Scatola di chiodi
Vedere allegati: Pensieri da imprimere nella memoria... (Gabriel García Márquez Pablo Picasso.pps.) e scatola di chiodi cliccare quì Scatoladichiodi.pps
Il ragazzo credente…….
Un giovane ragazzo entra in una farmacia e dice al farmacista:
– Buongiorno, mi dia un preservativo.
La mia ragazza mi ha invitato a cena stasera e credo che si aspetti
qualcosa da me.
Il farmacista gli dà il preservativo e quando sta per uscire,
il ragazzo si gira e dice:
-Me ne dia un altro, perché la sorella della mia ragazza, che è molto
carina, anche lei accavalla sempre le gambe in maniera provocante quando mi
vede e credo che si aspetti qualcosa da me.
Il farmacista gli dà un secondo preservativo e quando sta per uscire il
ragazzo si gira e dice:
-Me ne dia ancora un altro perché la madre della mia fidanzata non è niente
male e quando mi vede, fa sempre delle allusioni… Siccome mi invita a
cena, credo si aspetti qualcosa da me.
Alla cena, il ragazzo è seduto con la ragazza alla sua sinistra, la sorella
a destra e la madre di fronte.
Quando arriva il padre, il ragazzo abbassa la testa e comincia a pregare:
– Signore, benedici questa cena, grazie per quello che ci dai… bla bla bla…
Dopo un minuto il ragazzo sta ancora pregando:
-Grazie signore per la tua bontà… bla bla bla…
Passano ancora dieci minuti e il ragazzo sta sempre pregando con la testa
abbassata.
Si guardano tutti molto sorpresi e la fidanzata è ancora più
sorpresa degli altri.
Si avvicina al ragazzo e gli dice nell’orecchio:
– Non sapevo che fossi così credente!
E lui risponde:
– E io non sapevo che tuo padre fosse farmacista…
Il simbolo del Pd? Un pasticcio di retorica cromatica
Iena per La Stampa – Guardate bene il simbolo del Partito democratico, quelle due lettere grandi e in stampatello, non è terribilmente attraente, non vi viene voglia di entrarci subito, di vedere che c’è dentro, che cosa vi offre? E’ irresistibile, come un supermercato.
Il difetto principale del logo del Pd è la…….(continua)
prevedibilità. Dietro questa brutta performance grafica e comunicativa si nasconde, probabilmente la volontà di rinunciare a qualsiasi slancio innovativo: l’azzardo cromatico cede il passo alla tranquillità della banalità. Verde, rosso e bianco e cioè Dio, patria, famiglia, balene bianche, ricordi comunisti e velleità ambientaliste, fanno da sfondo disarticolato all’acronimo Pd, scorretto e poco elegante perché addirittura nel desueto carattere maiuscolo, stranamente urlato, dunque come se volesse prendere l’unica posizione sbagliata.
Il minuscolo Pd più elegante e sobrio, è stato ovviamente scartato. Le parti della composizione sono totalmente prive di relazione e di euritmia, non gridano voglie, non raggiungono posizioni, non evocano, non chiamano a raccolta, si limitano ad arrivare in fretta al sodo: so Cesare, votatetmi! Sarà ma più che un simbolo sembra un programma ed in effetti dietro ogni logo c’è una filosofia (come Munari insegnava), e allora questo pasticcio di retorica cromatica possiamo dire che è il più brutto anche rispetto a tutti quelli presentati, con veemenza, intelligenza e coraggio dai lettori di “Affari”, di cui non conosciamo il cv professionale.
Non dobbiamo pensare che in fondo è solo un logo, che alla fine, anche grazie alla lacrimuccia ulivista presente, triste-triste come un legume non previsto nella zuppa, come fosse caduto per sbaglio, alla massaia, e quindi triturato nel confuso risultato finale del minestrone. Quante creatività buttate al macero, quanta forza espressiva continuerà a rimanere inespressa, e dovrà sorridere alla scelta accademica del “partito del futuro comunque e ovunque”, che forse per paura ma più probabilmente per incapacità si conquista la palma di avere un simbolo brutto quasi quanto quello dell’UDEUR, che però è l’espressione del dna creativo del suo segretario-padrone Mastella.
Il logo del Pd e dell’esercito
E’ notevole la somiglianza tra i simbolo del Pd e quello dell’Esercito Italiano. Lo svela la rivista “Moderatemente.com”. “Ci immaginiamo già il general Veltroni passare in rassegna i suoi ufficiali, accompagnato dall’attendente Franceschini, e, da quando le forze armate hanno aperto alle donne, c’è spazio per la Bindi, la Turco, la Melandri. Tutti e tutte in divisa, per carità, sventolando il tricolor. Tutti inquadrati – si legge nell’articolo di Francesco Sanseverino – e che nessuno batta un ciglio. E parole come “adunata” non saranno più tabù.
Che dire, tutti sugli attenti che passa lo stato maggiore, si, del partito democratico, ma tanto arriva pure il “riposo”, magari la “libera uscita” in caso di nascita della “Cosa Bianca”.“Battute a parte, non è il primo e riteniamo non sarà l’ultimo caso di marchi o simboli che in qualche modo si richiamano a precedenti. Ora pare che siano alla ricerca di un inno, mi permetto di suggerire un motivetto nuovo nuovo, inedito….il titolo potrebbe essere…che so….Fratelli d’Italia”