esistenti a Roma e l’unico a conservare la cosiddetta fossa sanguinis, la fossa usata per il sacrificio del toro.

I pavimenti delle terme erano di marmi pregiati, marmi bianco candido o colorati, con i marmi delle zoccolature e delle specchiature parietali che si accompagnavano a pitture e scene di vario genere.

Sotto il pavimento dei vari locali esisteva uno spazio libero, alto circa 60 cm in cui venivano fatte ardere delle fascine che, attraverso il pavimento stesso, riscaldavano gli ambienti¸ il fuoco giungeva in questo modo anche sotto le diverse vasche che dovevano contenere acqua calda.

Numerose opere d’arte furono rinvenute nel corso degli scavi avvenuti in varie epoche, ma soprattutto nel XVI secolo: le tre gigantesche sculture Farnese (nome dato dalla famiglia Farnese che le raccolse nella sua collezione di opere d’arte), il Toro, la Flora e l’Ercole, ora al Museo archeologico nazionale di Napoli; il mosaico policromo con ventotto figure di atleti, scoperto nel 1824 nell’emiciclo di una delle palestre, ora ai Musei Vaticani. E inoltre busti degli Antonini, statue di Minerva, di Venere, una vestale, una baccante e altre opere minori.

Oltre alle già citate vasche di piazza Farnese, altre vasche recuperate dal complesso si trovano ora nel cortile del Belvedere (Musei Vaticani); a Firenze la colonna della Giustizia proviene dalla natatio.

Alle Terme di Caracalla dopo 30 anni è restituita alla pubblica fruizione la domus di Vigna Guidi con affreschi e decorazioni che rimandano alla triade capitolina e a divinità egizie.

Parzialmente distrutta per la costruzione del grande complesso delle terme la domus fu scoperta tra il 1858 e il 1869 sul lato sud-est dell’impianto termale, in una vigna di proprietà di Giovan Battista Guidi, ispettore onorario dei Monumenti Antichi.

Interrata, solo negli anni Settanta è stata nuovamente scavata, mentre gli affreschi di due suoi ambienti furono staccati, messi in sicurezza e a lungo studiati dagli archeologi della Soprintendenza.

Ora, a pochi metri dal luogo di rinvenimento, sono visibili in un ambiente della Palestra orientale delle Terme: si tratta, rispettivamente, della decorazione pittorica di un luogo di devozione privato, e della volta di un triclinio.

La bellezza e la pace dei sensi alle Terme di Caracalla, visitare questi meravigliosi posti è una sensazione che mi ha permesso di sentirmi vivo, libero, scoprendo le meraviglie della città Eterna.

Domenica pomeriggio dopo la visita alle terme ci siamo spostati di pochi chilometri per assistere, a partire dalle 15,30, alla celebre parata musicale di Capodanno della Capitale.

Un serpentone musicale si snoda nelle vie del centro, partendo e ritornando a piazza del Popolo, e toccando via del Corso, Via Condotti, Piazza di Spagna e via del Babuino.

Dagli Stati Uniti arrivano la Newark Charter High School Marching Band di Newark (Delaware), la St. Paul’s Episcopal School Marching Saints + Saints mascot di Mobile (Alabama) e tanti altri.

Dall’Italia  il Gruppo Folk ‘La Frustica’ di Faleria e l’Associazione Filarmonica Vejanese, entrambi del viterbese, La Vigoneisa Banda Folkloristica di Vigone, Piemonte, l’Associazione Banda Musicale di Fiano Romano, Banda Musicale Giacomo Puccini di Città di Cave.

Presenti anche le Associazioni Riunite Di Rievocazione Storica Romana, il Gruppo Storico e Sbandieratori Città di Castiglion Fiorentino, gli artisti di strada Artefatti Stilts e le Majorettes di Casperia e tanti altri artisti ad animare il centro della Capitale.

Nessun commento

Lascia un commento