A Roma la mostra di “Senzatomica” sul disarmo contro la minaccia delle armi nucleari
Lo scoppio del conflitto in Ucraina e le continue minacce di ricorso alle armi nucleari hanno riportato al centro dell’opinione pubblica il tema della presenza e della proliferazione di ordigni nucleari. In questo contesto, la mostra ha l’obiettivo di far comprendere le conseguenze catastrofiche dell’utilizzo di tali armi e propone al visitatore un viaggio alla scoperta di quello che è stato per riflettere sul presente e su quale possa essere oggi il contributo di ogni singolo individuo.
Il potenziale di ogni essere umano è, infatti, al centro di questa esposizione come sottolinea il cartello finale “Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”.
Non una mostra per terrorizzare, dunque, ma per rendere consapevoli le persone che è possibile attuare una rivoluzione a cominciare dai nostri conflitti personali.
Una mostra che vuole portare fiducia e speranza alle giovani generazioni che dovranno costruire il futuro.
L’esposizione multimediale, allestita a ingresso libero negli spazi monumentali dell’Ospedale delle Donne, realizzata grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, è una rassegna itinerante che farà tappa in diverse città italiane.
Il percorso della mostra si articola partendo dai principi espressi nel preambolo del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) che fanno da file rouge guidando il visitatore. Proprio come nel mito di Arianna in cui il filo porta alla salvezza Teseo dalla violenza del Minotauro, il TPNW è l’elemento di speranza e salvezza per l’umanità. Il TPNW, ad oggi ancora non ratificato dall’Italia, è stato approvato dall’Assemblea Generale dell’Onu il 7 luglio 2017 ed è entrato in vigore il 22 gennaio del 2021.
Esso rappresenta il primo strumento legalmente vincolante che va a colmare un vuoto legislativo sull’abolizione delle armi nucleari.
Setsuko Thurlow, sopravvissuta alla bomba di Hiroshima, nel suo discorso per il ricevimento del Nobel per la Pace ad ICAN – International Campaign to Abolish Nuclear weapons – nel dicembre 2017, ha affermato:
“Quando avevo 13 anni, ed ero intrappolata sotto le macerie in fiamme della mia scuola, ho continuato a spingere. Ho continuato a muovermi per raggiungere la luce. E sono sopravvissuta. Oggi la nostra luce è il Trattato. Non importa quali ostacoli ci attendono, noi continueremo a muoverci e continueremo a spingere e continueremo a condividere questa luce con gli altri. Questa è la nostra passione e questo è il nostro impegno perché il prezioso mondo, l’unico che abbiamo, possa continuare a esistere”.
Daisaku Ikeda, maestro buddista e presidente della Soka Gakkai Internazionale recentemente scomparso, ha rilasciato nei mesi scorsi una dichiarazione in cui esortava gli Stati dotati di armi nucleari a impegnarsi prontamente e senza ambiguità a non essere mai i primi a lanciare un attacco nucleare, adottando quindi il principio del “Non Primo Uso”.
Il percorso contempla 5 aree tematiche diverse: comincia con le immagini e i racconti dei veri esperti, cioè chi ha fatto esperienza delle esplosioni nucleari: sono i testimoni sopravvissuti delle esplosioni, gli “hibakusha” giapponesi che hanno sperimentato sulla propria pelle terribili sofferenze.
Prosegue con una visita immersiva con i visori 3D di realtà virtuale nei luoghi delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki dove, con la voce narrante della cantautrice Carmen Consoli, si ripercorrono le tappe storiche che hanno caratterizzato il prima e il dopo lo scoppio delle bombe atomiche.
L’area successiva è quella della “libreria delle voci” dove si affronteranno vari temi: dalla follia della deterrenza nucleare al significato di sicurezza, dai fondi impiegati per le spese militari agli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu.
Nell’area denominata il “tavolo delle genti” si mira a fare riflettere sulla responsabilità di ognuno per realizzare un mondo libero da armi nucleari, attraverso i pannelli ma soprattutto intorno a un tavolo utile per i visitatori che vorranno approfondire temi specifici della mostra in modo interattivo.
Ultimo passaggio poi nel “tunnel dell’intenzione“, sorta di imbuto da cui si deve uscire uno per volta, e dove si potrà lasciare un messaggio, una frase, un pensiero a un microfono che invierà i pensieri sotto forma di scritte su uno schermo all’ingresso della mostra.
Chi entra viene accolto dalle riflessioni di chi è appena uscito.
“Senzatomica” è una campagna di sensibilizzazione diretta alle persone comuni affinché prendano consapevolezza della minaccia nucleare, rifiutino il paradosso della sicurezza fondata sulle armi nucleari e rivendichino il diritto ad un mondo libero da tali armi.
Dal 2011 la prima edizione della mostra è stata allestita in oltre 70 comuni italiani per un totale di 365mila visitatori. “Senzatomica” è uno dei principali partner italiani di ICAN – International Campaign to Abolish Nuclear Weapons – premio Nobel per la Pace 2017. L’esposizione è promossa e finanziata dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che riunisce coloro che in Italia seguono e praticano la tradizione buddista così come fu codificata da Nichiren Daishonin (1222-1282).
L’Istituto è parte della Soka Gakkai internazionale, il più grande movimento buddista laico al mondo, presente in 192 Paesi e Territori del pianeta ed alla quale aderiscono 12 milioni di fedeli. Nel nostro paese è una delle fedi riconosciute dallo Stato con legge di Intesa approvata il 14 giugno del 2016 dal Parlamento italiano all’unanimità che attualmente conta oltre 90.000 fedeli. La Soka Gakkai italiana e quella internazionale sono tra le organizzazioni più attive nella promozione degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile e per l’abolizione delle armi nucleari in tutto il mondo.
In mostra c’è anche un’infografica animata che calcola gli effetti di un’esplosione atomica su Roma. L’ipotesi è quella di un lancio proprio nell’area di San Giovanni in Laterano, dove si tiene l’esposizione. Due gli scenari, a seconda della potenza dell’ordigno. Nel primo caso si considera la deflagrazione di una bomba come la Little Boy da 15 kilotoni sganciata su Hiroshima il 6 agosto del 1945, che produrrebbe una palla di fuoco di 180 metri, danni gravi per 340 metri, radiazioni per 1,2 chilometri e un’ondata di calore per quasi 2, uccidendo all’istante 113 mila persone e ferendone 275 mila. Senza contare tutti gli altri che muoiono per le radiazioni ad anni ed anni di distanza.
Ecco cosa succederebbe se a Roma scoppiasse la bomba atomica…
Poi c’è il secondo scenario: e se a San Giovanni cadesse una W76, cioè una moderna bomba termonucleare da 100 kilotoni, molto più potente di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki ma nemmeno la più potente. Un’arma, insomma, simile alle B61-12 immagazzinate in Italia nelle basi aeree militari di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone). La palla di fuoco stavolta sarebbe di 380 metri, le distruzioni per 840 metri, le radiazioni per oltre 1,5 chilometri, l’ondata di calore per più di 4,5 chilometri, provocando all’istante 355 mila morti e 561 mila feriti. Per capire meglio: un’esplosione su San Giovanni coinvolgerebbe dal Pantheon e da Porta Pia fino ai quartieri Tiburtino, Pigneto, Tuscolano, Ostiense, Ardeatino, Portuense e Gianicolense.
Le armi nucleari esplodono nel tempo continuando ad uccidere e a far soffrire anche fino alla quarta generazione. E successo in Giappone e in tutti i siti (più di 2 mila) dove sono state condotti test nucleari.
Le popolazioni esposte alle radiazioni sviluppano mutazioni genetiche. Ma dopo anni di “tabù nucleare“, quando nessuno osava ipotizzarne l’uso anche se la guerra fredda sembrava un ricordo archeologico, si torna a parlare della possibilità di un “impiego limitato” di armi nucleari: nella narrazione sta passando il concetto di un uso possibile di armi tattiche nucleari da 10 kilotoni come se 80 mila morti fosse un numero accettabile.
La bomba nucleare è sempre un’arma di distruzione di massa, non serve a distruggere un bunker, ma una città.
Occorre quindi, un radicale cambiamento nel nostro modo di pensare, personale e poi globale. Lo ha detto benissimo papa Francesco nel 2019, visitando Hiroshima e Nagasaki in Giappone: “Il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo. La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale…”.
”In un milionesimo di secondo, un nuovo sole si accese nel cielo, in un bagliore bianco, abbagliante. In questo secondo, l’uomo che Dio aveva creato a propria immagine e somiglianza, aveva compiuto, con l’aiuto della Scienza, il primo tentativo di annientare se stesso. Il tentativo era riuscito”.
“Il gran sole di Hiroshima” di Karl Brückner. Un giorno lo rileggerò…dovesse cascare il mondo.