Addio Angese, maestro ribelle della satira

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Il disegnatore Angese (nome d’arte di Sergio Angeletti; Roma, 1952 – Perugia, 11 febbraio 2008), maestro ribelle della satira, uno dei fondatori della rivista «Il Male»,
Romano di nascita ma umbro di adozione, ha iniziato a pubblicare i suoi lavori sul quotidiano romano Paese Sera.
Negli anni ottanta e novanta ha lavorato alla redazione di Zut e de il Male, settimanale satirico fondato da Angelo Pasquini di cui è stato fin dall’inizio delle pubblicazioni uno dei principali animatori. Al pari di quella di Altan e Vauro la sua satira ha avuto in quegli anni fra i suoi bersagli preferiti le vicende della cronaca politica italiana.
Di prodigiosa cultura politica, profondo conoscitore dell’ humor popolare, ha lavorato anche a cortometraggi animati. Anni fa lascia Roma per l’Umbria, dove diventa un pioniere anche della satira su Internet con www.angese.it           modello.jpg
Il mondo del Male
Sono stati lì, buoni buoni, per trent’anni. In fondo ad un armadio dimenticato in cantina. Poi, per caso, l’altro giorno alla ricerca di tutt’altro, cosa ti scappa fuori? La collezione dei numeri de Il Male, il quattordicinale di satira più feroce che sia mai stato dato alle stampe in Italia, pubblicato del 1978 al 1982.
Difficile non vedere, nell’inaspettato ritrovamento, un segno del destino. Se ne è andato in silenzio, per non disturbare nessuno, secondo il suo stile.
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Leggi la lettera  che gli ha dedicato Jacopo Fo.
E’ morto Angese, Sergio Angeletti per l’anagrafe. Un grande amico. Un grande artista.
Sergio e’ morto. Stroncato da una malattia che non aveva lasciato speranze.
Ma potremmo dire che e’ stato abbattuto mentre caricava a cavallo le trincee fortificate dei demoni. Sergio e’ stato un grande combattente per la liberta’.
Uno che ha sempre messo la sua dignita’ di fronte alle convenienze.
Uno dei piu’ grandi disegnatori italiani, giornalista e vignettista acuto, originale e geniale, al quale questo sistema di merda ha negato la possibilita’ di lavorare.
Le grandi testate per le quali disegnava lo hanno via via cacciato perche’ non riusciva proprio ad arruolarsi nel manierismo leccaculo dominante.
Dentro di me io piango il fratello che mi ha lasciato, ma sento che sia giusto innanzi tutto ricordare che era un combattente della liberta’ di pensiero, armato di un pennello sublime. E credo sia giusto dire che molto nella sua malattia ha pesato l’essere cacciato, esiliato, lasciato per anni senza lavoro.
Lui non ha mollato, ha continuato giorno dopo giorno a pubblicare le sue straordinarie storie su www.angese.it.
Giorno dopo giorno, nonostante nessuno lo pagasse per farlo. Incredibile costanza.
E’ andato cosi’ avanti per anni. Tentando continuamente nuove strade, resistendo nel dialogo con un pubblico di amanti della satira che lo avevano scovato nella rete.
Sergio ha collezionato una quantita’ incredibile di porte sbattute in faccia. L’unico lavoro che gli era restato era uno spazio quotidiano sulla Nazione-Resto del Carlino, pagato una cifra vergognosamente bassa.
Uno spazio concesso quasi con fastidio, in una situazione nella quale qualunque sua proposta veniva bruciata sul nascere.
Sopravviveva in quello spazio perche’ non aveva altro e non voleva smettere di raccontare, comunque, a un grande pubblico.
Un genio al quale e’ stato impedito di lavorare, di produrre le sue infinite idee.
Lascia una casa che ha costruita pezzo per pezzo e che e’ un capolavoro di eleganza e fantasia.
Lascia una quantita’ enorme di disegni e storie. E molti amici.
Per ultimo ci ha regalato anche l’esperienza di vedere un uomo che affronta la morte con chiara coscienza della sua imminenza, continuando a vivere e amare la vita.
Sicuramente vivro’ il tempo che avro’ a disposizione con una determinazione piu’ forte, in futuro.
La vita e’ veramente preziosa e bellissima e anche nei frangenti piu’ tragici mantiene una sua poesia e eleganza.
Sergio se ne e’ andato con grande eleganza, magro da far paura, con in testa il basco con la stella rossa, la barba quasi bianca, estremamente bello anche se scheletrico.
Elegante come quando cavalcava lo stallone bastardo che aveva comprato a prezzo di carne da macello e trasformato in un magnifico alleato.
Bastava un piccolo segnale delle redini e lo spostamento indietro del corpo e il cavallo iniziava a camminare a marcia indietro e sembrava danzasse.
Se penso a Sergio lo vedo cosi’ anche se abbiamo passato molte piu’ ore a disegnare e discutere insieme piuttosto che a cavallo.
Mi fermo qua.
Vorrei aggiungere invece una nota.
In quest’Italia di merda ci sono cose che funzionano in modo straordinario.
In questi 2 mesi e mezzo di agonia abbiamo avuto contatti con diversi ospedali e cliniche, pubbliche e private. E abbiamo trovato isole di efficienza e di malsanita’ a volte divise solo da una porta. Nell’ultimo mese siamo finalmente approdati a una struttura pubblica assolutamente incredibile in Italia. Si tratta dell’Hospice di Perugia, clinica per le cure palliative, diretta dal professor Manlio Lucentini, con il quale collabora come psicologo il dottor Paolo Pannacci.
Si tratta di un luogo confortevole, colorato, con camere grandi per ogni singolo malato con un letto a disposizione di un parente. Sala da pranzo comune con libreria, divani, cucine a disposizione. Infermiere e dottori sono gentilissimi e presenti in modo premuroso e amorevole. E soprattutto queste persone riescono a compiere il miracolo di farti arrivare alla morte senza dolore aiutandoti anche psicologicamente. Il che in Italia e’ moltissimo, visto che siamo agli ultimi posti nella graduatoria mondiale dl consumo degli antidolorifici per i malati terminali. Queste persone hanno accompagnato Sergio, giorno per giorno sostenendolo in ogni modo. E in questo nella disgrazia e’ stato fortunato. Sergio ha avuto una morte dura, con una lunga estenuante agonia. Ma certamente ha avuto sopra tutto il grande dono della presenza di Ceres, la sua amatissima moglie che si e’ prodigata al di la’ del possibile, standogli vicino giorno e notte in un modo che poche persone riescono a fare. E credo che questo, insieme all’affetto degli amici che sono venuti a trovarlo da tutta Italia, sia stato per Sergio una giusta consolazione, un riconoscimento di quanto il suo amore, la sua amicizia e il suo lavoro siano stati per noi un regalo importante.
Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’esistenza dl’Hospice, di uno spazio umano dove Sergio ha potuto concludere con dignita’ la propria vita.
PS
Il corpo del grande Sergio Angese, verra’ bruciato. Le ceneri saranno sepolte nel territorio libero dell’Universita’ di Alcatraz secondo le sue ultime volonta’.
Sulla strada che va alla torre, la’ dove sono le pietre dipinte, seppelliremo l’urna con le sue ceneri sotto una grande pietra sulla quale sara’ dipinto Astarte, il suo cavallo.
Chi passera’ da quelle parti potra’ parlare ad Angese.
Lui ha promesso che ascoltera’.
Che tu possa cavalcare in eterno nelle praterie del cielo.

Angese in un intervista dell’aprile 2003 assieme a Jacopo Fo ad Alcatraz in Umbria

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1 Comment so far

  1. Arcano Pennazzi on 14 Febbraio, 2008

    E’ da qualche giorno che ho deciso di non scrivere post sul blog per lasciare che il Caos faccia il suo corso. Ieri però è successa una cosa strana che non voglio ignorare. E’ morto Angese. Che non è strano, è un dispiacere. Il fatto strano è che un centinaio di utenti della rete cercando notizie sula sua dipartita sono capitati nel mio blog. Lasciando anche delle risposte. Internet funziona così, internet non ha cuore. Non sapete nemmeno quanti soldi girino in internet. La visibilità è tutto. Crea contatti e business. Questo mezzo che per alcuni è libertà, possibilità di diffusione di idee e aggregazione per altri è solo fonte di lucro. Che ingenuo, la vita è così. Chi piomba primo sulla notizia la vende a caro prezzo. Ti chiedo scusa Sergio, io avevo solo intenzione di far circolare l’idea che la vita sia comunque degna d’esser vissuta anche nella consapevolezza della morte. Ti chiedo scusa anche se non c’ho guadagnato un soldo, solo un centinaio di visite in più. Che male c’è poi a guadagnare i soldi, tanti soldi? Che si passa la vita a far quello anziché a viverla, ad avere idee per viverla meglio. Perché i soldi sistemano tutto e mettono il cuore in pace. Ma questa è un’altra storia… E sì che quest’estate Sergio, adesso che rimetto insieme le cose, ti ho anche parlato per chiederti informazioni riguardo la vendita della tua casa in Umbria, vicino ad Alcatraz… Buona cavalcata Sergio!

    Qualche mattina fa, per merito di Sergio, di Renata, di Simona, di Matteo, di Mendi, di Rocco, della gamba di Roby, della Nonna, per merito di tutti gli Amici che se ne sono andati e delle stagioni che vanno, tornano e stanno al loro posto, ho scoperto che sono pronto a morire anche se vorrei ancora combinare un po’ di casino qui fuori in giro.

    E come al solito la realtà mi si realizza dentro in forma di versi:
    Morire è normale conseguenza del vivere.
    Cambiare stato per tornare in un altra forma.
    Continuo divenire della grande Madre.
    Passare e seminare per lasciar raccogliere.
    La nostra società che così tanto teme la morte e la cura, la rinvia, la scaccia
    è allo stesso tempo così tanto portatrice di morte e sterminio in nome della sua stessa vita.
    E sì che basterebbe così poco, per risolverla, la vita,
    aver la certezza che una volta andati non è finita.
    Nessuna pietra, nessun ritorno, nessuna andata,
    siamo sempre stati qui e qui staremo,
    perché il corpo forse è solo un contenitore.
    Perché si continua a vivere nei gesti, nei ricordi, nei pensieri.
    Solo a tenerseli stretti tutti per se, davvero si muore.

    Arcano Pennazzi
    http://arcanopennazzi.wordpress.com/

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